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Italia, i giorni della droga. Fra libri e docu ecco come si è arrivati a SanPa. Parte prima

C’è un prima e un dopo SanPa. Il dopo è quello che è successo negli ultimi anni e cosa è oggi la droga in Italia. Partendo dalla docuserie di Netflix sarebbe stato bello se i giornali l’avessero raccontato. Ma, come ha osservato Riccardo Gatti, psicoterapeuta esperto di dipendenze, la discussione è ferma agli anni ’90. Alla fine siamo sempre lì, Muccioli è un santo, Muccioli è un criminale.

Però c’è anche un prima da raccontare per capire come la droga è arrivata in Italia e come si è sviluppato il mercato degli stupefacenti. Così mi sono fatto qualche domanda alla quale ho cercato di dare risposta attraverso libri, articoli, mettendo mano al mio archivio e recuperando qualche video. Nessuna “inchiesta”, perché le parole bisogna usarle in modo appropriato, ma un excursus per raccontare una storia intricata con qualche buco nero che parte da lontano e per anni in Italia non ha un grande risalto.

Per tutta la prima metà del Novecento, infatti, in Italia si parla anche di stupefacenti, ma la grande minaccia è rappresentata dall’alcolismo. Il business però inizia a fare gola soprattutto quando gli Stati Uniti hanno la bella pensata di rimandare in patria Lucky Luciano, mente raffinatissima, che con altri colleghi espulsi dà il via al traffico di droga dall’Italia. Curiosamente, l’Italia non imparò nulla da questa storia visto che per combattere la mafia istituì il provvedimento del soggiorno obbligato che contribuì a diffondere la presenza di Cosa nostra nella Penisola.

Come racconta Paolo Nencini nel libro La minaccia stupefacente il boss la materia prima la acquista anche da alcune case farmaceutiche italiane.

Poi, verso la metà degli anni Cinquanta il filone si esaurisce perché viene varata una più rigorosa normativa riguardo la produzione di sostanze stupefacenti per uso medicinale.

Ma in quegli anni i mafiosi sono liberi di muoversi tanto che nel 1957 c’è la famosa riunione all’Hotel des Palmes di Palermo tra le famiglie siciliane e americane senza che nessuno intervenga. In quella riunione Tano Badalamenti, che sviluppò poi il modello internazionale del traffico della droga imitato anche dai Narcos, convinse gli americani a dirottare gli investimenti previsti per trasformare Cuba ormai in mano a Fidel Castro in un narco-paradiso verso la Sicilia, come racconta Piero Melati nelle straordinarie pagine de La notte della civetta. “Pizza connection, la rete planetaria della droga fondata da Tano Badalamenti resta un modello insuperato”.

La droga di riferimento all’epoca era l’eroina, più apprezzata dal mercato, mentre per la cocaina bisognerà aspettare l’arrivo sulla scena di Pablo Escobar che, come racconta la prima puntata di Narcos su Netflix, fu avvantaggiato dalla caccia che Pinochet diede ai trafficanti cileni e dalla loro fuga in Colombia.

Tornando all’Italia, una data fondamentale è il 17 giugno 1971 quando Nixon fece un famoso discorso televisivo per annunciare la guerra alla droga. L’iniziativa produsse risultati negli Usa ma provocò la riorganizzazione della filiera e la ricerca di nuovi mercati da parte dei trafficanti. Era venuto il momento dell’Europa.

Fino ad allora, secondo il documentario Storia proibita del ’68 – Storia della droga in Italia, le esperienze di droga riguardavano un po’ di cocaina diffusa nei ceti alti e molto costosa (se ne parla anche all’epoca del caso Montesi del 1953), le anfetamine delle quali si era fatto largo uso durante il boom economico, con i giornalisti grandi consumatori, e poi droghe leggere ed eroina.

Ma le formazioni di estrema sinistra non erano così aperte al consumo di droga. Se c’era chi la canna se la faceva tranquillamente, altri sostenevano che la droga era un intrattenimento borghese che distoglieva i giovani dalla rivoluzione.

I numeri dell’epoca sono irrisori. Nel 1971 i sequestri di eroina da parte delle forze dell’ordine ammontano a un kg e Vanessa Roghi, nell’articolo scritto per lo speciale di Domani su SanPa, cita il sociologo Guido Blumir che parla di 560 tossicomani sotto i 25 anni a Roma nel 1970 fra i quali però l’eroina è praticamente sconosciuta. Nel 1974 si avrà il primo morto a Udine.

Nonostante questo, scoppia un bailamme quando il 21 marzo 1970 la polizia irrompe nello New Sporting club di Roma, un barcone sul Tevere indicato come una centrale dello sballo. I giornali si buttano a pesce e parte la demonizzazione della figura del capellone, si parla di droga e di donne che si spogliano dove avere fumato. Dopo tre anni si scopre che era stato sequestrato mezzo grammo di hashish.

Una cosa simile succederà nel 1978 a Milano quando fu chiuso Macondo, uno spazio alternativo dove vennero anche trovati falsi biglietti Atm con l’indicazione “Vale uno spino”. Memorabili i titoli della Notte, il quotidiano del pomeriggio, di quei giorni.

Intanto la tragedia stava prendendo forma. (continua)

Credit “Drogas” by jgoge is licensed under CC BY 2.0  “Eroina generica” by Radio Alfa is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

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