Prendere, se fosse il caso, un betabloccante: a estremi mali, empiriche cure. L’ansia di perfezione, o forse solo quella di prestazione, di un violinista impegnato in un quartetto può provocare imprevedibili e molto fisici tremori.
L’audizione, secondo lungometraggio dell’attrice Ina Weisse, ruota attorno a un liceo musicale di Berlino e si appoggia come un violino sulla spalla di una nervosa e severa Nina Hoss, quasi troppo intensa nel calarsi anima e corpo (tutto il corpo) nelle parti mischiate tra loro e nevroticamente sovrapposte di musicista, insegnante, moglie e madre – e si capisce al volo perché da vent’anni Hoss, classe 1975, è considerata una delle più grandi interpreti della sua generazione, sia che faccia Medea a teatro, sia che appaia nei film di Volker Schlöndorff o in quelli della new wave tedesca di Christian Petzold (sei titoli tra cui Yella e Il segreto del suo volto).
Qui Hoss corre tra insoddisfazione e imprese dilanianti. Queste. Portare al saggio di fine anno uno studente impenetrabile forse per difesa delle sue fragilità; costruire un percorso “di successo” per il figlio, piccolo violinista anch’egli ma con un’altra docente; mantenere vivo (ma le interessa davvero?) il rapporto con il marito francese, liutaio che sta fuori da ogni protagonismo, pacificato oppure semplicemente sconfitto; last but not least, scoprire se può essere ancora un’interprete di primo piano e non soltanto un’insegnante che proietta le proprie frustrazioni sugli altri.
Weisse che ha lavorato in un’orchestra è capace di ricreare una tensione sgradevole e costante da accordatura dissonante degli strumenti nella prima metà del film e offre i colpi di scena del “concerto” nella seconda, sprofondandoci nella fretta della vita di tutti i giorni e negli inghippi materiali e nei misunderstanding che toccano l’arte – quanto è importante in sé e quanto come veicolo di promozione sociale?
Ogni accadimento e ogni dilemma è più complicato e portato a misura di dramma perché è filtrato nella testa di Nina Hoss, donna dura con tutti e con sé in primis, ambiziosa e insopportabile, incapace di trovare un’uscita umana che non sia la resa o la sopraffazione nella sua corsa a testa bassa tra una lezione con metronomo tachicardico a base di Bach e un quasi inevitabile tradimento coniugale (o musicale?). Fin quando (dice la sinossi) arriva il giorno dell’esame e gli eventi prendono una svolta inattesa (davvero). Applausi.
(c) Judith Kaufmann, Lupa Film