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Allonsanfàn
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A Roma, il 12/9: il cronista fa il cantastorie in piazza per ricordare Davide Cervia

Ho conosciuto Gianluca Cicinelli un paio di anni fa, lavorando in un rudimentale magazine online di notizie e, dall’impegno con cui si sobbarcava ogni sorta di grana, ho capito che fa parte di quei giornalisti (forse nati) che toccano bene la palla di prima ma sono pure capaci di mettersi una squadra sulle spalle.

Di lui che, non per caso, ha un lungo passato di informazione alla radio, ho capito una cosa: ama parlare con gli altri, comunicare. Ed è capace di farlo in vari registri: sa documentarsi con puntiglio per scrivere dei misteri d’Italia (è la cosa che più lo appassiona) ma anche cazzeggiare su come si passa un’estate condita al Covid, può ricordare negli infimi dettagli la storia di campioni sfortunati o personaggi da decenni spariti nell’oblio, come commentare in modo tagliente la politica del giorno.

Ho saputo ora che Gianluca va in piazza, stanco forse anche di non trovare giornali o siti su cui scrivere cose più lunghe di una didascalia. Ci va davvero, a raccontare una delle storie buie del Malpaese, una di quelle che sa meglio, perché gli fa compagnia da una vita. Ma lascio volentieri a lui la parola per capire il perché di questa scelta espressiva (Luca Martini)

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Ho dedicato due libri inchiesta, Il caso Cervia e Un mistero di Stato (con Laura Rosato), e molte energie al rapimento di Davide Cervia con il Comitato per la Verità che abbiamo costituito tanti anni fa insieme ai suoi familiari.

Il 12 settembre saranno 30 anni esatti dal suo rapimento. Per l’occasione ho scritto un testo che s’intitola L’Anti Ulisse, un racconto da narrare per strada, alla maniera degli antichi cantastorie, con immagini e musica.

Lo rappresento all’aperto il 12 settembre alle ore 20 in piazza San Silvestro. Molte altre iniziative artistiche per ricordare Davide Cervia si terranno lo stesso giorno e  domenica, con dei murales realizzati da street artist.

Ragionare intorno a un’assenza a partire dalle presenze. L’assenza è quella di Davide Cervia. Le presenze sono invece quelle di Marisa Gentile, Erika Cervia, Daniele Cervia, Alberto Gentile e Lina Gentile.

Con loro in questi trent’anni abbiamo costituito un tessuto di solidarietà e affetto profondo, un dono che la vita mi ha concesso tra diversi altri, sono una persona fortunata. Un legame forte e nobile che ci ha portati a conoscere molte altre belle persone in questi trent’anni trascorsi in giro per l’Italia a raccontare di altre presenze, molto brutte e disonorevoli per uno stato di diritto, di magistrati inerti, di carabinieri in malafede, dell’oscuro operato della Digos, dei depistaggi del Sisde e del Sismi, dei militari reticenti, di documenti falsificati, del ruolo sporco giocato dai servizi segreti francesi, di come queste presenze “maledette” hanno tentato di tapparci la bocca in ogni modo.

Non ci sono riusciti e la loro attività è stata smascherata da un’entità piccolissima ma determinata di cittadini semplici raccolti nel Comitato per la Verità su Davide Cervia. E così, cercando una persona che non ho mai conosciuto in vita mia, ne ho trovate tante che non si sono rassegnate a che un uomo sparisse di colpo, cancellato dalla gomma invisibile della ragion di stato.

Dopo molte traversie e guai giudiziari, violenze psicologiche e materiali alla famiglia di Davide, siamo riusciti a far scrivere la verità per quello che è: Davide Cervia è stato rapito da un paese straniero per la sua perfetta conoscenza operativa del sistema antimissile Teseo Otomat, che lo stato italiano ha venduto a 64 nazioni.

Oggi, dopo trent’anni, questa verità è scritta nero su bianco su una sentenza della Procura Generale di Roma. Così come i depistaggi e le omissioni di stato del ministero della Difesa e di quello di Grazia e Giustizia sono stati accertati e condannati dal Tribunale civile di Roma. La nostra lotta ha avuto successo ma Davide Cervia non è più tornato e questo dramma umano non troverà mai giustizia in nessun tribunale. L’assenza resta.

Il fotografo Alfredo Covino è stato il primo a cogliere in senso artistico questo messaggio che alla spy-story internazionale ha sovrapposto il racconto dell’animo umano. Ha mostrato il dolore, la sottrazione, le lacerazioni affettive provocate da questa ingiusta assenza con il progetto Il Caso C, un percorso fotografico presentato in una mostra lo scorso anno, che sta per essere raccolto in un libro. Grazie ad Alfredo Covino e alla sua capacità di utilizzare l’immagine non iconografica come chiave di lettura dell’umanità, ho riflettuto sulle modalità del racconto del caso Cervia e delle altre vicende dolorose italiane ancora in cerca di verità.

L’intreccio misterioso, l’inchiesta giornalistica, da sola non basta più a rendere la totalità del dramma di famiglie a cui sono stati sottratti definitivamente gli affetti più cari. L’inchiesta giornalistica seppure fondamentale per la ricerca della verità lascia fuori, per forza di cose, l’umanità dolente dei protagonisti. E neanche, senza nessuna polemica ma per una diversa lettura degli intrecci tra vite umane, il teatro civile che si è affermato negli ultimi anni riesce a rendere completamente nell’immaginario popolare la complessità, la sofferenza della carne e dell’animo che si cela dietro le vicende misteriose italiane.

Nasce così l’idea di raccontare con la semplicità degli antichi cantastorie una storia di persone altrimenti troppo complessa per essere risolta con lo strumento del giornalismo, con la cronaca pacificatoria della vittoria dei buoni contro i cattivi. Non c’è pacificazione perché non c’è più Davide, che come Ulisse ha viaggiato per mare ma non è tornato a casa.

Non c’è pacificazione perché Marisa al contrario di Penelope non è rimasta a casa aspettando il ritorno del marito, ma è andata in giro per l’Italia gridando al mondo la più semplice delle domande: come è stato possibile? Non c’è pacificazione perché Erika e Daniele sono cresciuti senza il padre nonostante Davide fosse in buona salute e sognasse un futuro felice per loro. E allora si torna per strada, armati soltanto di una voce e una chitarra, riprendendo la tradizione dei cantastorie del XIX secolo, a raccontare con parole semplici ed epiche allo stesso tempo L’Anti Ulisse.

Ritratto del cronista come cantastorie

DOVE E QUANDO 12 settembre, ore 20, piazza San Silvestro a Roma, L’Anti Ulisse – il viaggio di Davide Cervia, racconto di strada per voce, chitarra e immagini.

Le strade di Roma raccontano la storia di Davide Cervia nel 30esimo anniversario della scomparsa si svolge con una serie di manifestazioni tra cultura e informazione in due giornate, sabato 12 e domenica 13 settembre. Il programma completo, qui

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