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Allonsanfàn
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Cinema. In Reminiscence, Hugh Jackman cerca l’amore insieme alla ciurma di Westworld

Succede il contrario: una volta da un film nasceva una serie. Ora da una serie nasce un film. Oppure, in modo più originale: si sposta sul grande schermo il team creativo (qui quasi al completo) dietro un successo da piattaforma tv.

Lisa Joy (1978, anima di Westworld – Dove tutto è concesso, HBO) con Frammenti Dal Passato – Reminiscence debutta alla regia di un lungometraggio. E tra chi lavora con lei, oltre al marito Jonathan Nolan (1976), produttore esecutivo, compaiono molti collaboratori di Westworld, tra cui il direttore della fotografia Paul Cameron, lo scenografo Howard Cummings, il montatore Mark Yoshikawa e il compositore Ramin Djawadi, insieme alla costumista Jennifer Starzyk.

Domanda: meglio la serie o questo film? Risposta: non esiste paragone perché Westworld si è conquistato lo stato di culto a colpi di martello, puntata dopo puntata, dal 2016. Reminiscence, nonostante uno studio di cinque anni, non riesce a produrre un mito in sole due ore. Anche se può essere visto come un raffinato metafilm – parla a modo suo delle immagini che ci ballano davanti agli occhi quando andiamo al cinema -, inventa un suggestivo modo, a mollo in speciali vasche, attraverso cui rivivere e forse aggiustare il tempo che fu, e offre allargando l’obiettivo il ritratto “aggiornato” di un mondo post war, da catastrofe climatica già avvenuta – Miami nel 2030 è una sorta di Venezia  dove si dorme di giorno, per l’insostenibile caldo, e si vive di notte.

Se volessimo trovare un tema autorale nella regista statunitense, noteremmo che Reminiscence in qualche modo condivide con Westworld il desiderio umano di andare oltre la finitezza del presente e della morale e guarda alla potenza della realtà virtuale.

Comunque. La fatica di diventare un nuovo Deckard a spasso però per Waterworld qui è tutta sulle spalle di Nick Bannister, uno stagionato Hugh Jackman, dalla voce profonda con rimbombo: investigatore privato della mente, assistito dalla tosta Thandiwe Newton, riesce a scavare nel passato dei suoi clienti. Vivendo ai margini della costa sommersa della Florida, la sua vita torna al centro di tutto – anche di un action – quando incontra Mae (Rebecca Ferguson, presto in Dune, già in Mission: Impossible). Lei lo contatta per una futile questione, lo smarrimento di un paio di chiavi, per poi affascinarlo nel night dove canta struggenti love songs (un po’ alla Lana del Rey, o no?). E quando Mae se ne va, sparisce, si smaterializza? Verremmo edotti sul mal d’amore del burbero Nick e sulla malavita crudele che domina il nuovo mondo.

Peccato che il film, che parte appuntito e cool come un graphic novel si adagi presto – alla straziata ricerca di Mae – nelle forme di un tranquillo fumettone sci-fi. Ma si lascia guardare, anche col green pass, anche mascherati, e già di questo a Lisa Joy siamo grati. Fingiamo pure di dimenticarci che per la storia d’amore tra i protagonisti Joy ha dichiarato di ispirarsi al mito di Orfeo e Euridice (l’Oltretomba non era comunque popolato da devils, mi sembra che ai tempi Dio non ci fosse ancora).

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