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Gaetano Liguori. La storia del jazz di un pianista libero

È la storia del jazz, di New Orleans “dove tutto ebbe origine”, dello swing, del be-bop. E, insieme, è la storia di un musicista affermato che ha inciso dischi, suonato in Italia e in tanti Paesi del mondo, composto colonne sonore per il teatro, il cinema, la radio e il balletto e non solo. La mia storia del jazz (Jaca Book) è l’ultimo libro dei tanti scritti da Gaetano Liguori, già protagonista della scena musicale italiana collegata ai circuiti alternativi (chi non ricorda Cile libero, Cile rosso?), docente fino al 2016 al Conservatorio di Milano, Ambrogino d’oro nel 2013. Una carrellata sul jazz di epoche diverse e di artisti italiani e internazionali, che ci fa conoscere (un po’ di più, perché lo avevamo già incontrato nelle pagine di Confesso che ho suonato, edito da Skira) questo ragazzo di 71 anni, napoletano trasferito a Milano nel 1964, cresciuto al Corvetto, figlio d’arte di Lino batterista jazz appassionato anche di classica, un’educazione musicale attraverso i dischi di Charlie Parker, Max Roach, Thelonious Monk, Miles Davis (e molti altri).

«Per me la musica è stata ed è passione» scrive nell’introduzione al libro «lavoro duro, con momenti esaltanti seguiti da cadute vertiginose, ma se un insegnamento ne ho potuto trarre è che credere nella musica è estremamente gratificante: la musica ti aiuta a rendere il mondo un posto più vivibile».

gaetano liguori

Nasce da questa convinzione il suo impegno in campo artistico. «Ho insegnato la nascita del jazz e la sua importanza nella storia della musica e soprattutto nella società – cosa che mi è sempre stata a cuore –» scrive Liguori «in cooperative, club, biblioteche, teatri, bocciofile, scuole, fabbriche e anche in un carcere, quello di Opera… Ho avuto platee di studenti dai dieci agli ottant’anni, e in tutti, veramente in tutti, ho avuto la sorpresa di vedere nascere, dopo un primo momento di smarrimento, un grande interesse e in qualche caso anche entusiasmo, per quello che avevano ascoltato».

La mia storia del jazz ripercorre generi, luoghi, artisti, movimenti anche politici. Insieme al Liguori storico, insieme al Liguori musicista che ha diviso il palco con artisti del calibro di Miles Davis e Charlie Mingus, si avverte un impegno di vita che non è mai mutato. «Ho fatto concerti contro l’intervento americano in Vietnam, per Allende e il Cile libero…, per il popolo palestinese…, per Cuba, il Terzo Mondo… contro la dittatura in Argentina, per Sarajevo… In Italia per le fabbriche e le scuole occupate, per la legge Basaglia, per quella sul divorzio e quella per l’aborto, per i compagni uccisi dalla polizia o dai fascisti…».

Gaetano Liguori La mia storia del jazz Jaca Book

Un impegno sociale sfociato negli anni in una ricerca spirituale. «Io sono molto legato al jazz degli Anni Sessanta e al contesto culturale e politico di rivolta dei neri americani, ad artisti come Archie Shepp, Albert Ayler, Cecil Taylor» ha detto Liguori in un’intervista. «Senza tradire le mie convinzioni etiche e politiche oggi sono pacificato. Da quando, nel 2016, sono andato in pensione dal mio lavoro di insegnante al Conservatorio, mi sono interessato alla dimensione spirituale, avvicinandomi ai Gesuiti. Mi sono quindi rimesso a studiare, iscrivendomi alla Facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale, e ora sto lavorando a una tesi sulla vita e gli insegnamenti del barnabita Padre Antonio Gentili, che oggi ha ottant’anni e vive nel Monastero di Eupilio, sul Lago di Pusiano».

Tutto ciò si ritrova nelle pagine de La mia storia del jazz mentre (magari ascoltando in sottofondo il piano di Liguori ne Il Comandante) si legge dell’ambiente musicale milanese degli anni Sessanta e Settanta, dei concerti italiani delle star del jazz, di incontri con artisti diventati miti. E di una vita, la sua, che è stata – ed è – musica, passione, impegno, arte.

Il libro Gaetano Liguori La mia storia del jazz (Jaca Book)

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