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Allonsanfàn
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Finalmente la Nouvelle Vague. C’è un Effetto Truffaut in streaming su Raiplay

C’è su internet un sito bellissimo che si chiama Raiplay.it e lì, dopo qualche clic, appare luminosissima una sorta di retrospettiva online sul grande cineasta francese François Truffaut, intitolata Effetto Truffaut. Di questi tempi è come vivere un sogno di fronte allo schermo (solo del pc). Siamo fortunati.

Scrivere di monsieur François Truffaut è come nuotare nel bel mezzo dell’oceano, vuol dire tuffarsi nella Paris degli anni Cinquanta, nella Nouvelle Vague francese che cambiò il senso del cinema stesso, nei mitici Cahiers du Cinéma (quaderni oggi un po’ sbiaditi) e nel cinema vero tutto intero.

Andiamoci piano.

In quegli anni lì c’erano dei tipi come Claude Chabrol, Jacques Rivette, Jacques Demy, Eric Rohmer, Jean-Luc Godard, oltre a François Truffaut, che stavano lì in ufficio a Paris, coi telefoni col filo e les Gauloises senza filtro in bocca, a scrivere articoli di critica cinematografica e sceneggiature di film che faranno poi la storia del cinema.

Proprio il giovane Truffaut sarà lo sceneggiatore di Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960), il film che venne poi identificato dalla critica come portabandiera di una corrente cinematografica tutta nuova, la Nouvelle Vague appunto.

Dopo la guerra, durante i più grandi cambiamenti sociali in Europa (per non dire urbani, architettonici, economici e politici) i registi, gli attori, fotografi e decoratori scesero per strada, nelle piazze e soprattutto nelle periferie urbane dai silenzi eloquenti, a filmare decori non più ri-creati in studio, ma già lì pronti, a fare da sfondo a storie di una nuova umanità cinematografica.

Jean-Luc Godard, Fino all’ultimo respiro (1960)

Più poetico del cinema classico antecedente (che era girato in studio), il cinema di quel periodo sembra più vero della realtà, più centrato sulla condizione umana rispetto a qualsiasi altra espressione artistica, proprio perché manifesto in movimento della condizione umana del cittadino moderno. Cocteau scrisse in quegli anni che il cinema è una bugia che dice la verità. Vedere oggi un bel film in uscita è sempre un po’ come tornare a quegli anni d’oro, e ammettiamolo, con un filo di romanticismo nostalgico.

Bell’ambiente insomma. Paris era la culla culturale d’Europa, ed erano gli anni Cinquanta. Erano tutti lì a chiedersi qu’est-ce que le cinéma? (che cos’è il cinema?), titolo del libro-faro sulla teoria del cinema, scritto nel 1958 da André Bazin, maestro dirigente di tutta quest’orchestra di signori. Quel libro è ancora oggi una piccola bibbia per cinefili e curiosi.

François Truffaut, Jules e Jim (1962)

I film sulla piattaforma sono dieci, restaurati e disponibili anche in lingua originale con sottotitoli in italiano: dai più classici I 400 colpi (1959), Jules e Jim (1962), La signora della porta accanto (1981), e poi anche Baci Rubati (1968), Le due inglesi (1971), La calda amante (1964), Tirate sul pianista (1960), Mica scema la ragazza (1972), L’amore fugge (1979) e Finalmente domenica! (1983) .

Sul divano con noi ci sono Jean-Pierre Léaud, Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Charles Aznavour, Fanny Ardant, Jean-LouisTrintignant.

Nella foto in alto, un frame da Effetto notte di François Truffaut 

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