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Allonsanfàn
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Il Joker che ride disperato di Joaquin Phoenix

La risata, la serie di risate, dell’uomo a disagio, sghignazzante e esilarato dalla disperazione, interpretato da Joaquin Phoenix in Joker, hanno echi potenti e sembrano proiettare la storia di un miserabile clown di Gotham City, abbarbicato a sogni deliranti e a una madre possessiva, assai lontano da ogni tentazione fumettistica.

E però siamo a Gotham, la città dei Wayne, vale a dire di Batman. E però il film si normalizza mano mano che procede con un senso sempre presente più che di minaccia di cupa e macchinosa costruzione.

Phillips, regista delle notti da leoni e vincitore del Leone di Venezia, al termine del girato si trova tra le mani la storia di un super vilain, essendo entrato più che presto nel portone del cinema qualsiasi, senza mai vantare una svolta di trama imprevista o una capacità di visione illuminante che faccia volare il suo prolisso racconto (non è Nolan insomma).

C’è un altro però. Joaquin Phoenix regala agli spettatori e alle spettatrici una prova al limite dell’umanità, una prestazione insieme muscolare e, per quel che può rubare alla trama, di fulminea introspezione. È lui il meglio del film oppure è lui il film stesso, mondato dalle pecche. Possiamo mettere il suo Joker persino un gradino sopra degli altri due che l’hanno preceduto, il classico horror di Jack Nicholson e il sociopatico bipolare di Heath Ledger. L’Oscar più scontato del 2020.
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