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Intervista a Fabio Baldassarri per Il segreto di Procida, storia thriller su un antipapa

Corrispondente dell’Unità in gioventù, poi politico e amministratore, storico, viaggiatore: sono tutte qualifiche che si specchiano l’una nell’altra e dicono qualcosa della personalità di Fabio Baldassarri (Piombino, 1946), e della sua passione: smontare le cose della realtà, ragionarne (a volte con humour), capirne almeno qualcosa (è del resto il massimo permesso a noi mortali).

Oggi si svela, con Il segreto di Procida, uscito per Kairós Edizioni, un’altra qualità di Baldassarri: un gusto più disteso nel raccontare, per inseguire meglio le ragioni di un passato che proietta sempre le sue luci e le sue ombre sul presente.

Protetto e veicolato da una trama quasi gialla, da una simpatia amorosa tra due giovani in gamba, Giami e Leo, sbarcati nell’isola per i casi della vita, Il segreto di Procida è un romanzo saggio, un ibrido riuscito che ci porta, per esempio, sulle tracce di Giordano Bruno e su quelle di una figura meno famosa, ma altrettanto affascinante, quella di Baldassarre Cossa antipapa (che occupa da tempo il lavoro alla scrivania di Baldassarri). Dalla spiaggia di Corricella e dall’abbazia di San Michele, bisognerà spostarsi al severo palazzo del Sant’Uffizio di Roma in cui rivivono le voci di un’epoca solo apparentemente lontana…

Il segreto di Procida Baldassarri

Che cosa ha acceso il tuo interesse per la figura storica di Baldassarre Cossa, Papa al conciliabolo di Pisa, privato della mitria al concilio di Costanza?

«Dal punto di vista storico il mio interesse si è acceso soprattutto per un periodo di transizione a cavallo tra Basso Medioevo e Rinascimento nel quale stava aprendosi una finestra su fenomeni storici che divisero gli europei tra Riforma e Controriforma, tra nord Europa e sud Europa. Qualcosa di simile, sebbene per motivi diversi, al periodo di transizione cui assistiamo adesso. Poi ci sono state certe suggestioni e motivi personali».

Cossa fu inserito dal Vaticano nell’elenco degli antipapi solo nel 1947 cosicché – pochi lo sanno – Angelo Giuseppe Roncalli ne poté prendere il nome: Giovanni XXIII. Che cosa significa “antipapa”?

«Esiste l’elenco dei Papi riconosciuti ufficialmente dal Vaticano in ordine cronologico secondo il nome assunto all’epoca dell’insediamento. Fino al 1947 il nome pontificale di Giovanni XXIII rimane incardinato al Cossa. Dopodiché, essendo Cossa stato deposto nel 1415 durante il concilio di Costanza, pur non essendo stato scomunicato e anzi riconosciuto cardinale dal suo successore Martino V, questo nome tornerà disponibile. Non credo che Papa Roncalli scelse nel 1958 il nome per identificarsi col Cossa, bensì perché nome frequentato e onorato nella storia della Chiesa. Sull’opinione che ebbe del discusso personaggio, più rispettosa di quanto si possa credere, dico però qualcosa nel libro».

Come si pone questo studio all’interno del tuo lavoro di storico che si è occupato, per cultura e formazione, della Sinistra e della Resistenza? Hai firmato tra l’altro un libro importante (edito da Robin edizioni): Ilio Barontini. Fuoriuscito, internazionalista e partigiano. E poi: hai scelto una forma narrativa quasi da thriller per raccontare Il segreto di Procida. È un modo di essere più vicino a quello che narri o è un espediente per coinvolgere più lettori?

«Io non parlerei di lavoro da storico. Più propriamente credo mi si possa definire un politico che, da autore e in età matura, ha pensato di riempire un vuoto politico e storico scrivendo la biografia di Ilio Barontini. Da autore sono stato anche giovanissimo corrispondente dell’Unità e, dopo un salto di alcuni decenni in cui ho fatto altro, ho frequentato diversi generi letterari tra cui il romanzo epistolare e i racconti di viaggio. Il segreto di Procida nasce dalla ibridazione fra cronaca contemporanea (un po’ thriller), romanzo storico e saggio».

Era il 18 gennaio 2021 quando Procida è stata nominata capitale della cultura 2022. È un caso che il tuo romanzo si svolga a Procida o è stato un ulteriore spunto per la storia che racconti?

«Non è un caso. Avevo già pubblicato qualcosa in merito e in tempi diversi. L’evento di Procida capitale italiana della cultura 2022 è stata l’occasione per riordinare e aggiornare il tutto dal punto di vista documentale e bibliografico, comprese altre fonti, in linea con i desiderata della Kairos Edizioni che opera, infatti, da anni come espressione di un’associazione culturale con sede a Napoli che alle pubblicazioni di opere relative all’area partenopea (ma non solo) è particolarmente votata».

Cossa come Giovanni XXIII

Può essere la storia tanto bistrattata a farci rialzare la testa in un periodo di fake news e “ignoranza legalizzata”? 

«Riguardo al rapporto fra verità e menzogna e rappresentazione e realtà, direi proprio che ci combina con la questione delle fake news o “ignoranza legalizzata”. Di recente, e per ovvii motivi, mi è capitato di ricordare a una persona distratta, ma uso solo un eufemismo, che la celebratissima Unità d’Italia si concluse con il nizzardo e repubblicano Garibaldi che diceva al re savoiardo: “Obbedisco!”. Questa persona, istruita, non ricordava che ai re savoiardi – per merito di uno statista come Cavour che conosceva l’importanza della diplomazia – l’Unità d’Italia era costata nientemeno che la cessione alla Francia della Savoia, di Nizza e della Corsica. Non ricordava neppure che due guerre mondiali, la prima irredentistica e la seconda di conquista, sebbene la prima vinta e la seconda persa, non avevano impedito che la questione dei territori di confine si risolvesse col compromesso (fino a poco tempo fa esisteva anche la zona di Trieste A italiana e la zona B Jugoslava) per quanto riguarda l’Istria, nonché la creazione di regioni ad autonomia speciale in Val D’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e persino Sicilia che era stata, a lungo, regno dei Borboni».

Uno dei protagonisti del tuo libro, l’aspirante giornalista, si chiama Leonardo e di cognome fa Baldassarri come te. C’è qualcosa di autobiografico?

«Il cognome Baldassarri mi ha intricato da quando ho visto la tomba del Cossa nel battistero di San Giovanni a Firenze. Un sepolcro importante, basti citare il nome degli autori: Donatello e Michelozzo. Tuttavia dalle cose scritte dal professor Franco Cardini in Le famiglie di Firenze (Bonechi editore) si evince che una certa famiglia Chiarucci dopo la disavventura di Costanza ospitò il Cossa e, onorata da tale presenza, unì al patronimico di uno dei loro quello di Baldassarre, finendo per arrivare allo stato civile, più tardi, con il cognome dei Baldassarri. Per arrivarci ci fu anche un Baldassarre di Baldassarri discendente di Jacomo, cavaliere dell’Honorata Militia, giunto a Sassetta nel Cinquecento con il feudatario dei Medici Ramirez di Montalvo. Il mio babbo, cha a sua volta si chiamerà Baldassarre Baldassarri, discende appunto da questo ramo e ciò mi ha spinto a saperne qualcosa di più. Che poi questo significhi che tra il ramo dei Baldassarri di Sassetta e quel ramo dei Baldassarri-Chiarucci di Firenze ci sia un vero rapporto familiare è tutto da dimostrare».

Il libro. Fabio Baldassarri Il segreto di Procida, Kairós Edizioni, in vendita sul sito della Kairós Edizioni e nei tanti bookstore online (Amazon, Ibs, Feltrinelli, Unilibro ecc.).

A margine. La biografia di Ilio Barontini rielaborata e pubblicata da Robin Edizioni nel 2013 col titolo Ilio Barontini. Fuoriuscito, internazionalista e partigiano si può acquistare sul sito della casa editrice, sulle piattaforme dei principali bookshop online e nelle librerie accedendo alla distribuzione di Messaggerie libri.

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