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Moravia e il cinema. Un omaggio a Torino

Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo di Torino una rassegna di quattro film (i più famosi) tratti dalle opere di Alberto Moravia.

Dal 12 al 23 marzo per A.M. Nato per narrare sarà possibile rivedere su grande schermo Il conformista di Bernardo Bertolucci, Il disprezzo di Jean-Luc Godard, La ciociara di Vittorio De Sica e Gli indifferenti di Citto Maselli (ma non sarebbe stato più istruttivo e anche divertente ripescare il Moravia bistrattato e meno visto di pellicole come Io e lui di Luciano Salce?)

Diceva Moravia: “Io sono prima di tutto un narratore, poi uno scrittore (…) Tant’è vero che (…) raccontavo le storie a me stesso quando ero ragazzo. Il cinema in sostanza era narrazione. E perciò rispondeva a un enorme mio bisogno interiore. Era congeniale a ciò che io realmente ero” (in M. Monicelli, Cinema italiano: ma cos’è questa crisi, 1979). Cinema che, ben diviso in commerciale e d’autore, Moravia trattò, da uomo di cultura, come un formidabile mezzo per rappresentare la realtà.

Dal set di Jean-Luc Godard, Il disprezzo (Le mépris)

Moravia scrisse molto di cinema – la mia generazione era curiosa di leggere le sue ruvide critiche su L’Espresso, dov’era spesso munito di redattore-accompagnatore che lo aiutasse a superare i noti problemi di udito.

Per quel che riguarda il cinema “attivo”, al contrario di un Flaiano – che forse lo invidiava per questo -, Moravia aveva un approccio realistico (che vuol pure dire monetario) alla trasposizione in immagini dei suoi romanzi e di quelli altrui. Praticità innanzitutto: “Il romanzo è di gran lunga preferibile al ‘soggetto originale’ (in genere buttato giù dal regista, ndr) ma (…) attraverso la riduzione cinematografica di romanzi s’ottiene la circolazione delle idee e della cultura nel cinema, altrimenti impossibile, dato il basso livello culturale dei ‘soggettisti’ (…) Il romanzo fino a un certo punto serve da antidoto ad alcuni mali del cinema quali il divismo, l’intreccio meccanico, la pornografia delle ‘maggiorate fisiche’ ecc. (…) L’autore del libro non può chiedere che il regista sia fedele; ma può bensì chiedergli che faccia un bel film» (Moravia al/nel cinema, Associazione Fondo Alberto Moravia, 1993). Ovvero: Moravia non si faceva grandi illusioni e, per esempio, il suo “non scazzo” con Jean-Luc Godard lo prova.

L’omaggio di Torino comprende nel foyer del Massimo dal 12/3 al 31/5 la piccola mostra Il disprezzo nelle foto di Angelo Frontoni, raccolta di 13 immagini realizzate nel 1963 dal fotografo delle dive a Capri durante le riprese de Il disprezzo (Le mépris) di Godard, tratto dal romanzo di Moravia, pubblicato nel 1954.

Controverso – dicevamo – il rapporto tra il regista e lo scrittore, definito dallo stesso Moravia una “non relazione”. “Godard è un uomo brillante che ha rivoluzionato la cinematografia, ma è una persona con cui è difficile o quasi impossibile comunicare”. Le foto di Frontoni si concentrano sulla regia del film piuttosto che sul film, come si vede nelle immagini di Godard mentre studia un’inquadratura o dà indicazioni agli attori. 

Le fotografie provengono dall’archivio Frontoni (1929-2002) acquisito nel 2004 dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale. Un evento nato dalla volontà delle due istituzioni di garantire l’integrità e la conservazione di un patrimonio di oltre 546.000 immagini, memoria del cinema e del costume italiano.

Dal set di Jean-Luc Godard, Il disprezzo (Le mépris)

L’iniziativa del Cinema Massimo si lega al corposo omaggio che dedicano a Moravia la Fondazione Circolo dei lettori, insieme a GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e al Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Associazione Fondo Moravia, Bompiani e Gallerie d’Italia.

Le foto sono di Angelo Frontoni. Per altro su Alberto Moravia su À, qui

 

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