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Allonsanfàn
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Discosogni. Gli anni ’80 spiegati a chi c’era

È una vita che cerco di dimenticare i miei anni ’80. Senza entrare troppo sul personale: in famiglia il riflusso ideologico è arrivato tardi e mi sono trovato con pantaloni a zampa e maglioni sformati in pieno edonismo paninaro. In campo musicale l’emarginazione era ancora più evidente: i CCCP nel mio walkman non riuscivano a coprire People from Ibiza di Sandy Marton.

Potete immaginare il mio entusiasmo nel trovarmi in mano un fumetto in cui una ragazzina nata a Pinerolo nel 1994 pretende di riconciliarmi con quell’epoca. Già, perché Alessandra Rostagnotto nel suo Discosogni (Bao Publishing) mette insieme 200 pagine che ti proiettano, volente o nolente, nel cuore di un’Italia craxiana e scintillante. Che ne può sapere lei di quel 1984 e 1985 in cui ambienta la storia? Poi lo sfogli e pensi che neanche Alessandro Barbero quando ti parla della battaglia di Adrianopoli è così preciso nel ricostruire un’epoca. Tranne che io nel 378 non ci ho vissuto, mentre nel 1985 sì. Avevo 15 anni e in Discosogni c’è ogni cosa che ricordo: paesaggi, oggetti, espressioni, l’intero spirito di un’epoca è riproposto come se lei li avesse vissuti di persona. Vuoi vedere che adesso ’sta  pischella mi rivelerà anche che non mi sono goduto abbastanza la mia adolescenza?

Discosogni copertina

Di certo non è una rivelazione il fatto che una millennial stia giocando con la mia epoca. È da tempo che la cultura Nerd ha consacrato gli anni ’80: c’è un’intera generazione che colleziona robottoni giapponesi e guida la Ferrari a 16 bit di Out Run. Anzi, siamo già agli ultimi fuochi: all’orizzonte incalza una Gen Z nostalgica dei video di MTV del 1995, ma intanto Discosogni mi riporta ai colori pastello fluo che non vedevo dai tempi delle calze Naj Oleari. Mai sentito parlare di VaporWave? Ok colleghi boomers, mi sono documentato per voi: è un sottogenere musicale ed estetico che nasce intorno a 2012, ispirato proprio dall’utilizzo creativo delle glitch texture degli anni ’80. Che a noi sembra un’accozzaglia di pixel datati, ma per loro il bello è proprio l’effetto pacchiano, tanto che in Italia nasce il “sottogenere del sottogenere”: la Tassoni wave, in cui la storica pubblicità della cedrata viene rifatta con suoni campionati e un contesto lisergico pieno di busti romani. Non chiedetemi perché, ma funziona. Diciamocelo: l’estetica degli anni ’80 era così rassicurante che sta bene con tutto. Questa sì che è una rivelazione.

Discosogni 1 Angelino

Tutto questo mix di cedro, pompelmo e puffo (inteso come tavolozza cromatica da gelateria) si rivela ideale per raccontarci una storia incentrata sulla musica, anzi sullo star system musicale italiano del decennio che avrà la sua massima consacrazione nel festival di Sanremo del 1985, giusto al centro della vicenda. Io, sempre con i CCCP nelle cuffie, ero lì e mi ritrovo di nuovo catapultato in mezzo allo sciame di ragazzine che volevano sposare Simon Le Bon, adulti che veneravano Pippo Baudo e fameliche giovani promesse che circondavano l’Ariston.

Di quel Sanremo però ricordo un’altra cosa: la sensazione che l’Italia si fosse davvero lasciata alle spalle la crisi e il terrorismo e fosse pronta a fare finalmente soldi. E in Discosogni anche questo non manca, anzi è esattamente la minaccia che incombe sui due protagonisti: Ambra, talentuosa cantante e compositrice, ma incapace di esprimersi su un palco, e il bellissimo Giovanni che darà il suo volto alla voce dell’amica in playback. Solo che Rostagnotto smonta tutto il mio snobismo intellettuale, spiegandomi molto bene come la musica degli anni ’80 non fosse così divisiva tra trash “commerciale” e musica colta. Ambra è a suo agio tra i meravigliosi synth di quegli anni (ma come fa una ragazzina di Pinerolo a conoscere i suoni della Yamaha DX7?), compone ispirata da Moroder, Kraftwerk e Battiato. Ed è esattamente quello che facevano i produttori dell’epoca utilizzando le stesse conoscenze per le basi di una hit o di un brano sperimentale.  Mi viene il sospetto: vuoi vedere che tutta la mia musica preferita è un po’ debitrice di quella di DeeJay Television? Temo di sì, drum machine dei CCCP compresa. Seconda Rivelazione.

Discosogni 2 Angelino

La parte più interessante di Discosogni però non riguarda le mie “madeleine” artistiche, ma il ricordarmi che la società di allora era molto refrattaria ad aprirsi a qualsiasi cosa che non fossero i consumi. Se anche a voi spammano sui social quell’orrido quote “Vi siete inventati voi l’omofobia. Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero”, ecco, leggere Discosogni offre un bel po’ di spunti per mandare chi l’ha condiviso a fare in…contri per rimediare a questo grave fraintendimento culturale.

Giovanni è gay, non lo nasconde nemmeno ai genitori che l’hanno scacciato dalla natia Moncalieri, ma per interpretare la musica di Ambra i produttori gli impongono la parte di un artista inglese, etero e rubacuori. Nella camera dove i due discutono della proposta, i poster di Scialpi, Ivan Cattaneo e Jimmy McShane, – il cantante dei Baltimora la cui storia ricalca molto quella di Giovanni – sono lì a ricordarci che no, nel 1985 in Italia non ci si poteva proprio dichiarare gay e andare sul palco di Sanremo, ma nemmeno su quello della sagra dello gnocco fritto. La morale imponeva di fare l’occhio languido nel paginone centrale di Cioè mentre si descriveva la propria ragazza ideale. Gli anni ’80 non erano facili per chi non era omologato. Terza rivelazione? No, direi che questa cosa già la sapevo.

Discosogni 3 Angelino

Questa storia che, ormai l’avete capito, ci porta indietro nel tempo e non ci molla più, tanto è scritta magistralmente e altrettanto magistralmente disegnata, si concede di giocare un po’ con la realtà per lasciarci una bella sensazione all’ultima pagina. Ma è per ricordarci che se le mode ritornano e possiamo ciclicamente riscoprire colori e suoni dimenticati, la società invece deve continuare a evolversi, senza ripensamenti. Ogni gesto che ci porta verso il progresso civile non lo rimasterizzerà mai nessuno, ce lo terremo per sempre in originale.

A quanto pare le ragazze di Pinerolo oggi lo sanno meglio di noi quindicenni del 1985.

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