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Emanuele Fiano, Il profumo di mio padre sopravvissuto alla Shoah

«Non si esce normali da quei luoghi, non si può reggere il ricordo di quelle pire, di quei corpi, di quelle umiliazioni e rimanere normali, non ci credo. E non credo neanche che possano essere del tutto normali i figli di chi ha visto quello che ha visto mio padre. Noi figli dei sopravvissuti alle camere a gas non siamo normali. Noi non abbiamo ascoltato solo parole dolci e tenere dai nostri padri, non solo favole ci è capitato di ascoltare, ma il silenzio impastato di lacrime e di urla di fronte a una fetta di pane nero come il loro; di fronte a un bambino che chiede moneta; di fronte a improvvise parole tedesche. Il padre che pensavamo invincibile e forte piangeva, taceva, scappava».

È un libro pieno d’amore e di dolore quello che Emanuele Fiano, oggi deputato del Partito Democratico, dedica alla storia del padre Nedo, uno dei più importanti testimoni dell’Olocausto, sopravvissuto ad Auschwitz. Il profumo di mio padre, l’eredità di un figlio della Shoah (Piemme), con prefazione di Liliana Segre, è uscito un mese dopo la sua morte, avvenuta il 19 dicembre 2020 a 95 anni.

Il profumo di mio padre (Piemme)

Un libro nel quale Emanuele Fiano racconta il padre, la sua tragica esperienza e, insieme, racconta se stesso e il suo essere figlio di un uomo che ha vissuto l’inenarrabile. I silenzi e la decisione di testimoniare del padre. Il tentativo di capire e la consapevolezza del figlio. La sofferenza di entrambi.

«C’è qualcosa di cui mio padre non parlava quando io ero bambino. Papà aveva buchi sulle gambe e un alluce mozzato; un numero misterioso marchiato sul braccio e spesso molte lacrime, ma non una parola che spiegasse quelle ferite e quel dolore. Auschwitz è stato per me, per lungo tempo, una sorta di non luogo della memoria della nostra famiglia. Una parola sconosciuta e da onorare; sacra, terrificante, ignota. Io sono cresciuto, da bambino, con la consapevolezza di un male esistito e terribile, inspiegabile e non spiegato, a cui sapevo di dovere l’assenza di nonni, nonne, zii e zie e cugini».

emanuele fiano
Emanuele Fiano

In questo viaggio nella memoria, in un percorso a ritroso che tocca eventi storici e personali, Emanuele Fiano introduce il tema dei figli della Shoah, che crescono circondati da persone che hanno vissuto quegli orrori: «Quando papà cominciò a raccontare io avevo 14 anni, era il 1977. Una sera in una conferenza disse che lui si era sempre portato dietro una valigia, da Auschwitz, e che quella sera aveva cominciato ad aprirla. Ho la sensazione che poi l’abbia passata a noi figli. Ho come l’impressione di essere diventato uomo proprio quella sera in cui papà cominciò a parlare in pubblico, e in cui la mia dimensione privata, di figlio, si dovette confrontare con la dimensione pubblica, quella del dovere collettivo della memoria».

Nedo Fiano
Nedo Fiano

Restano domande a cui probabilmente non sarà mai possibile dare risposta. «Cosa hai visto papà, mi chiedo, cosa non ci hai potuto raccontare dell’abiezione dell’uomo, delle sue paure, del terrore, della sua morte, del suo impazzimento, quante cose non ci hai raccontato? Per ritrosia, per amore, per paura. Per sconforto. Chissà come ha retto mio padre. Me lo chiedo spesso e me lo sono chiesto. Chissà cosa ha fatto e a quali compromessi è andato incontro, fin dove è arrivato, e chissà poi cosa ha pensato dell’uomo».

Resta l’impegno per la memoria. «Ho come la sensazione di una nuova memoria che papà solo in parte aveva narrato. Quasi un segnale mi pare, per dover scavare da solo e ancora, nella natura dell’uomo, indagare, continuare a cercare, ragionare e descrivere ogni singolo aspetto di quella parte di noi che fu il punto più basso raggiunto dall’uomo».

E resta il profumo. Quello del soldato americano nero, entrato nella baracca di Buchenwald dove Nedo Fiano era stato trasferito. Il soldato profumava del sapone Lifebuoy, e per Nedo Fiano è rimasto sempre il profumo dei liberatori e della libertà, e di cui si è sempre circondato nella vita. «Il profumo di mio padre» ricorda il figlio Emanuele.

Il libro. Emanuele Fiano Il profumo di mio padre, l’eredità di un figlio della Shoah (Piemme).

Foto di apertura: “Auschwitz-Birkenau” by Ministry of Foreign Affairs of the Republic of Pol is licensed under CC BY-ND 2.0

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