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Nils Liedholm. I cent’anni del Barone

Lo chiamavano Barone per la sua signorilità e per la classe che ha dispensato prima da giocatore e poi da allenatore. Nils Liedholm era uno svedese decisamente atipico, flemmatico, ironico ed elegante, ma superstizioso come un vero napoletano. Non perdeva mai la calma, neppure nelle situazioni più difficili, non alzava mai la voce, non ne aveva bisogno per farsi ascoltare.

Famose le sue conferenze stampa di vigilia nelle quali ingigantiva il valore degli avversari. “Mister, domani dovete incontrare il Roccacannuccia, ultimo in classifica, non dovrebbe essere una partita complicata”. La sua risposta era indimenticabile: “Loro squadra molto forte, giocano un grande calcio, sono pericolosi, non dobbiamo sottovalutarli. E meritano molto più di quanto dice la classifica”: E se avesse incontrato la Juventus, l’Inter o il Milan, che avrebbe detto? La stessa cosa, era questa la sua grandezza.

Ricordo un giorno in cui la Roma era stata sconfitta immeritatamente all’Olimpico e aveva molto da recriminare per una serie di episodi sfavorevoli. Nils era naturalmente dispiaciuto, ma appariva sereno mentre stavo per intervistarlo. Ci fu un problema tecnico, una batteria della telecamera scarica al momento di partire. Mi inquietai con l’operatore dicendogli che i controlli andavano fatti prima, non dopo.

Nils intervenne con la sua voce morbida e pacata: “Non sono arrabbiato io dopo quello che è successo oggi, perché ti arrabbi tu? Ricorda quello che diceva Aristotele: se c’è una soluzione, perché ti preoccupi? E se non c’è una soluzione, perché ti preoccupi?”. Quel giorno Liedholm mi diede una grande lezione, che non ho mai scordato.

Nils Liedholm, 1959 Garbo
Da capitano della nazionale svedese, Liedholm giocò una finale mondiale. Credit: Nils Liedholm by Tom Lee KelSo CC BY-NC-ND 2.0

Una volta lo contatto per intervistarlo prima dei mondiali di Francia ’98 per uno speciale che Mediaset sta preparando. Disponibile come sempre, Nils mi dà appuntamento a casa sua nel pomeriggio, ricordo ancora l’indirizzo: via di Monte Savello. Non avevo capito dove fosse il posto, ma lo capisco appena entro nel grande salone con soffitti alti oltre tre metri. “Guarda” mi dice il Barone “affacciati da questa finestra”. Seguo il suo invito e mi accorgo che la finestra era ricavata da un’arcata del Teatro Marcello, uno dei posti più belli di Roma.

La moglie Lucia, una contessa piemontese con cui Liedholm condivise gran parte della vita, si offre di prepararmi un caffè. Nell’attesa, Nils mi chiede per quale squadra faccio il tifo. Quando gli rispondo che il mio cuore calcistico batte per il Padova, la squadra della mia città, mi dice: “Ah, sei padovano. Allora ti faccio un regalo”. Si alza e si dirige verso un armadio dal quale torna con uno scatolone pieno di ritagli di giornale e di fotografie.

“Vedi, qui dentro c’è tutta la mia carriera. Ci ha pensato mia moglie a raccogliere tutto, io pensavo solo a giocare e ad allenare. Ti ricordi che nel 1958 la Svezia ospitò i Mondiali, i primi del grande Pelè? Noi arrivammo in finale, ma contro quel Brasile di fenomeni non c’era davvero niente da fare. Aspetta, sto cercando una foto particolare: eccola, l’ho trovata!”.

Tira fuori una fotografia in bianco e nero, un po’ ingiallita. “Questa foto è un cimelio” dice. “Noti qualcosa di strano?”

“Certo” rispondo “non indossate la maglia della nazionale svedese”.

“Infatti” conferma “ogni giocatore porta la maglia della sua squadra di club. Io, Gren e Nordhal indossiamo quella del Milan e poi c’è Kurt Hamrin, qui sulla sinistra, con la maglia del Padova di Rocco, che quell’anno conquistò un fantastico terzo posto in serie A. Ecco il mio regalo, però non te la posso lasciare perché è un esemplare unico”.

Poi Liedholm comincia a raccontare episodi della sua lunga carriera, realizziamo l’intervista e prima di salutarci mi offre l’ultima perla.

“Un giorno” ricorda “era in programma Milan-Juventus, partita decisiva per lo scudetto. San Siro era stracolmo di gente, c’era un entusiasmo palpabile. A un certo punto tentai un passaggio in profondità per Nordhal, ma sbagliai la misura e misi il pallone in fallo laterale. Mi aspettavo che piovessero i fischi per quell’errore e invece, con mia grande sorpresa, il pubblico di San Siro si sciolse in un applauso scrosciante. Sai perché? Era il primo passaggio che sbagliavo da quando giocavo nel Milan”.

* Nils Liedholm (nato a Valdemarsvik in Svezia nel 1922 e morto a Cuccaro Monferrato il 5 novembre 2007) avrebbe compiuto 100 anni lo scorso 8 ottobre.

* Foto in apertura: Nils Liedholm, giocatore nel Milan, nel 1959.

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