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Allonsanfàn
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Dalla parte dei bambini che giocano

Nel V libro della monumentale Guerra del Peloponneso Tucidide racconta una vicenda apparentemente insignificante per l’evolvere della storia e che non ha un particolare interesse bellico, ma serve a far capire le dinamiche e i motivi di quel lungo e drammatico conflitto.

Melo era una piccola isola che, nonostante fosse molto vicina ad Atene, non era mai entrata nella sfera di influenza della città, allora egemone sull’Egeo. Nonostante i molti sforzi diplomatici degli Ateniesi, i Meli avevano preferito mantenere la propria neutralità. Fino a quando, nel 416 a.C., un anno di pace nella guerra con Sparta, gli Ateniesi decisero di risolvere quell’anomalia una volta per tutte, inviando la loro enorme flotta contro la piccola isola. Dopo un assedio, durato molto più a lungo di quanto la stessa Atene si aspettasse, l’isola fu costretta alla resa, e Atene applicò una punizione spietata ed esemplare: tutti i maschi adulti furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono ridotti in schiavitù.

Tucidide racconta l’ultima ambasceria degli Ateniesi, ormai decisi a distruggere l’isola “ribelle”, in un celeberrimo dialogo, che è una delle più belle pagine dello storico greco.

Quando i Meli chiedono agli Ateniesi: “E non potreste accettare che noi, restando in pace, fossimo amici invece che nemici, ma alleati di nessuna delle due parti?”, gli ambasciatori di Atene rispondono: “No, perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, manifesto esempio per i sudditi della nostra debolezza mentre l’odio lo è della nostra potenza”.

Anche grazie a questa pagina di Tucidide, a questa spietata descrizione di un sistema imperialistico, molti di noi si sono schierati dalla parte della Palestina. Perché ormai da tempo gran parte degli israeliani ha cominciato a ragionare come gli Ateniesi e quindi ritiene necessario distruggere i palestinesi, perché solo l’odio potrà essere il segno della loro potenza, contro nemici ben più forti dei cittadini di Gaza.

So ovviamente che Hamas non persegue la neutralità, ma alimenta lo stesso odio di cui si alimentano i governi fu Tel Aviv. E anche noi, che siamo cresciuti sognando una Palestina libera, considerando Arafat un compagno di lotta, condanniamo gli indiscriminati attacchi di questi terroristi contro la popolazione civile israeliana. Ma, proprio perché vogliamo sfuggire a questo clima di odio, vogliamo pensare prima di tutto alle vittime.

Immagino che i bambini di Melo, almeno i più piccoli, non riuscirono a rendersi conto di cosa stava accadendo, perché da un giorno all’altro si trovassero a bordo di una nave e poi a servizio di qualche ricca famiglia ateniese o magari a imparare un mestiere in una bottega del Pireo, forse qualcuno di loro visse negli anni successivi ignaro della sorte della propria famiglia e della propria città. Forse neppure i bambini di Gaza, almeno i più piccoli, si stanno rendendo conto di che cosa sta loro succedendo.

Noi però non siamo più bambini. Dobbiamo rendercene conto e dobbiamo chiederne conto a chi è responsabile della loro morte: Hamas da un lato e il governo israeliano dall’altro. Al governo di Israele lo chiederemo con più forza, perché pensiamo abbia una qualche responsabilità in più, non solo per la differenza delle forze in campo, per la sproporzione – simile a quella tra gli Ateniesi e i Meli – tra le loro capacità di offesa e di difesa, ma anche in ragione della storia di quel popolo, che ha sofferto più degli altri popoli. Ma la sofferenza che loro hanno subìto, che hanno subito i bambini deportati a Terezin e in tutti gli altri campi di sterminio, non concede loro speciali diritti, anzi impone loro speciali doveri.

Per un bambino – e anche per una bambina – è naturale giocare. Anche a Gaza.

  • Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui

Nella foto in alto, il memorial per i bambini dell’Olocausto a Ramat HaSharon (Credit: File Israel 11682.jpg by ד’ר אבישי טייכר  under CC BY 2.5.)

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