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“Io rimo per un altro secolo”. La voce di Amelia Rosselli, una sera, a teatro

Le parole, certo. Parole sghembe, scomposte e ricomposteanarchiche, ipnotiche, sciamaniche, storpiate, quei “lapsus” come li definiva Pasolini (apprezzandoli), nella babele di idiomi che è la lingua poliglotta di Amelia Rosselli, esule peregrinante da un continente all’altro per gran parte della sua vita: “bisogna accogliere con simpatia il disordine delle parole” diceva.

Ma, ancora prima delle parole, ci arriva il suono. Che è l’origine, il nutrimento e il senso del suo fare poesia. Doveil cosa vuol dire è meno importante del dire in sé” (citando Gianni Celati), e forse non bisogna neanche cercare di capire tutto: “la poesia è fatto di liberazione, non di riflessione” scrive Amelia nel Diario in tre lingue del 1955/56) e dunque, meglio solo lasciarsi andare all’incanto foniconel fluire scabro e ammaliante di questa poesia che non ha coordinate, verso un suo centro, forse a una verità che non vuole essere programmaticamente detta, essere del tutto rivelata.

Dalla conoscenza della musica e dei musicisti dell’avanguardia europea del secolo scorso – studia teoria della composizione con Luigi Dallapiccola fautore del metodo dodecafonico di Schoenberg, frequenta Béla Bartók,  Berio, Maderna, Nono, Cage – nasce l’attenzione di Miss Rosselli (titolo del libro a lei dedicato da Renzo Paris, Neri Pozza 2020) per la struttura della poesia. Vuole farla uscire “dalla banalità del solito verso libero senza tornare ai metri tradizionali. Io rimo per un altro secolo” afferma. Affascinata dalle sperimentazioni musicali più avanzate si appassiona alla ricerca della musica nella poesia e viceversa.

Elena Bucci e Luigi Ceccarelli

Ed è questo il tema della performance Se resistere dipende dal cuore. Ascoltando Amelia Rosselli di e con Elena Bucci e Luigi Ceccarelliche arriva al teatro Rasi di Ravenna l’11 luglio dopo la recente rappresentazione nella Domus Aurea di Roma. La voce di Elena Bucci e i suoni di Luigi Ceccarelli si fondono tra loro in un crescendo di variazioni e improvvisazioni che utilizzano le risorse della tecnologia digitale: fanno poesia come la intendeva Amelia Rosselli, con incursioni della sua voce registrata dal vivo dallo stesso Ceccarelli, che l’ha conosciuta nel 1984 e la ricorda come “una vera artista del nostro tempo, per la quale la scienza e la conoscenza sono supporto imprescindibile della pratica artistica”. Quando Luigi mi ha fatto sentire la registrazione” aggiunge Elena Bucci ho avuto la conferma di quanto la voce possa raccontare un’anima. E di quanto diventi musica”.

Questa non è la prima volta in scena di Amelia Rosselli: nei suoi anni romani ha avuto abbastanza a che fare col teatro. Nel ’62 collabora con Carmelo Bene per le musiche di Pinocchio, ovvero Lo Spettacolo della Provvidenza  e del concerto-recital Majakovskij per il quale lei stessa fornisce come materiale di scena le bandiere rosse prese in prestito dalla sezione del Pci al quale è iscritta: le bandiere vengono bruciacchiate dall’anarchico Carmelo e appese al soffitto, quando la comunista Amelia gliele richiede per renderle alla sezione, Bene gliele indica: Eccole! Amelia sta fumando una sigaretta, si avvicina all’attore, che è a torso nudo per il gran caldo, e gli spegne la cicca sulla schiena. Da allora la poetessa musicologa Rosselli e l’attore regista Bene, pur con reciproca stima professionale, si daranno reciprocamente del pazzo/pazza per tutta la vita, “e soprattutto non mi ha pagata” ricordava lei.

Sono anni intensi. Dalla pubblicazione delle prime ventiquattro poesie sul Menabò di Elio Vittorini nel ’63 alla raccolta SleepSonno del ’92, scritta in italiano e in inglese, c’è di mezzo una produzione che fa di Amelia Rosselli una “star della poesia”. Sembra incredibile che riesca a scrivere tanto e a fare così tante cose (persino inventare, lei che predilige l’organo tra gli strumenti musicali, un “pianofortino”, un piccolo organo che fa realizzare dalla Farfisa di Ancona) mentre la malattia che le rode la testa e l’anima la costringe a prolungati ricoveri in cliniche psichiatriche. Cura del sonno. Elettroshock. Schizofrenia paranoide. Mania di persecuzione politica (dopo l’attentato del ’69 alla Banca dell’Agricoltura a Milano e gli attentati fra Milano e Roma comincia a credere di essere nel mirino della Cia e nell’88 scrive a Gorbačëv per chiedere asilo politico). Fantasmi. Ossessioni. Che possono avere molte cause: l’uccisione del padre Carlo accoltellato in Francia con il fratello Nello dai cagoulards per ordine di Mussolini e Ciano (Amelia ha sette anni), la morte prematura della madre che comunque, a lei, ha sempre preferito i fratelli, la perdita del carissimo amico Rocco Scotellaro, il poeta che le ha fatto conoscere i suoni della musica etnica, colpito da un infarto a trent’anni, quando lei ne ha 23. E gli amori non corrisposti. Nella sua vita l’amore è ”un sorriso obliquo fugace… è delusione amaraSmette di scrivere perché “non si deve scrivere quando non si ha niente da dire”. E lei è stanca. Troppo. Esce sul balconcino della sua casa romana in via del Corallo e si butta giù. Ci lascia la sua voce.

Elena Bucci in scena

Lo spettacolo: Se resistere dipende dal cuore al Teatro Rasi di Ravenna, info: tel 0544/249244

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