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Allonsanfàn
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Il voto e le conseguenze del voto

Per sapere quale sarà il risultato di queste elezioni di mezzo termine (di midterm direbbero gli yankees) bisognerà aspettare i ballottaggi che ci saranno fra due settimane, ma molto possiamo dire già adesso. Ho ricordato l’espressione midterm non tanto per usare un anglicismo che fa tanto fino e nemmeno perché sono elezioni che si collocano più o meno a metà fra il turno amministrativo del 2019 e il prossimo del 2024, bensì per una serie di circostanze che comportano significati che vanno oltre l’esito attuale: sono stati chiamati al voto oltre 12 milioni di cittadini di oltre mille Comuni, tra cui 6 capoluoghi di Regione e 14 capoluoghi di Provincia; le elezioni si tengono durante il semestre bianco, con un governo quasi imposto da Mattarella perché i partiti non riuscirono a garantire la fiducia al rinnovo dell’incarico a Conte; il tutto all’interno di un percorso impattante sul periodo in cui non si possono sciogliere le Camere, con la possibilità che all’inizio del 2022 diventi Capo dello Stato Draghi e/o, subito dopo la salita al Colle, si sfasci l’alleanza provvisoria su cui si basa il suo governo imponendo il ricorso alle elezioni politiche anticipate.

Tutto ciò sta avvenendo nel momento in cui servirebbe, al contrario, una guida solida e continuativa per perseguire gli obiettivi di riforma e di sviluppo connessi al Pnrr, e mentre le maggioranze relative esistenti attualmente in Parlamento si vanno sfaldando e/o ricomponendo nei modi che solo i sondaggi, anziché sensazioni di fiducia crescenti nei confronti dei partiti, potevano forse far prevedere. Ecco, allora, che l’ultimo punto relativo alle circostanze dette sopra diventa il primo, perché l’unico dato accreditabile con gli scrutini ancora in corso è un nuovo sensibile calo degli elettori che sono andati a votare tra ieri e oggi: tra il 7 e l’8 per cento in meno rispetto alle ultime amministrative. In sostanza, al crinale con l’uscita dall’emergenza della pandemia e con le molte cose da fare che ne conseguono, questo voto ci informa che la fiducia nei partiti continua a decrescere. Si pone perciò una domanda: è una decrescita che riguarda tutti? No. Queste elezioni, per i dati già a nostra disposizione, ci mostrano che cambia il quadro politico con il centro destra che si indebolisce e il centro sinistra che si rafforza nei pressi del Pd e con il Pd.

Un dato politico ormai definitivo è che quest’oggi il segretario nazionale del Pd Enrico Letta, candidato alle elezioni suppletive nella città di Siena, vince la sua partita. Naturalmente contano anche altri dati, alcuni non ancora confermati dai ballottaggi ma altri che già sono incontrovertibili. Secondo le prime proiezioni (alcune ormai consolidate) i candidati del Pd vincono addirittura al primo turno a Napoli, Bologna e Milano. Vanno al ballottaggio in tutte le altre città capoluogo di regione salvo in Calabria ove lo sgarbo patito da Lucano ha premiato De Magistris, ma ha penalizzato il centrosinistra fornendo, paradossalmente, un assist al candidato della destra Occhiuto. Ma anche laddove il candidato Pd (seppure ad alleanze variabili con M5s e civici) non vince al primo turno, le speranze di gloria del centro destra vacillano: così succede a Trieste ove la rielezione del candidato uscente era data per scontata, e anche a Torino ove sarà tutto da riconsiderare.

In sostanza, e fermo restando che i risultati finali del voto potranno serbare ancora qualche sorpresa, il quadro politico che ha visto soffiare, dopo il Conticidio, il vento in poppa alla destra, è cambiato. Ora si tratta di non sperperare questo voto su cui, come si vede, anche i vari Calenda e Renzi hanno avuto ben poco margine per giocare una loro lucrosa partita. Renzi, difatti, si ridimensiona in Toscana (e questo avrà delle conseguenze in Regione) e Calenda, a Roma, potrà ritrovarsi con la responsabilità di aver fatto rifluire i suoi voti verso la destra o addirittura di averla fatta vincere se, a questo punto, al ballottaggio non andasse Gualtieri e prevalesse Michetti. Sarebbe da augurarsi quindi che il sodalizio fra Pd e M5s, pur complicato da defezioni e incertezze, proseguisse salvo impedimenti su Roma. Se così fosse, i risultati a livello nazionale si potrebbero vedere presto almeno su tre fronti: l’elezione del Capo dello Stato, il completamento del percorso delle leggi sui diritti civili e, soprattutto, il tema del lavoro visto dalla parte di chi ha votato centro sinistra e adesso, a buona ragione, pretenderà risultati.

Chiarissimo, infine, che la sinistra radicale non ha sfondato anche per la sua incapacità di produrre alleanze persino al suo interno, e che Lega di Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni vivranno le loro convulsioni e manie di grandezza provando a ricollocarsi ma, in questo momento, non si sa davvero bene né come né quando.

Foto di apertura: un’immagine della Maratona Mentana su La7

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