UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Verdelli, Acido. Il best of di un grande giornalista in un’Italia brutale

Un best of che dura una vita da giornalista e porta per forza di medium gli articoli scritti per il tal giorno o il tal mese dall’attualità spicciola al campo della storia. È un gesto azzardato, quasi presuntuoso? Ma no, Carlo Verdelli in Acido (Feltrinelli) non gonfia il petto, semmai prova a indicare attraverso più di quarant’anni dedicati a un mestiere oggi in dismissione una bussola per tutta la stampa (anche quella eterea, digitale) in crisi: umiltà e onestà, civiltà e desiderio di trasmettere agli altri quello che succede, e poi certo, buona scrittura, mai pigra, quella non deve mancare. Magari è una sorta di utopia per vecchi, predicata per di più nel Paese dei Balocchi, ma ecco come può essere il giornalismo pure nell’era dei clic.

In questo senso, abbiamo ancora bisogno di giornalisti testimoni: certo, non come un tempo, in cui, altro che internet, avevamo appena la tv, e l’omino Biagi andava in Russia a prendere freddo per noi o Montanelli ci raccontava al caminetto, come zio Tibia, di aver “amato” bimbe abissine.

Questo bel libro fatto di cronaca nera, incontri, scontri, interviste e agguati – Verdelli è molto cortese ma non lo sposti, è uno che non prega, al massimo chiede per favore – questo bel libro, dicevamo, fatto di articoli sempre in anticipo riguardo a ciò che accade in un’Italia viva e “brutale”, rianima col narcan o resuscita il mestiere del cronista. Conferendogli ampio mandato. Mentre ci passano davanti in immagini quasi tridimensionali assassini da tregenda e fantini del Palio, cosiddetti eroi del quotidiano e palloni gonfiati della politica, notiamo che molti di loro sono accomunati, nel male e nel bene, dall’illusione di vivere in assenza di realtà, che è poi l’inganno spirituale più comune nell’epoca dei network: ecco, all’uomo col taccuino può spettare anche il compito terra terra di compilare il conto, indicando infine il posto (storico?) di ognuno nella recita narcisistica di cui tutti noi crediamo di non far parte.

Per chiudere coi peccati, Verdelli bara un po’ come capita spesso ai migliori giornalisti: non è o non è stato che agli esordi un cronista tout court ma semmai si è distinto come pilota di giornali (dirgli manager, come ho sentito fare, è un insulto) – da Vanity Fair alla Gazzetta con Altri Mondi, all’ultima Repubblica leggibile – un pilota abile e inventivo che talvolta ha scritto. Meglio di tutti. Grazie Carlo.

Il libro Carlo Verdelli, Acido. Cronache italiane anche brutali (Feltrinelli). I pezzi sono stati aggiornati. La dedica generosa è a Gian Piero Dell’Acqua, grande giornalista ombroso da poco scomparso (grazie Gian Piero). Gli articoli del libro potete pure leggerli dall’ultimo al primo o a casaccio: funzionano bene lo stesso. Se vi piace Acido, consiglio un altro libro di Verdelli, Roma non perdona (Feltrinelli), un viaggio a/r, anch’esso “brutale”, forse di più, nell’informazione Rai.

I social: