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Allonsanfàn
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Chen Zhen all’Hangar Bicocca. La prima mostra che torneremo a vedere

Jardin-Lavoir è un’istallazione costruita con undici letti che diventano vasche, dove l’acqua cade goccia a goccia, silenziosa e discreta, su televisori, utensili, libri, vestiti e giocattoli. La cosa più delicata al mondo, contro il metallo e il legno compie un’azione modesta ma costante ed efficace.

Nella tradizione del pensiero cinese, per raggiungere la saggezza non esistevano comandamenti da seguire ma, con un’azione altrettanto costante ed efficace, ciascuno doveva raggiungere il vuoto nella mente e nel corpo e conservare una rigorosa tranquillità. L’acqua scorre e lava e ricorda che esiste una possibilità di salvezza. La stessa che raggiunge il saggio rispondendo con la bontà a colui che è buono e a colui che non lo è.

Jardin-Lavoir è una delle oltre venti installazioni dell’artista cinese Chen Zhen, esposte a Milano, al PirelliHangarBicocca. Nato a Shanghai nel 1955, celebrato dai più importanti musei del mondo, muore a Parigi nel 2000 a causa di una malattia del sangue che ne ha segnato la vita di uomo e di artista.  Le sue installazioni nascono sovente dall’assemblaggio di oggetti di uso quotidiano. Hanno dimensioni maestose, anche se, forse, gli si può rimproverare un eccesso di visionarietà.

Nell’offrire gli oggetti decontestualizzati, Chen Zhen scatena un corto circuito nella coscienza dello spettatore (da qui il titolo della mostra) che su quelli ha costruito la sua sicurezza e che si è scordato come, senza negarli, sia possibile distaccarsene. Questo artista cinese, dalla vita breve ma dall’intensa produzione artistica, con modi struggenti e silenziosi ci mostra la vita e la solitudine delle cose nel momento in cui tornano a essere solo tali.

Il significato dell’identità in un mondo globalizzato è uno dei grandi temi che Chen Zhen affronta, accanto al difficile dialogo tra Oriente e Occidente e alla lontananza fra l’armonia naturale e il mondo costruito dall’uomo.

L’uomo saggio si stacca dalle cose, dalle opinioni su di esse e dal desiderio compulsivo nei loro confronti. Chen Zhen ci accompagna, attraverso le sue opere, a recuperare uno spazio tra noi e gli oggetti e, con esso, a recuperare la nostra interiorità. Nelle mani dell’artista le cose diventano segni di un linguaggio che nasce da un pensiero profondo.

Come spesso accade quando lo sguardo si posa su opere non immediatamente decifrabili, è comprensibile che nascano dubbi o perplessità.

In un’altra installazione, Daily Incantations, 101 vasi da notte sono appesi a una struttura a semicerchio di legno con, al centro, una grande sfera costruita con cavi di metallo e dispositivi elettronici, simbolo del mondo moderno e degli scarti che esso produce. Inutile fingere che pensieri o prodotti dell’arte così diversi e lontani dalla nostra tradizione occidentale ci appartengano. Tuttavia essere consapevoli di questa limitazione è il primo passo per scoprire realtà nuove, che possono renderci migliori.

Da vedere (speriamo presto). Rigorosamente in presenza, nel buio dell’Hangar, lontani dal mondo là fuori.

La mostra: Chen Zhen, Short-Circuits. A cura di Vicente Todolì, Pirelli HangarBicocca. Fino al 2 giugno 2021. La mostra milanese è ritornata visitabile di persona. Consigliamo di  consultare in ogni caso il sito per essere aggiornati su prenotazioni, orari e giorni di apertura in relazione all’emergenza sanitaria.

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