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Allonsanfàn
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Leggere. Storie di sport e dintorni, con Daniele Garbo, nel memoir Un inviato poco speciale

Proprio all’inizio, c’è la scoperta di avere due ferri da stiro al posto dei piedi: il ragazzo padovano arriva a giocare un paio di partite nel campionato di Seconda Categoria, poi molla, si iscrive all’Università. “Io e il calcio non eravamo proprio fatti l’uno per l’altro“, scrive Daniele Garbo, mentendo un po’, dato che poi farà dello sport la sua “missione professionale”. Con il fil rouge del tennis a percorrerla – nel 1974 Garbo esordisce su Matchball, di cui sarà direttore tra il 1983 e il 1984 – segnando l’inizio di un grande amore mai finito; e il tennis qui, in questo libro di memorie sui generis, gli fa scrivere pagine felici, tecniche e sentimentali.

Bastano poche righe a Garbo, abituato alla sintesi da sempre – al collegamento sintetico e con tutte le news al posto giusto – per fare un ritratto. Ogni capitolo di Un inviato poco speciale ne contiene uno oppure narra una piccola grande storia di sport.

Per esempio, il capitolo dedicato a John Mc Enroe, conosciuto nel 1978, durante un torneo indoor romano, e protagonista di una serata da super brat al ristorante, con un incidente in zona antipasto e addirittura un risvolto boccacesco. Rivisto tanto tempo dopo, John non si è dimenticato di nulla (ragazza compresa, naturalmente) e regala a Garbo un bilancio di vita in due parole in cui si staglia il rimpianto per l’incontro perso con Ivan Lendl al Roland Garros del 1984.

Sempre Lendl. Ma con Panatta. È il racconto della lunga rivalità del cecoslovacco e del romano, nata nel 1979, dopo che l’estroso Adriano prese il collega a pallate: “Quel doppio 6-0 glielo volevo dare a tutti i costi. Mi è quasi venuta paura che a regalargli un solo gioco la vittoria svanisse”, spiega Panatta. Seguono un giro sull’ottovolante di dispetti e cattiverie (di Ivan) sui campi del mondo – divertente perché ci permette di dare un occhio dietro le quinte del gran carrozzone – che finirà in modo imprevisto ma virile, nell’amicizia.

Ed è bella l’intervista del 2016 con Nicola Pietrangeli, guida di Garbo ai misteri della terra rossa e vero amico da sempre: si fa il punto per i 40 anni della conquista della Coppa Davis in Cile. Un vero thriller, molto politico, con precisazioni su episodi oscuri come il famoso doppio in cui Panatta e Bertolucci avrebbero indossato magliette rosse in segno di protesta verso il regime di Pinochet. Punto clou, a Davis vinta: il licenziamento di Pietrangeli da capitano non giocatore della squadra.

Ogni vita di giornalista è come una partita di caccia con nel mirino le notizie. Ognuno “sogna, prima o poi, di realizzare uno scoop, un’intervista esclusiva, qualcosa cioè che gli regali grande visibilità”. Garbo infila in tutto il libro ciò che ha scoperto per primo, narra e puntualizza, usando quasi sempre l’understatement dell’ironia. Come nel caso di un’intervista beffa a Maradona (con scoop annesso) che non andò mai in onda per uno sciopero dei giornalisti, indetto all’improvviso.

Understatement che sta tutto in queste righe, che svelano in sintesi il miglior modo di fare il lavoro di cronista, fuori da personalismi o narcisismi insopportabili (che vediamo su carta, in tv o via web tutti i santi giorni): “Sono stato un testimone che ha cercato di raccontare con onestà ciò che vedeva. Ho fatto il mestiere più bello del mondo, non avrei potuto immaginare di fare altro. Sono stato fortunato e privilegiato ad aver trovato editori e direttori che mi hanno dato fiducia. E anche colleghi che mi hanno sopportato. Perché come giornalista non sono stato un granché, ma come rompiscatole ero un fuoriclasse”. E il simpatico rompiscatole è stato in giro per anni, con il taccuino e il microfono, calpestando l’erba mitica di Anfield o di Wimbledon, andando a spasso con Mike Tyson o viaggiando con la nazionale azzurra, vincente o sconfitta, in 26 capitoli da leggere e gustare. Tra un urlo di Tardelli e un’intervista al mister Fabio Capello che dice qualcosa di esplosivo sul doping, tra un’esperienza da bordocampista (in modalità Var umano) per Carletto Ancelotti e una da reporter capace di innescare una lite tra CT azzurri.

Buona lettura, dunque, anche a chi non è patito di sport. Come spiega Riccardo Cucchi nell’introduzione del libro: “a raccontare la vita che scorre sotto gli occhi di un inviato speciale, si finisce a viverla. A vivere tante vite quanti sono gli esseri umani incontrati e le loro vicende”.

IL LIBRO Daniele Garbo, Un inviato poco speciale (Edizioni 2000diciassette)

Il libro di Daniele Garbo si può acquistare nelle principali librerie e nei siti Edizioni2000diciassette, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Amazon, Libreria Universitaria, Librerie Coop e Hoepli. Il ricavato dell’autore sarà devoluto in beneficenza a Soleterre Onlus per il Programma Internazionale per l’Oncologia Pediatrica

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