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Allonsanfàn
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Prometeo, il giovane Marx e il mito del fuoco

In greco antico pyr è la parola che indica il fuoco e in questo termine ritroviamo una radice antichissima che esprime ciò che è puro o meglio ciò che rende puro. E infatti questo aggettivo italiano deriva etimologicamente, attraverso il latino, proprio dalla parola greca che indica il fuoco, mentre focus ha un significato etimologico molto più strumentale: è ciò che riscalda, ciò che cuoce.

Il fuoco quindi per gli antichi greci è un elemento capace di purificare, è qualcosa di sacro. È difficile in queste calde settimane estive associare questo significato al fuoco, mentre tante regioni mediterranee sono devastate dagli incendi.

Gli antichi greci raccontano che è stato Prometeo a donare il fuoco agli uomini, sottraendolo a Zeus. Anche Prometeo era un dio, ma più antico degli dei dell’Olimpo, di una generazione più vecchia rispetto a Zeus. Ha assistito alla sconfitta dei Giganti, ha visto Zeus spodestare il padre Crono e i nuovi dei prendere il potere, ma questo a Prometeo non importa, vede gli uomini soffrire e capisce che può fare qualcosa. Decide di rubare una fiaccola dal braciere che arde perennemente sull’Olimpo, la nasconde in una canna e la porta agli uomini. Sa che sarà punito, che Zeus si vendicherà, ma sa anche che quella fiamma rappresenterà per l’umanità l’inizio di un cammino che la condurrà lontano. La punizione di Zeus è terribile: incatena Prometeo alle rocce del Caucaso e ogni giorno un’aquila gli dilania il fegato, che si riforma durante la notte, in un supplizio infinito.

La storia di Prometeo ha affascinato gli antichi e i moderni, perché Prometeo fa quello che è giusto fare, è disposto a sfidare il potere pur di farlo, è disposto a sacrificarsi. Il giovane Karl Marx scrive:

La filosofia, fintanto che una goccia di sangue ancora pulserà nel suo cuore assolutamente libero, dominatore dell’universo, griderà sempre agli avversari con Epicuro: “empio non è colui che nega gli dèi del volgo, ma colui che attribuisce agli dèi i sentimenti del volgo”. La filosofia non fa mistero di ciò. La confessione di Prometeo: “francamente, io odio tutti gli dèi”, è la sua propria confessione, la sentenza sua propria contro tutte le divinità celesti e terrestri che non riconoscono come suprema divinità l’autocoscienza umana. Nessuno può starle a fianco.
Alle tristi lepri marzoline, che gioiscono della apparentemente peggiorata condizione civile della filosofia, essa replica quanto Prometeo replica al servo degli dèi Ermete: “io, t’assicuro, non cambierei la mia misera sorte con la tua servitù; molto meglio lo star qui legato a questa rupe io stimo, che fedele messaggero esser di Zeus”. Prometeo è il più grande santo e martire del calendario filosofico.

A un giovane rivoluzionario, credo possiamo perdonare questa enfasi, che oggi ci appare inutilmente retorica. Non è inutile però combattere ancora contro gli dèi del capitale e contro le lepri marzoline, sempre al loro servizio. Forse oggi il giovane Karl Marx ci direbbe che, come aveva fatto Prometeo, il fuoco si combatte con il fuoco, al fuoco bisogna rispondere con il fuoco. A chi brucia la Grecia noi dobbiamo rispondere non bruciando i loro palazzi, le loro belle case – anche se la tentazione di punirli in questo modo è molto forte e difficile da domare – ma facendo ardere le nostre idee e le nostre passioni. Noi sappiamo che il capitale ci infliggerà terribili supplizi e che, come dice il Prometeo di Eschilo:

non posso tacere né gridare la mia sorte, il mio essere.

Ma sappiamo anche che una volta che la fiamma è stata portata tra gli uomini non è più possibile tornare indietro, quella fiamma continuerà a bruciare e nessuno riuscirà a togliercela.

Nella foto, il Prometeo newyorchese del Rockfeller Center (Prometheus  by Esparta is licensed under CC BY 2.0)

  • Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui 
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