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Adamo ed Eva a Zabriskie Point. L’Antonioni USA oggi in tv ma anche in streaming

Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni va in onda il 28 febbraio nel ciclo Gli Intramontabili di Iris (ma si può scovare anche in streaming su YouTube oppure in DVD su Chili)

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Revolution revolutionary (accento americano compreso) è sicuramente la parola chiave dell’inizio del film. Del resto, siamo nel 1969. Studenti belli freschi di vita non ancora vissuta, arrabbiati per le ingiustizie del mondo, puliti d’animo e con tanti sogni, sporcati dall’America violenta e razzista, ma non macchiati dai pennarelli indelebili degli anni che passano e che tolgono importanza alle ingiustizie. Quei pennarelli che, senza volerli troppo, tutti noi abbiamo in tasca e che, a un certo punto, sempre quando non l’abbiamo deciso, si rompono nei pantaloni e cambiano i colori a tutti i vestiti umani.

Ripenso all’incontro di Foscolo con Parini nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis.

Polanski (Rosemary’s baby, 1968), Wenders (Alice nelle città, 1973) sono altri registi europei non americani che come Michelangelo Antonioni si sono messi sulla spalla la camera da presa, girando film in città degli States. Chissà perché a volte gli occhi stranieri riescono a vedere l’essenza delle situazioni più chiaramente, con più lucidità di quelli che invece in quei posti, con addosso quegli usi e costumi, ci sono nati.

Siamo negli USA senza bisogno che ce lo dicano prima del film, e come sottofondo ci sono i signori Pink Floyd. Parlando di generi, si passerebbe dal road movie al quasi documentario, in particolare all’inizio, dove lo stesso Antonioni disse all’Espresso (6 aprile 1969) di voler girare in America perché lì c’erano vivide “alcune delle verità essenziali sulle contraddizioni del nostro tempo”.

Tanta pubblicità nel film, e anche pubblicità nella pubblicità, quando dei gentlemen ne guardano una in ufficio, in tv ovviamente. Cartelloni pubblicitari in giro per la città che diventano le sole facciate visibili, per strada e fuori dalle finestre, dove queste ultime inquadrano scene di vita dall’interno, così come la telecamera di Antonioni inquadra la scena dall’esterno. Un doppio riquadro.

Colori puri, anni ’80 in anticipo, capelli lunghi, vestiti larghi.

Rosso, forse il colore preferito di Antonioni.

L’architettura della città è ancora una volta, come mille altre nel cinema di questi anni, rappresentata dal punto di vista del conducente di un’automobile o di un aereo, dalle cui finestre tutto scorre sempre molto veloce. Tanti oggetti, tante persone, polizia ovunque e tanti rumori, senso di ubriachezza dal troppo tutto: troppi colori, troppe informazioni, troppo lento o troppo veloce. Un dipinto d’America.

Poi invece, con un bel climax cinematografico, ci ritroviamo nel deserto vero, americano davvero. Anche qui il primo punto di vista è dall’aereo. È come se tutta la realtà artificiale del film fosse sempre vista dal mezzo di trasporto, dall’infrastruttura che diventa mezzo, strumento di visione, nuovo punto di vista della società americana degli anni ’70.

Ripenso così a Wenders, di nuovo, ma anche a Hitchcock, e poi più tardi al bus di Jim Jarmusch.

Il vero Antonioni c’è tutto: piani ben studiati e belli, con vetri che riflettono l’immagine sulla telecamera, quest’ultima che registra e che poi ripresenta, come un filtro onnipresente che allontana l’immagine dallo spettatore, o allora tenta di attenuare il colpo.

L’acqua che scorre è una scena che si ripete nei film di Antonioni, idea quest’ultima che potrebbe definirsi la definizione tra le più vere del cinema vero: puro movimento.

Mark e Daria sono i due protagonisti del film, personificazione di due tipologie della società anni ’70 americana: uno studente ribelle, una segretaria d’ufficio ovviamente molto carina. L’immaginario americano li vorrebbe come Ken e Barbie, perfetti e sorridenti sempre, ma Antonioni preferisce la versione realistica: due ragazzi pieni di dubbi e pieni di domande, con i piedi sull’asfalto consumato.

Scappano, chi in macchina chi in aereo, alla ricerca di un senso, alla ricerca utopica dello Zabriskie Point, nel deserto americano, dove la pelle e la sabbia finiscono per avere lo stesso colore.

Quasi la versione anni ’70 di Adamo ed Eva.

Immaginazione o verità? Cinema.

 

Nelle foto pubblicitarie del film, i protagonisti Mark Frechette e Daria Halprin

 

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