Riesco a mantenermi aggiornato su tutto ciò che viene editato in Italia e nel mondo grazie ai canali pirata su Telegram e sul web. Anche se avessi un ottimo stipendio non riuscirei a star economicamente dietro a tutto, parliamo di circa trecento euro al mese tra giornali, riviste e libri. Ma se tutti facessero come te, dice la vocina della coscienza… Se tutti facessero come me sarebbero informati e direbbero meno fesserie e soprattutto non le scriverebbero, molto semplicemente. L’importante è non avere alcuno scopo di lucro, ma non è per una polemica sul diritto di accesso all’informazione e alla cultura che volevo approfittare del vostro tempo. Il punto è che molti dei canali a cui sono iscritto selezionano i libri in base alle richeste degli utenti. Ed è questo che è molto interessante. Perché, inutile a dirsi, le richieste degli altri utenti non coincidono mai con i miei interessi.
C’è una parte che definirei fisiologica di utenza che è ormai preda dei romanzi stile Harmony, polpettoni rosa che sfiorano ma purtroppo mai toccano le corde della pornografia vera e propria, abbandonando il lettore all’oscenità di ragionamenti sull’amore e sugli amanti che nella vita reale comporterebbero un Tso immediato. C’è poi la fascia dei necrofili, consistente anche quella, che appena muore uno famoso chiede a gran voce una biografia del de cuius. Anzi, da qualche tempo basta che muoia qualcuno famoso e i tenutari dei canali immettono in automatico la biografia senza aspettare la richiesta. Una piccola fetta di pubblico ha gusti normali per i romanzi, anche se nell’imminenza di premi letterari girano prevalentemente quelli in concorso. Ma, e siamo al punto che più m’interessava, la parte del leone la fanno i manuali. Attenzione però, non i manuali su come riparare la lavatrice o come collegarsi a internet utilizzando il frigorifero del vicino, manuali su come si vive.
La maggior parte di questi manuali di manutenzione della psiche si rivolge all’ansia e allo stress. Dieci consigli per superare lo stress, Come vincere l’ansia piantando patate, La sugna e l’arte dello Zen, Superare il lutto bestemmiando in cirillico, Scacco matto al respiro affannoso, Le pecore prima di addormentarsi non contano te e via dicendo. Poi ci sono i manuali per ritrovare sicurezza sociale: Come parlare in pubblico senza ruttare, Diventa il miglior venditore di te stesso senza fattura, Se ti togli la scopa dal culo poi scandisci meglio, Le scarpe di gomma per non scivolare sulle parole sdrucciole, e via dicendo. Una discreta fetta di questi manuali è dedicata a come fare soldi con improbabili imprese, Dieci passi in ciabatte verso il successo, la più fruttuosa delle quali è naturalmente scrivere libri su come fare i soldi. Queste categorie la fanno da padrone nelle richieste dei frequentatori dei canali di libri. Meritano una piccola riflessione al di là delle facili battute sulle debolezze altrui.
C’è tanta voglia di non utilizzare se stessi come consiglieri per la propria vita, di non razionalizzare il proprio vissuto. Un disagio continuo. Si cerca un esperto, un guru, un maestro che ti spieghi cosa devi fare della tua esistenza, persino come devi respirare. Cercare aiuto quando si è in difficoltà è importante naturalmente e non è mia intenzione denigrarlo, anzi, evita tanti danni. È il fatto che lo si cerchi nei consigli di perfetti sconosciuti che mi preoccupa. Si dà valore in assoluto a quel che è scritto senza considerare l’attendibilità di chi lo scrive. Mettiamo da parte il ragionamento per cui un bravo psicologo o psichiatra – e vi assicuro che la maggior parte di chi scrive questa manualistica non lo è – dovrebbe partire da te, proprio perché sei tu e hai una tua storia diversa dagli altri, per affrontare i tuoi disagi. Il lettore in questo caso ritiene che esista un’oggettività scientifica, delle regole valide per tutti per mettere ordine nella propria vita. E non è un caso che nell’era in cui ci si è accorti che la scienza, soprattutto quella sociale, procede per tentativi ed esperimenti, aumenti la richiesta di un’oggettività resa ancora più contraddittoria dalla natura soggettiva del disagio.
Evitando riflessioni su come da lì il passo sia breve alla diffusione delle fake news restiamo sul movente che sta alla base della richiesta di regole oggettive. Perché la sottotraccia da individuare è la voglia di essere uguali agli altri. Ma quali altri, se tutti quelli intorno a noi hanno le stesse difficoltà nostre a vivere? Gli altri del punto di arrivo, quelli che “stanno bene” o si pensa che stiano bene, non esistono se non nella rappresentazione del mondo esterno che la maggior parte delle persone con una vita di relazioni povera acquisisce tramite giornali, televisione e cinema. Il modello di autorealizzazione che passa si suddivide in due filoni. Il primo guarda all’affermazione dell’io come rinuncia a se stessi, ai beni materiali, un ritorno alla natura, tipo abbracciare gli alberi, sviluppando spesso sindromi complottiste che vedono in tutto ciò che non è legato alla terra calpestata una minaccia. Il secondo è un percorso improbabile verso l’accaparramento di tutto ciò che è possibile accaparrare, successo, soldi, proprietà, essere brillanti in pubblico, amicizie illustri e via dicendo.
Che della nostra soggettività non interessi quasi a nessuno ci può anche stare, è frutto del modello di produzione alienante e alienato in cui viviamo. Che però non interessi a noi è un fatto grave che produce un forte disagio sociale e psichico di cui vediamo le conseguenze ogni volta che abbiamo occasione di mischiarci tra la folla. La mancanza di sicurezza in noi è direttamente proporzionale all’affannosa ricerca di sicurezza in un altro, è il pre requisito verso l’uomo forte, l’uomo solo al comando, il risolutore, colui che ha le risposte che non troviamo in noi. Ma è anche lo squilibrio nei rapporti di coppia affidando l’emotività all’altro, la cristallizzazione della nostra inadeguatezza non come punto di partenza per camminare ma come condizione permanente vitale. Non possiamo stupirci delle bruttezza intorno a noi se non capiamo cosa mangiano e cosa leggono le persone. E così, come restiamo imbarazzati di fronte a un piatto di pasta alla carbonara molecolare che non soddisfa il nostro gusto anche se è l’ultima moda culinaria, dovremmo restare stupiti della diffusa mancanza di sicurezza nei propri mezzi che la richiesta di lettura dei nostri simili evidenzia anche se è l’ultima moda editoriale.
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