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Allonsanfàn
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In caso di necessità, tagliare il nodo

Quando i Frigi non avevano ancora un re, un antico oracolo predisse che il primo uomo che fosse entrato nella loro città su un carro trainato da buoi sarebbe stato investito di tale potere. Come era facilmente prevedibile, fu un contadino il primo a giungere in città su un carro e questi divenne re. Il carro di Gordio – così si chiamava quel contadino – fu legato a un palo, assicurandone la stanga con un intricato nodo di una corda ricavata dalla corteccia di corniolo. Tempo dopo, un altro oracolo profetizzò che l’uomo che fosse riuscito a sciogliere quel nodo avrebbe dominato su tutta l’Asia minore. Quando, nella primavera del 333 a.C., Alessandro Magno arrivò in quell’antica città, avendo l’ambizione di dominare sull’intero oriente, dopo aver capito che il nodo non poteva essere sciolto, lo tagliò con la sua spada; e la profezia si compì.

Nella foto, Alessandro taglia in modo di Gordio, Jean-Simon Berthélemy ca. 1767

Ho raccontato questa storia perché il potere ha sempre avuto la tentazione di annullare la complessità del mondo, di semplificare – magari con un taglio netto – quello che gli appare troppo difficile da risolvere. Da diversi anni semplice è uno degli aggettivi preferiti e più utilizzati nella retorica politica. C’è anche un ministero della semplificazione.

A me questa affannosa ricerca della semplicità suona un po’ sospetta. Come la spada di Alessandro.

Il governo di una società come la nostra, in cui ci sono tanti interessi, spesso contrapposti, deve per forza di cose essere complesso. Perfino un manicheo come me, uno che divide il mondo in buoni e cattivi, sa che in mezzo tra questi due poli c’è sostanzialmente di tutto. Per anni abbiamo pensato che creare nuove industrie avrebbe significato creare nuovi posti di lavoro, poi ci siamo accorti che significava anche ridurre le risorse del pianeta e aumentare l’inquinamento. Produrre più cibo potrebbe sfamare il mondo, ma aumentare la produzione di cibo richiede un’energia che il nostro pianeta non può produrre e sopportare. E potremmo fare molti altri esempi. Una società vive inevitabilmente di conflitti, le nostre famiglie vivono di conflitti, noi siamo cresciuti anche contrapponendoci ai nostri genitori, così come loro sono cresciuti contrapponendosi ai loro. Questo è qualcosa che non può essere semplificato, può essere studiato – anzi deve esserlo – e deve essere usato come una risorsa. Non esistono soluzioni semplici, esistono soluzioni più o meno giuste, più o meno democratiche, più o meno condivise.

La tecnologia semplifica la vita in molti campi, ad esempio migliora il nostro modo di lavorare, perfino di noi burocrati della pubblica amministrazione. Certo la burocrazia è stata creata per essere complessa, fumosa, volutamente oscura, perché così poteva essere utilizzata come uno strumento per tenere sottomessi i cittadini. E quindi semplificare la burocrazia è giusto e necessario. Io ovviamente sarei contento se davvero bastasse un clic per scoprire tutti gli evasori fiscali che ci sono nel nostro paese, però credo che sia davvero importante sapere chi è che spinge quel bottone e soprattutto come è stata impostata e programmata quella macchina. E questo non è una questione tecnica, ma tutta politica, tutta democratica, tutta legata alla conoscenza e alla consapevolezza delle persone.

Un paese democratico è per forza di cose complesso, perché la democrazia è in sé complessa e complessi sono i meccanismi affinché possa funzionare nel miglior modo possibile. Voler ridurre la complessità della democrazia a questa pretesa semplicità significa sostanzialmente ridurre tutto al pensiero unico, significa dire ai cittadini che è meglio che loro non pensino, perché adesso ci penseranno “lor signori”.

Essere di sinistra credo significhi anche – tra le tante cose – battersi non per annullare la complessità, ma per dare a tutti – o almeno al maggior numero possibile di persone – gli strumenti per capirla, per interpretarla, per fare in modo che questa complessità porti vantaggi e non svantaggi, giustizia e non ingiustizie.

Personalmente non ho mai sognato un’Italia più forte – anche perché quello è un sogno da fascisti – e soprattutto non ho mai sognato un’Italia più semplice, per questo non voglio che questi novelli emuli di Alessandro mettano mano alla Costituzione, che è nata proprio per reazione a un regime che voleva un paese forte e semplice. Per questo dovremo pensare a come costruire un’Italia più onesta, più intelligente, più giusta, più solidale. E più complessa.

Nella foto, il nodo gordiano in una stampa olandese

  • Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui

 

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