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Allonsanfàn
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Sulle nuvole con il cinema kitsch rock di Tommaso Paradiso

Le solite carriere rock o giù di lì: prima il top degli applausi, poi il flop della vita smeralda che abbatte i più sensibili. Così, dopo un grande hit, il cantautore di successo sprofonda in un’afasia alcolica da star in disarmo, scazzato e deluso dagli altri e da se stesso, si ritira per anni in un paese – a Cecina in provincia di Livorno, un omaggio a Piero Ciampi? – va a letto presto dopo aver imparato i segreti pseudo zen dell’orto dove le melanzane richiedono acqua sì, ma in fondo molto poca; infine, richiamato per un lavoretto nella capitale e subito finito alla deriva come un clochard, forse farà un altro giro di giostra, dopo aver incontrato di nuovo la sua ex amatissima e traditissima Franca – ora sposata a un medico buon samaritano e con due figli che sono dei tesori – per lei aveva tra l’altro scritto l’hit galeotto Francamente (ehm).

Paradiso canta Sulle nuvole nell’ultimo disco

Riuscirà il nostro antieroe Nic Vega (citazione da Alan Vega dei Suicide?) a ritrovare la musica e l’amore, entrambi mai più praticati, camminando Sulle nuvole come suggerisce il titolo del film e la nuova canzone, composta dopo aver fatto i gargarismi col bourbon in un clubbino e shakerato tutto quello che gli restava di buono e di ribelle nell’anima?

L’esordio alla regia del cantautore Tommaso Paradiso è un fotoromanzo pseudo rock, gonfio di cliché ripassati in salsa al Telegatto e di romanticismo un po’ macho ma non troppo, e percorso da “brividi caldi” kitsch (o si può osare dire che sono camp?) come le songs sue o della sua ex band, Thegiornalisti, ma di sicuro c’è che un po’ il fotofilm funziona e prende e, se no, funzionerà e prenderà, oggi al cinema (il 26, 27 e 28 Aprile, distribuito da Warner Bros. Pictures) e domani in streaming o in televisione.

La pecca maggiore dell’opera prima del musicista Paradiso è che in Italia non esistono credibili stazioni per una Via Crucis da maudit alla deriva e poi alla riscossa. Sarà mica glam portare Nic Vega a fare l’intervista a Radio DeeJay o a prendere gli “in bocca al lupo” (crepi) da Max degli 883, prima di un mega concerto tipo MTV Awards de Noiantri? Nel pubblico di celebs intanto fanno i sorrisetti Morandi (che si comporta da super giovane e riprende Nic col cellulare) e la Mannoia.

Ma Paradiso non teme il ridicolo degli arredi e dei sentimenti, lancia a briglia sciolta il bravo Marco Cocci nella parte forse di lui medesimo schifato dal business – non si capisce, e questo è il secondo o terzo punto debole del film, se il ribellismo di Nic nasca da problemi personali o da una rivolta non ancora articolata in un discorso di più vasto respiro – gli mette a fianco questa ex fidanzata divenuta virtuosamente borghese ma rimpiangente i tempi del pane e delle rose (una diligente Barbara Ronchi) e un manager in fondo pacioccone che guida la Citroën DS (Sergio Romano). Poi il neoregista dice ciak, e parte – con l’aiuto degli sceneggiatori Luca Infascelli e Chiara Barzini – tutto il baraccone. A voi.

Ps: ho considerato quella di Paradiso una storia in qualche modo rock o cantautorale, salvo poi accorgermi che ho ragionato per categorie vetuste dei tempi andati. Thegiornalisti stessi non sono mai stati i Nirvana e neanche i Måneskin (ehm) ma una più contemporanea formazione di compromesso tra canzone d’autore, canzonetta e chi lo sa. Noto a margine anche che una cinematografia rock di largo consumo in Italia non esiste, fatti salvi i conati epici di Ligabue, se non nei toni del grottesco. Forse perché… A voi.

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