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Allonsanfàn
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Fake Reviews. Da Sisto V alla Raggi, metti il sampietrino, togli il sampietrino

Ma davvero pensavate che i romani, popolo molto pratico, sarebbero riusciti a conquistare il mondo con una città pavimentata dai sampietrini? Immaginate Marco Furio Camillo che a Brenno rispondeva “Non con l’oro ma con i sampietrini si riscatta la gloria di Roma!”, dai non sta in piedi. E infatti non sta in piedi chi cammina sui sampietrini a Roma, è facile cascarci, è un trucco sponsorizzato da papa Sisto V verso la fine del sedicesimo secolo. Quel papa, che per impedire ai romani di cadere in tentazione li fece cascare direttamente per terra grazie ai sampietrini, arrivò a pavimentare 120 strade, a partire da piazza San Pietro, con questi cubi dalla base di 12 cm, alti 17 e pesanti 3 chili circa. Per noi indigeni sono “serci”, dalla selce da cui sono ottenuti, e “Allustra li serci” significa camminare oziosamente, andare serenamente a zonzo senza fare niente, cioè noi romani come siamo visti nell’immaginario dei popoli viventi, disgraziatamente per loro, all’esterno del Grande Raccordo Anulare. Ogni tanto arriva un politico che ci casca e quindi ritorna la questione: toglierli o lasciarli?

Stavolta però la decisione è presa: non ci saranno più sampietrini sulle vie storiche del centro della capitale. Magari la giunta Raggi non passerà alla storia come quella che tolse la mondezza, ma come quella che tolse i sampietrini sì. Ne sono rimasti pochi nel centro storico di Roma ma forieri d’incidenti, cadute e danni ai veicoli. Purtroppo ancora non si registrano danni permanenti a chi va in monopattino, ma ci stiamo lavorando. Secondo la sindaca Virginia Raggi i sampietrini pregiudicano la sicurezza del traffico. Che simpatica umorista! Sì, in effetti, se trovi un autobus che passa sui sampietrini per i sobbalzi rischi il parto prematuro o danni permanenti all’osso sacro, ma noi siamo previdenti e quindi dalla città sono stati eliminati direttamente i bus pubblici per impedire questi incidenti. Va anche detto che la Raggi è la terza volta che annuncia la smobilitazione dei sampietrini in favore dell’asfalto, la prima nel 2018, in precedenza nel 2019. Quando trovate una buca a Roma però non prendetevela con gli antichi romani ma con i romani contemporanei che votano giunte con vocazione urbanistica “Emmental”.

Il “serciarolo” per sistemare il sampietrino usa il “mazzabecco”, un martellone di legno alto più di un metro e pesantissimo. Asso de coppe, Tripicchia, er Gallo, Mandrella, er Vaccaretto, erano i più famosi artisti del sampietrino romano, coloro che hanno sistemato tutta la vecchia rete di sampietrini come la conoscevamo a. r. (ante Raggi). Ancora oggi senza il mazzabecco conti poco a Roma, è uno strumento che può rivelarsi utile non solo per strada ma anche negli uffici pubblici per convincere l’impiegato che quel certificato che deve rilasciarti è un tuo diritto e non una sua concessione, il mazzabecco in questi casi aiuta a stemperare le polemiche. Ma come dicevamo esiste anche il partito della conservazione che si oppone alla rimozione del sampietrino, ponendo domande sulla conservazione dell’identità storica cittadina e su come valorizzare il prezioso “sercio”. Un problema che ci ponemmo in molti già negli anni ’70, trovando un modo, forse discutibile ma sicuramente efficace, per valorizzare il sampietrino.

Ultimo mohicano, sampietrino in mano, solo qui nella via, e la barricata dove l’han portata?, non c’è proprio più. Ultimo mohicano, sampietrino in mano, non c’è più polizia, ora a chi lo tiro?”. Così l’artista Gianfranco Manfredi spiegava qualche anno fa un utilizzo non appesantito dal modello urbanistico classico del sampietrino nel ventesimo secolo. Era una lavorazione complessa, perché per non provocare danni al sampietrino questo doveva passare sopra le teste di manifestanti e poliziotti per poi andare a posarsi nell’angolo raccolta sampietrini, che si trovava quasi sempre alle spalle della camionetta della Celere, adibita al controllo dell’asfalto. La pesantezza del manufatto purtroppo non consentiva sempre lo svolgimento ad arte dell’operazione e sono stati in molti, sia manifestanti che poliziotti, che toccando con il loro corpo il sampietrino prima che cadesse in terra ne hanno rovinato la funzionalità. Questo metodo di valorizzazione storica è poi stato abbandonato perché non permetteva la sedimentazione della memoria, anzi si tendeva a perderla dopo l’impatto.

Attenzione però: è vero che i sampietrini verranno tolti in gran parte del centro, ma solo dove passano le macchine. La Raggi ha deciso che gli 850 metri di via del Corso saranno ricoperti di sampietrini, stanziando 4,6 milioni di euro per il progetto. La sindaca vuole rendere la strada che collega Piazza del Popolo a Piazza Venezia una via pedonale allo scopo di “dare l’impressione ai cittadini che l’attraversano, di camminare sulle vie di una Roma del passato”. Ma non c’era bisogno per questo di rimettere i sampietrini. Per respirare l’aria del passato basta guardare alla pessima gestione delle municipalizzate che dovrebbero garantire i servizi essenziali per i cittadini. Faremmo un torto a Sisto V paragonandolo alla Raggi, visto che quel papa costruì l’acquedotto di Acqua Felice, il primo costruito a Roma dopo la fine dell’Impero romano, e le strade realizzate all’interno delle mura aureliane indicarono le linee di sviluppo seguite nei tre secoli successivi. Oggi sul perimetro di quelle mura c’è soltanto mondezza, con piante infestanti ritenute responsabili dei crolli avvenuti in questi anni, con impalcature e puntellamenti abbandonati da molti anni. Ma Roma ti sorprende sempre e restiamo convinti che il segreto l’avesse scoperto l’autore ignoto di uno dei più famosi slogan del ’68: “Sotto i Sampietrini c’è la spiaggia”.

Credit: “irregolarità” by bastet in the sky with diamonds is licensed under CC BY-NC 2.0

 

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