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Allonsanfàn
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Il dottor Simonetti e i suoi pittori: tutti i quadri a Piacenza e Bobbio

Milano, fine anni ’40 del secolo scorso. Nello studio medico al numero 3 di Via San Raffaele c’è un gran viavai di pittori. Passano di lì artisti famosi come Filippo De Pisis e Giorgio de Chirico che vanno a farsi curare dal dottor Giovanni Battista Ettore Simonetti (1909-1992), insigne chirurgo autore di un manuale di proctologia tradotto in varie lingue, il quale dottoreappassionato collezionista d’arte come la sorella Fede contitolare dello studio tra una diagnosi e una ricetta, spesso e volentieri commissiona a tali pazienti un nuovo quadro, preferibilmente un ritratto.

Ercole Pignatelli, Ritratto del dottor Simonetti, 1958

Negli anni ’50 cominciano a passarci, nell’ambulatorio, anche i giovani artisti di Brera che si pagano il pasto nella trattoria delle sorelle Pirovini in via Fiori Chiari, o al bar Jamaica, con un quadro o con uno schizzo, e la stessa cosa fanno con “i Simonetti” per sdebitarsi delle cure mediche. Sono gli autori di quelle opere “moderne (il dottore-collezionista se ne sta innamorando) che vanno aggiungendosi sempre più numerose ai dipinti di gusto ottocentesco già acquisiti.

Giorgio De Chirico, Esculapio proctologo, 1955

La svolta estetica nei gusti del dottore coincide con l’assunzione in ambulatorio di Rosa Mazzolini, giovane ragazza di numerosa famiglia, appena arrivata a Milano dalla montagna”. La sua storia, da quando decide di studiare da infermiera dopo aver visto un fratellino morire per una ferita curata male, fino a quando diventa a sua volta collezionista e proprietaria di 872 opere di pittura e grafica e 27 sculture ereditate in gran parte dal dottor Simonetti (opere che lei stessa donerà alla Diocesi di Piacenza-Bobbio), presenta sviluppi romanzeschi. Tanto romanzeschi che Rosa è diventata (excusezmoi, qui mi corre l’autocitazione) un personaggio del mio libro Swinging Giulia (Morellini 2019).

Massimo Campigli, Simonetta, 1955

L’incontro di Rosa con i Simonetti, età diverse e la stessa passione per l’arte, contagio di bellezza contaminazione scambio, sembra programmato dal destino. Quando, diplomata infermiera, viene assunta nell’ambulatorio come assistente, la Mazzolini ha già maturato il suo gusto artistico seguendo negli studi uno dei fratelli aspirante pittore. Cosicché con lei, nello studio e nella raccolta dei Simonetti, entra lo spirito del nuovo tempo, l’Arte del Novecento con opere di artisti appartenenti al Movimento Spaziale fondato da Lucio Fontana, esponenti del Realismo esistenziale e di altre nuove tendenze, fino alla Mechanical Art di Elio Mariani.

Raymond Georgein, Rosa in piazza Duomo, 1959

I risvolti quotidiani che hanno accompagnato il divenire di questa collezione eterogenea che mescola bellamente stili e tempi come fa la vita col suo disordine, sono il filo conduttore della mostra Il dottor Simonetti e i suoi pazienti a cura di Manuel Ferrari e Susanna Pighi, visitabile fino al 16 marzo alla Galleria Biffi Arte di Piacenza. È una mostra spin-off  dell’esposizione permanente al Museo della Collezione Mazzolini di Bobbio: visitata la prima, non si potrà non voler vedere anche l’altra.

Le opere prestate a Piacenza sono 28 “pezzi” che subito trasportano nell’atmosfera dello studio Simonetti: a cominciare dal Proctologo di de Chirico sulla locandina quell’Esculapio che tiene in mano “ i ferri del mestiere” del dottore, medico curante dell’artista e dal Ritratto del dottor Simonetti (posto all’ingresso della Galleria) di Ercole Pignatelli, dove il soggetto è ritratto con il candido camice da lavoro. Procedere poi di sala in sala è come leggere un libro, ogni quadro un capitolo, come quel Cupolone con campanile di Ottone Rosai, consegnato a Rosa dall’autore stesso appena arrivato da Firenze, con la raccomandazione di “fare attenzione che il dipinto era ancora fresco di pittura”, e la mattina dopo, quel giorno del ’57, si viene a sapere che Ottone Rosai è morto durante la notte a Ivrea dove avrebbe dovuto presentare una sua mostra.

Ottone Rosai, Cupolone con campanile, 1957

Il resto della collezione si trova a Bobbio dal 2015. Ha voluto che fosse ospitato lì la stessa Rosa Mazzolini: ha fatto il lascito ponendo la condizione che “le opere possano essere viste da tutti”.

Lei, dopo la morte del marito, avvocato milanese, ora è tornata a vivere a Brugnello, il borgo dal quale si vede la bellezza selvaggia dei meandri del Trebbia, fiume lunatico che nasce in Liguria ma invece di andare a gettarsi in quel mare là fa dei suoi giri bizzarri per arrivare al Po nella Bassa Piacentina. E lì, non lontano da Brugnello c’è Bobbio: la Collezione si trova negli spazi dell’Abbazia di San Colombano, in quelle che un tempo erano le aule della scuola, l’unico posto dove i bambini dei paesi vicini, come lei, potevano allora andare a prendere “l’istruzione”.

Info: Galleria Biffi Arte Via Chiapponi 39, Piacenza, galleria@biffarte.it
Museo Collezione Mazzolini Bobbio, Abbazia di San Colombano, orari: telefono 351 7221207

Jonne Bertola, davanti al museo di Bobbio con il suo romanzo Swinging Giulia
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