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Allonsanfàn
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Lernet-Holenia torna in guerra con Marte in Ariete

Nel deserto confine tra Austria e Polonia, poco prima dell’invasione, un ufficiale austriaco, Wallmoden, vede passare un opulento treno di borghesi, un direttissimo con cuccette per la notte e carrozza ristorante, che corre tra i due Paesi quasi fosse ignaro della Storia che sta per scatenarsi. E pure l’ufficiale, annoiato dalla leva a scadenza cui si è ordinatamente sottoposto, non va al di là di una vaga inquietudine nel valutare il senso dell’apparizione – i passeggeri intravisti gli paiono significativamente dei fantasmi – né è in grado di dar retta ad alcuni luttuosi presentimenti. Tra l’altro: mai sottovalutare i presentimenti, per di più a favore di apparentemente sensati ragionamenti, per di più in un romanzo di Alexander Lernet-Holenia.

Invece Wallmoden continua a pensare al suo ritorno a Vienna – nel tal giorno stabilito, cascasse il mondo, appunto – e alla chance di rivedere Cuba Pistohlkors, una misteriosa e sfuggente dama assai desiderata. Niente da fare. Il nostro ufficiale, come scopriamo a poco a poco, si trova in preda alle beffe e ai fraintendimenti di quel “mondo intermedio” dove (copiando un risvolto adelphiano) “gli spiriti e i corpi, la vita e la morte, il passato e il futuro amano scambiarsi le parti”, ovvero nella terra dove nascono e vivono in una sorta di sofisticato incanto le storie di Lernet-Holenia.

Particolare cruciale: qui si tratta dello scatenamento del secondo conflitto mondiale e il romanzo di Lernet-Holenia, apparso in tempo di guerra sulla innocente rivista Die Dame (con il titolo sviante di Die blaue Stunde, cioè L’ora blu), venne bloccato per disfattismo dal Ministero della Propaganda nell’edizione di S. Fischer Verlag: le 15 mila copie stampate e mai distribuite finirono distrutte nei bombardamenti di Lipsia. Recuperato fortunosamente il manoscritto, Marte in Ariete diventerà libro soltanto nel 1947.

È cruciale pure notare che, per quanto ostile a Hitler, Lernet-Holenia non ha scelto l’esilio dopo l’Anschluss, come altri scrittori e intellettuali austriaci e tedeschi. Anzi: ufficiale nella Prima guerra mondiale, torna in divisa nella Seconda, da cui matura l’esperienza in parte raccontata in Marte in Ariete. Arruolato nella Wehrmacht, rimane subito ferito, viene rimpatriato a Berlino e nominato capo del tranquillo ufficio cinematografico militare.

Comunque: se si avverte oggi un fuori sinc tra l’atrocità dei crimini di Hitler e l’opposizione del viennese, che può essere giudicata blanda, c’è una plausibile spiegazione. Lernet-Holenia, che nessuno si immaginerebbe fare il volgare passo dell’oca, è un uomo e uno scrittore di altri tempi, di un altro tempo, precedente il suo. Semplificando: Lernet-Holenia trascorre la sua esistenza di uomo e di artista in un lutto che precede il nazismo, quello per la scomparsa della grande Austria. Rimpiange il cosmopolitismo aristocratico del colto e poliglotta Centro Europa che fu il sistema nervoso intellettuale del regno degli Absburgo. Al contrario di Joseph Roth, proveniente dalla classe mercantile austro-polacca, Lernet-Holenia è un aristocratico individualista, un ex ufficiale appunto e uno scrittore fortemente rivolto alla Vienna fin de siècle e ai suoi -ismi: impressionismo, simbolismo, estetismo…

Lernet-Holenia non è (e non vuole esserlo mai) uno scrittore politico e, prima e dopo l’eclissi del tempo di guerra, vive il successo mondano con i romanzi e i testi teatrali – uno di questi firmato con Stefan Zweig – e conduce una brillante esistenza, stabilendosi tra l’altro con la moglie nel palazzo imperiale di Vienna.

Lenet-Holenia nel 1947

Marte in Ariete, forse perché inscritto nella rêverie di un’altra Austria, vive i momenti migliori nello stato di allucinazione in cui versa il protagonista, immerso in un clima onirico che può addirittura richiamare Schnitzler. Più riuscito nell’episodio militare – riflesso nella stupenda pagina che parla della migrazione dei granchi – è meno appassionante nel risvolto sentimentale. Il personaggio della baronessa Cuba Pistohlkors, disegnato su una figura reale appartenente a un circolo di liberi pensatori, è però vivo nel suo cliché di nevrotica donna libera dalle convenzioni. Chiuso il romanzo, si può  serializzare il piacere di leggere Lernet-Holenia: ci sono una dozzina di sue opere in edizione Adelphi, risonanti con numerosissime altre di lingua tedesca, come si evince ad apertura di catalogo, riguardo vita ascesa e caduta di un impero o, se si vuole, di un’idea del nostro vecchio mondo.

Alexander Lernet-Holenia, Marte in Ariete, Adelphi, traduzione di Enrico Arosio

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