Questo testo parla di libri. O per essere più esatti della distruzione del mondo dei libri. L’Istat informa che nel 2019 sono stati pubblicati 86.505 titoli. Quindi, anche se la stragrande maggioranza di essi finirà al macero, il problema pare non sia la produzione. Si scrive, si edita, si stampa come se fosse vino Prosecco. Tutto bene madama la marchesa? Non proprio. Provate voi ad ordinare titoli come Non c’è nessuna Itaca di Francesco Cataluccio (Humboldt Books). Io l’ho fatto i primi giorni di luglio, il 5 se non vado errato, telefonando al Libraccio di via Canonica, il mio attuale pusher di fiducia. La voce a cui ho comunicato l’ordine con bel garbo mi aveva avvertito che sarebbe stato necessario un po’ di tempo: sono piccoli editori, è un problema di distribuzione, ci sono poche copie a magazzino per via dei costi… (“Madama… veramente… in questo mondo Conciòssiacosaquandofosseché…il quadro non è tondo…”)
Lunedì 25 mattina ho nuovamente telefonato al pusher ordinando altri titoli, tra i quali anche Gulag di Anne Applebaum. È un titolo edito da Mondadori, non proprio un piccolo editore con problemi di magazzino e di distribuzione, eccetera eccetera. Mi è stato detto, con il solito grandissimo garbo, che la Applebaum non potevano ordinarla. E che per il Cataluccio avrei ancora dovuto avere pazienza. Ho annullato le prenotazioni e lunedì pomeriggio ho chiamato il signor Bezos (Amazon). Il Cataluccio è arrivato sul mio tavolo di lavoro prima di pranzo insieme a un altro titolo per il quale avrei dovuto avere pazienza. (I diritti della filologia, Gian Biagio Conte, Salerno Editore). La Applebaum poveretta arriverà invece la prossima settimana (che ci sia un sabotatore nostalgico del georgiano in magazzino?).
Sono in molti, specie quelli della sinistra con l’alfa privativo, a essere incazzati con Amazon e in particolare col signor Bezos. Eppure combattere le battaglie sbagliate a lungo andare è persino più nocivo che vincerle. Il confronto con il signor Bezos deve avvenire sul piano dei diritti sindacali, delle condizioni di lavoro, del rispetto della sostenibilità ambientale (eccetera eccetera) non su quello dei vantaggi per il consumatore. Si crea ricchezza solo se c’è crescita. E si cresce solo se cresce la produttività. Quest’ultima si promuove con la tecnologia, con lo sviluppo delle forze produttive, con l’innovazione e, dio santissimo, con la competitività. Ma chissà perché il verbo competere alla a-sinistra come alla destra-destra di questo Paese risulta persino più sgradevole della signora che insiste a occupare la corsia di sorpasso procedendo a non oltre ottanta km l’ora.
credit foto in apertura: “Jeff Bezos at startup school” by n8agrin is licensed under CC BY-NC 2.0.