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Allonsanfàn
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Finalmente Euphoria 2. Torna Zendaya nel teen drama di Mr Levinson

Romanticismo annichilente e giovanile dannazione o viceversa. Intitolandosi Euphoria (“a state of overwhelming usually pleasurable emotion”, secondo il Webster) era prevedibile che a una fatidica festa di Capodanno, nata per riepilogare i temi e per rilanciare a palla il teen drama della HBO, si arrivasse con un alto tasso di droga nel sangue (più ero, coca o fentanyl?), il tutto dopo una scorribanda nei bassifondi dello spaccio, protagonisti Fez e il mini socio Ash, con Zendaya-Rue a traino. E attenti: all’inaugurale e beneaugurale, si fa per dire, party, pippa con una dolente Rue il rapper Dominic Fike-Elliott, il più atteso dei nuovi acquisti della serie.

La grande ripartenza tossica della Season 2 doveva del resto fronteggiare, oltre al fallout amoroso tra Rue e Hunter Schafer-Jules, separatesi malamente nel finale della Season 1, la ricaduta di Rue a piedi pari prima nella depressione e poi nella dipendenza.

Comunque. Era scontato che anche noi aspettassimo con curiosità l’evento, cioè il debutto in diretta notturna di Euphoria parte seconda. La pausa Covid ha infatti allungato la pausa tra le due stagioni, aumentando la suspense per lo spettatore. Poi ci si sono messe l’accresciuta fama di Zendaya, vincitrice record per età di un Emmy in categoria drama, e il gran credito accumulato in questi mesi dal nume della serie, Sam Levinson, figlio d’arte di Barry – ha firmato il sofisticato film Malcolm&Marie per Netflix, oltre ai due notevoli speciali della serie, ed è visto come il garante delle nuove puntate in quanto uomo solo nella stanza dei bottoni, pardon dei copioni. Be’, Sam Levinson, diremmo, è ripartito in quarta, senza scalare.

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Ha detto saggiamente Zendaya a proposito di Rue e compagnia cantante nel trailer d’acchiappo per la Season 2, ripetendo un concetto che è già balenato nell’esordio della serie: “When you’re younger, everything feels so permanent. But as you get older, you begin to realize nothing is and everyone you love could drift away”.

Vero. E in un momento clou della passata stagione, Rue aveva mormorato non ricordiamo se a Jules oppure tra sé e sé qualcosa di altrettanto sacrosanto: “La vita non è un romanzo di Nicholas Sparks”. Battuta arguta e ammiccante di Mr Levinson, il quale però, al pari di Nick Sparks, è un maestro di artificio (non zuccheroso, però) e ne possiede una scafata consapevolezza: ha creato per Euphoria un mondo assolutamente “falso”, in quanto “fiction” – e in quanto “fiction molto cool” – quasi irridente nella forma ogni sembianza di narrazione realistica.

Scegliendo sempre colori emotivi e innaturali, grattugiando scaglie di falso docu negli identikit dei singoli personaggi, per poi imboccare la via di un barocco iperrealismo onirico nelle lunghe scene di massa (la festa della scuola, Halloween, il nuovo Capodanno…), il regista-showrunner ha rappresentato in tante variazioni il suo tema principale. Cioè: il difficile equilibrio tra amore, sesso e giovinezza in un gruppo di liceali i quali vivono ai tempi del politically correct la sempiterna fatica della crescita, del diventare grandi. Lacrime, alcol e droghe saturano un’atmosfera che può avere per soundtrack, agli estremi, il pop trasognato di Billie Eilish e le acide nostalgie anni ’70 di Same Girl di Randy Newman. Divertitevi.

La seconda stagione di Euphoria, composta da otto episodi, viene trasmessa in prima visione negli Usa da HBO e qui da noi da Sky Atlantic in originale sottotitolato dal 10 gennaio al 28 febbraio. Se no, si aspetta il doppiaggio e si slitta dal 17 gennaio al 7 marzo

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