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Allonsanfàn
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La camera degli animali. I racconti più belli di creature fantastiche

Molti di noi hanno incontrato gli animali tra le pagine di un libro o in tv, a volte prima ancora di averne visti nella realtà, così come è capitato a un bambino Boomer davanti a un sorcio di Disney o a un film di cui è coprotagonista un invisibile coniglio di nome Harvey, per me il santo patrono di tutti gli amici immaginari.

Ed è poi vero che, crescendo, abbiamo tutti tirato (forse) una linea di distinzione tra animali inventati e bestie vere, e poi, addentrandoci nei libri per grandi, in romanzi e saggi, tra il cane o il gatto di casa e gli animali/metafora e gli animali/proiezione di… chissà che cosa poi. Ma (forse) realtà e fantasia hanno continuato a mescolarsi in modo inestricabile.

Conviene quindi entrare ne La camera degli animali (sottotitolo Racconti di tigri, fenici e altre creature fantastiche, il Saggiatore): è una scelta di eterogenei racconti curata dalla scrittrice milanese Francesca Scotti, racconti che incarnano sogni e leggende di metamorfosi, fantasie di morti e di vite in cui si mischiano e confondono passato presente e futuro, in questo e in ognuno degli infiniti mondi paralleli. Gli animali sono comunque, ovunque, protagonisti.

Scotti crede a ragione che esista… “una stanza, in un luogo sperduto e quasi inaccessibile, in cui il tempo non scorre. E piena degli oggetti più strani e variopinti, di scompartimenti nascosti, specchi, suoni, fantasmi, ma soprattutto è dimora di tutti gli animali del mondo. Sono loro a custodirla e a preservarne la magia. Ciascuna delle sue pareti non è un semplice muro, ma ha il potere di trasformarsi in un portale verso innumerevoli altre dimensioni: basta sfiorarle perché prendano corpo elefanti meccanici, tigri, zanzare, fenici e ci conducano dentro storie incredibili”.

Su questa base ha fatto la sua scelta di scrittori. In questa stanza – in questa Wunderkammer letteraria – hanno potuto infatti entrare alcuni scrittori, si tratta di anime in un certo senso privilegiate perché hanno compreso gli animali – per esempio, e serva per capire la varietà dei testi, c’è Luciano di Samosata che rimane sconvolto dagli ippogrifi sulla Luna; Katherine Mansfield che abbandona a un breve testo l’idea che il cip cip di un canarino sappia confidarci qualcosa di prezioso sull’essenza della nostra vita. E che tristezza indicibile quando un animale soffre o muore. Franz Kafka, in due pagine secche, congela per i posteri – ma vivrà ancora quando ci saranno? – il mistero insolubile di Odradek.

Aggiungo che il lettore può orientarsi come meglio crede nella Wunderkammer, fermandosi sui disegni dell’illustratrice Sara Bernardi (che sì, ha provato a ritrarre anche Odradek), mentre apre teche di insetti o viaggia nel Medioevo nella cui sezione si scoprono molti imprinting per il futuro delle “pagine animali”. Oppure ci si può muovere cioè leggere nel segno di una differenza (reale? fantastica? arbitraria?) tra quanto di “bestiale” appartiene all’Ovest e quanto all’Est. Divisione equa. Forse si può cominciare con due testi della sezione La parete della trasformazione Mia madre non mi capisce di Alberto Savinio e Cronaca della luna sul monte di Nakajima Atsushi… Sono uno in fila all’altro.

Molte delle traduzioni sono inedite, accuratamente preparate per l’occasione. Tra quelle storiche, cito per la sua severa bellezza Lucrezio in versione Luca Canali sui sogni dei cani, adulti e cuccioli, che si offre alla pura potenza delle immagini notturne.

Francesca Scotti

Ma come è nata l’idea di questa raccolta?

Dice Scotti: “Nel libro Perché guardiamo gli animali John Berger scrive ‘L’animale ha segreti che, a differenza dei segreti delle caverne, delle montagne, dei mari, si rivolgono specificamente all’uomo’. Ecco, per costruire questa antologia sono partita da qui, dal segreto, e dalla presenza tradizionale e profonda degli animali nelle arti”.

Come è cambiato il soggetto/oggetto nel tempo?

“Nel corso del tempo si è scritto di animali in una molteplicità di modi, da una molteplicità di punti di vista. Talvolta nel tentativo di colmare una distanza, o di accedere a una verità. O ancora imponendo la propria visione, attribuendo agli animali vizi e virtù degli uomini. In un primo momento la quantità dei testi mi ha sopraffatta – ogni lettura rappresentava una sorpresa, una scoperta, una sfumatura – ma poi, lentamente, la visione ha preso forma. Quello che ho provato a fare non è stata tanto una ricognizione, ma più un’esplorazione avventurosa il cui risultato fosse tanto mio quanto del lettore. Hanno reso più intensa l’esperienza le illustrazioni di Sara”.

Qual è stato l’apporto dei disegni in questa Wunderkammer animata?

Risponde Sara Bernardi: “Penso stesse solo aspettando di essere mostrata ed io ho avuto il compito di prendere tutti gli elementi dai racconti per incastonarli insieme e farli uscire dall’immaginario usando come mezzo l’illustrazione. Nascoste nelle quattro pareti della camera degli animali ci sono tutti i protagonisti, le meraviglie, i nascondigli legati alle storie che, anche lungo il libro, sono illustrati nel dettaglio a inizio di ogni capitolo. Per realizzare le illustrazioni ho utilizzato la tecnica della linoleografia, una tecnica di incisione a rilievo della stampa d’arte. La ricchezza di questo tipo di segno ha poi dato all’insieme un particolare riempimento, tipico anche delle Wunderkammer. Infine, nascoste nelle stanze ci sono in realtà anche elementi della mia vita reale, perché le Wunderkammer in un certo senso fanno parte del mio quotidiano. Alcuni esempi sono i cani, due come i miei con caratteri opposti uno più arzillo e l’altro più quieto; il cavallo con il calesse alle spalle è la rappresentazione di una vecchia stampa d’arte; ed anche la teca entomologica con la chiave alla base esiste ed è in realtà nello studio privato del mio compagno entomologo. Questi sono solo alcuni esempi di tanti dettagli incastonati, tratti dai racconti ma in realtà comuni alle storie di tanti tra noi. La Wuderkammer è fatta di tesori, meraviglie e ricordi carichi di storia come in fondo sono le nostre vite”.

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