Sai quel libro che scegli sempre quando decidi di portarti dietro un libro? Eccolo: 102 racconti zen di Richard Brautigan, Einaudi, 1999, Lire 15.000, ormai quasi introvabile.
Negli ultimi tre anni è venuto con me in ogni viaggio, dal dentista, giornata al mare, revisione della macchina, davvero ovunque. E ovunque ci stava bene.
Dopo ognuno di questi racconti di una o due pagine, l’ho richiuso sorridendo, provando gratitudine e pensando fra me e me “Che grande!”. Il che è buffo, perché la grandezza di Brautigan sta tutta nel suo coraggio di essere piccolo, senza mai preoccuparsi di essere bravo.
Quel che ti lascia addosso questo piccolo libro bellissimo non è una visione del mondo, è un sentimento: il sentimento della vita come libertà e come apertura al caso all’ignoto e al destino.
Brautigan è l’esatto contrario dell’ambizioso scrittore-fabbro che grazie alle sue raffinate conoscenze edifica con suprema maestria il Grande Romanzo Perfetto. Brautigan è un vibrante cuore vagabondo che con le sue potentissime antenne capta in sé e nel mondo circostante piccoli e trascurati dettagli e li trasforma in bellezza in forma di parole. Insomma, Brautigan è un poeta.
Non bisogna farsi ingannare dal titolo, né dal genere letterario: 102 racconti zen è un libro di poesia. I saccenti lo troveranno senz’altro insulso e inconsistente, ma per tutti coloro che hanno capito che l’io è una galera, ciascuna delle duecentododici pagine di questo libro sarà una brezza allegra e leggera che invita alla vita.
Considerato uno dei grandi irregolari della letteratura americana, ispiratore di Robert Pirsig e di Tom Robbins, Richard Brautigan, nato a Tacoma nel 1935 e morto suicida nel 1984 dopo anni di isolamento e di alcolismo, partecipò al movimento hippy. A renderlo famoso fu il romanzo Trout Fishing in America (Pesca alla trota in America, 1967). Ha pubblicato una ventina di libri, tra romanzi, racconti e raccolte di poesia.
Il primo passaggio che ho sottolineato è questo: “Aver mandato via il veterinario non risolveva il principale problema di quel cane: era talmente vecchio che la morte era diventata per lui una forma di vita e aveva così perso la cognizione dell’atto del morire” (p. 15). Ed è stato anche l’ultimo, perché dopo poche pagine lo spirito del libro mi ha gridato: «Basta, non siamo mica a scuola! Posa quella matita, rilassati, respira, fluisci, la vita è una grande buffonata». E io ho risposto: «Ok Richard, ok, ma non ti incazzare».
IL LIBRO Richard Brautigan, 102 racconti zen, Einaudi 1999
- Alberto Roversi è online su stranierovunque.worpdress.
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