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Allonsanfàn
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Le otto montagne di due amici in bilico sulla vita

Il tema di Le otto montagne è la costruzione del proprio destino, una presa di coscienza riguardo la vita che, per radici famigliari e sociali, sembra spettarci, senza la possibilità di fare un passo a lato, o di scegliere, ma siamo nelle condizioni di farlo?, un percorso diverso.

Tutto questo diventa la storia di due ragazzi – uno di città, l’altro di montagna (avete letto per caso Il grande Meaulnes?) – uniti da un rapporto difficile con i padri e con la loro lezione di vita, comprendente stoicismo impiegatizio, alpinismo romantico, lavoro operaio e ubriachezza violenta. I due ragazzi si trovano amici, a poco a poco, e poi di colpo, davanti alla montagna, sul Monte Rosa, condividendo un alpeggio ereditato e poi costruito insieme, pietra dopo pietra.

Il ragazzo di città, mentre gli anni passano, cercherà se stesso viaggiando in modo quasi scontato, girando per il Nepal e scrutando da vicino l’altra montagna, l’Himalaya, mentre il valdostano metterà in piedi una piccola impresa famigliare senza mai più scendere a valle. Mai più: ce la farà? I due diventano uno scrittore quasi famoso e un imprenditore di se stesso ma non cessano di essere amici nel profondo, senza chiacchiere, e di trovarsi ogni estate, quasi ogni estate…

Borghi e Marinelli (credit: Alberto Novelli)

Dal romanzo premio Strega di Paolo Cognetti, un film di raffinata semplicità in un compreso formato quadrato, e recitato da due attori in gran forma – Luca Marinelli e Alessandro Borghi, indovinate i ruoli – non fosse per qualche eccesso di pudore sentimentale tra maschi che si traduce in troppe pause non evocative. Del resto, il padre Filippo Timi al culmine dell’incomprensione col figlio, non grida ma si mette a balbettare. Le donne stanno in secondo piano, al massimo portano messaggi di guerra e pace, o figliano. Ma la storia è bella e attuale, simbolica senza smettere di essere reale, più ben girata che ben sceneggiata dalla collaudata coppia belga Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che si è portata via un premio a Cannes.

Se un vostro cugino discolo diserterà la proiezione e parlerà di una Brokeback Mountain all’amatriciana, alzate pure le spalle: forse ha ragione, ma può pure esserci amicizia maschile non queer, e sarebbe comunque narrativamente irrilevante se a un certo punto arrivasse il dottor Freud e strappasse i vestiti, o gli stracci, di dosso a Marinelli e Borghi. Buona passeggiata e divertitevi.

Di Paolo Cognetti abbiamo già parlato, qui e qui

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