Che Poseidone sia il dio del mare è noto ai più, anche a quelli che hanno soltanto un’infarinatura di mitologia; ed è altrettanto noto che Poseidone è lo stesso dio che gli antichi Romani chiamavano Nettuno e che i bolognesi chiamano ancora oggi il Gigante.
Invece credo sia meno noto il fatto che Poseidone era anche il dio dei terremoti; veniva infatti chiamato Enosìctono o Enosigeo, che significa letteralmente Scuotitore della terra. Infatti nell’età del bronzo, probabilmente era proprio lui il più importante degli dei; in quei tempi antichissimi la coppia divina era costituita da Poseidone e Demetra, nei cui nomi micenei Po-Se-Da-Wo-Ne e Da-
Quando si impose l’ordine di Zeus e quindi il cielo divenne più importante della terra, a Demetra fu associato il culto della fertilità dei campi, mentre a Poseidone fu affidato il governo del mare, anche se, attraverso la forza dei terremoti, continuava a far sentire la propria terribile influenza sulle vicende degli uomini, qui sulla terra.
Non è un caso che al più importante, e quindi temuto, degli dei fossero associati i terremoti, specialmente in un territorio così sismico come le terre intorno all’Egeo. Secondo gli studiosi fu proprio una serie devastante di terremoti una delle cause principali della caduta della civiltà minoica e probabilmente anche Troia subì un sisma distruttivo, che provocò il crollo delle mura e la fine di quella città; e dal momento che uno dei simboli di Poseidone era proprio il cavallo, è realistico pensare che sia nata così la storia del cavallo di Troia.
Vi prego di credermi: questa non è una digressione inutilmente pedante ed erudita. Ho raccontato queste storie antiche per dire che il terremoto è un fenomeno naturale che ha sempre spaventato noi uomini, ci ha messo di fronte alle nostre debolezze, al nostro essere polvere. Io credo che sia giusto avere paura della natura e che anzi sia un errore molto grave non volerne avere, come troppo spesso facciamo noi. Uno dei peccati più gravi della modernità è proprio quello di comportarsi come se la natura non esistesse e di credere che gli uomini siano diventati più forti di lei.
Gli uomini dovrebbero sempre saper riconoscere i propri limiti. Questa umiltà di fronte alla natura l’abbiamo persa.
Badate bene, il mio non è un atteggiamento fatalista o rassegnato, ma credo sia necessario capire fin dove la nostra specie può arrivare.

Scrissi qualcosa a proposito nell’aprile del 2010, quando l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll bloccò il traffico aereo per un paio di settimane tra l’Europa e il nord America. Ricordate gli articoli preoccupati dei giornali in quei giorni? Pareva che stesse per iniziare la fine del mondo. Semplicemente non accettavamo il limite che ci era imposto dalla natura. È proprio indispensabile che ogni giorno, a ogni ora, si levino in volo centinaia di aerei? Forse no. Forse dovremmo imparare ad accettare che, a causa di un’eruzione vulcanica, ossia un fenomeno squisitamente naturale, gli aerei non possono viaggiare e noi non possiamo volare, che peraltro è un fatto innaturale. In quell’occasione – come in molte altre – la natura ci ha semplicemente fatto sentire la propria potenza e ha messo ordine dove noi uomini abbiamo creato disordine.
Anche i terremoti sono destinati a continuare e continueranno a essere imprevedibili. Anche su questo occorre accettare i nostri limiti umani e i limiti della scienza. Spesso ci culliamo nell’idea che tutto sia conoscibile, tutto sia prevedibile, ma non è così.
Nei giorni scorsi tutti noi abbiamo visto le drammatiche immagini del terremoto che ha colpito la Birmania e la Thailandia, anche se non abbiamo poi fatto molto caso all’incredibile numero di morti. In genere non ci occupiamo delle morti che avvengono così lontane dal nostro emisfero. La nostra attenzione è stata colpita da quello che è successo ai grattacieli, alle piscine costruite proprio lassù, sugli ultimi piani di quegli edifici che abbiamo costruito per sfidare il cielo.
Un terremoto può succedere: è nell’ordine delle cose, come ho detto. Ma dopo un terremoto bisogna ricostruire – possibilmente meglio di come è stato fatto prima – quello che è stato distrutto e ricominciare. Gli archeologi ci dicono che anche Troia è stata ricostruita, verosimilmente dopo aver fatto grandi sacrifici in onore di Poseidone. Immagino che sulle macerie di quei grattacieli ne costruiremo di ancora più alti, con piscine a sfioro ancora più sensazionali, perché questa è ormai la nostra natura. Aspettando che ritorni Poseidone.
Nella foto in alto, il Nettuno di Bologna (credit: Antonino Diano)
- Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui