UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Casa delle Traduzioni a Roma. Dove i libri parlano molte lingue

Casa delle Traduzioni, a Roma, è tante cose insieme: è una biblioteca (comunale) specializzata con migliaia di libri translated tra i quali una raccolta di opere di Elsa Morante donata da Carlo Cecchi, volumi delle edizioni Voland, Nottetempo, e dizionari e glossari “ferri del mestiere” del traduttore; è anche una residenza-foresteria per stranieri impegnati su testi italiani (il soggiorno costa 20 euro per la notte più 30 euro di spese una tantum); è un centro di eventi legati alla letteratura espressa in lingue diverse da quella originaria e, infine, è un punto di incontro tra chi i libri li scrive e chi li “trasferisce” in altri idiomi

Si trova in Via degli Avignonesi al 32 a pochi passi da Piazza Barberini, al secondo piano di un bel palazzo dove sono stati accorpati due appartamenti abitati in vita dal poeta Armando Patti con la moglie Velia e da loro lasciati in dono al Comune di Roma. Esiste dal 2011.

Roma casa traduzioni
Qui e in alto, Casa delle Traduzioni a Roma

Io l’ho scoperta solo di recente, per caso, per via di un libro di Vladimir NabokovTraduzioni pericolose (Mucchi editore) – una raccolta di scritti risalenti al periodo dal 1941 al 1969 curata da Chiara Montini – che mi ha messa in curiosità sui travagli di chi esercita la “pericolosa” professione: non mi ero mai soffermata sulla figura del traduttore letterario, ora lo immagino perennemente lost in translation col tormento di non riuscire a esprimere certe sfumature di senso, dettagli, giochi di parole e sottintesi che sente andare perduti mentre cerca di traghettarli da una lingua a un’altra (non a caso Umberto Eco ha dato il titolo Dire quasi la stessa cosa-Esperienze di traduzioneLa nave di Teseo 2024, alle sue riflessioni sull’argomento).

Tornando a Nabokov: poliglotta di madrelingua russa – ma già a sette anni parlava e scriveva in inglese e francese – era convinto avrebbe conquistato la fama letteraria nel mondo non solo con il romanzo Lolita (come poi è avvenuto), ma anche con la sua traduzione dal russo all’inglese del romanzo-poema di Puškin Eugenio Onegin (come non è avvenuto). Anzi, questo lungo e faticosissimo lavoro che lo fece quasi uscire di testa – producendo un testo di 250 pagine tradotte e 1.200 pagine di note e commenti – lo portò a troncare la lunga amicizia col critico Edmund Wilson colpevole di aver bocciato la sua traduzione troppo letterale con una stroncatura inesorabile sul New York Times Review.

 roma-casa-delle-traduzioni
Fu una rottura violenta e mai riconciliata. Tutto perché i due la pensavano in maniera opposta su che cosa deve essere la traduzione letteraria. Dunque: deve essere assolutamente “letterale” per non compiere abuso sull’autore e sulla sua creatura facendone un’imitazione, un adattamento, una patetica parodia”, come sosteneva il rigoroso Nabokov, oppure “è l’atto che consente a un testo di vivere oltre se stesso, in dimensioni diverse rispetto a quelle in cui è sorto” (Walter Benjamin)E il traduttore – il quale, oggideve vedersela pure con gli algoritmi generativi dell’Intelligenza Artificiale tanto più veloce di lui nel lavoro  è solo un cavallo da tiro della cultura, un artigiano della parola che deve restare anonimo (come è stato fino agli anni 80/90 del secolo scorso), oppure, in quanto impegnato a rendere in un’altra lingua non tanto delle parole quanto un’atmosfera, i sottintesi, il non detto da scovare tra le righe di un testo, compie a sua volta un atto creativo e perciò deve essere considerato co-autore del testo tradotto, secondo la tendenza oggi prevalente?

In effetti ultimamente il nome del traduttore (l’avete notato?) viene riportato nei risvolti di copertina, accompagnato a volte dal CV con foto, sotto quello dell’autore del testo. È il risultato ottenuto dalle associazioni di categoria dei traduttori le quali ora sono impegnate a far capire al mondo che tradurre è “un mestiere dello spirito” e come tale non può dare gli stessi risultati se è prodotto da un essere umano o invece da una macchina (non si sa quanto “intelligente”) che genera dati in maniera automatica. 

Non sarà un’impresa facile. Comunque gli esperti prevedono una possibile divisione del mercato della traduzione in tre fasce: una “bassa”, generata totalmente dalla macchina, una “media”, fatta dalla macchina e rivista dagli umani, e la traduzione “alta” (quella delle opere letterarie?) compiuta esclusivamente da esseri umani.

E pensare che ci fu un tempo in cui autore e traduttore, quando erano entrambi umani, si frequentavano diventando talvolta veri amici (persino Calvino, notoriamente refrattario alle smancerie, regalò al suo traduttore americano William Weaver una pubblicazione su un dipinto di Lorenzo Lotto raffigurante San Girolamo scrivendo “A Bill, un traduttore santo”).

Tornando alla Casa delle Traduzioni
: sulla facciata del palazzo contiguo una scritta ricorda che qui, in uno spazio interno del cortile, Roberto Rossellini girò le prime scene del film Roma città aperta. But that is another story, for another day.

Info Casa delle Traduzioni: 06/45460723 -06/45460720; mail: casadelletraduzioni@bibliotechediroma.it

  • Jonne Bertola ha pubblicato il romanzo Fuori Copione (LuoghInteriori)
I social: