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Allonsanfàn
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Zhang Yimou. In One Second tutto l’amore per il cinema

È difficile, anche per un regista cinese di fama internazionale, rievocare in parole e immagini episodi della Rivoluzione Culturale. Accade così che One Second di Zhang Yimou, da questo fine settimana nei nostri cinema distribuito da Fenix Entertainment, dopo un passaggio a Toronto e uno a Roma, porti con sé i gossip di un misterioso e improvviso ritiro dalla Berlinale 2019 per non chiari “motivi tecnici”.

Censura? Chissà, ma proprio per il suo tema, per l’ispirazione che anima il film, la domanda diventa essenziale: One Second è un omaggio al cinema, a quello che c’è, a quello perduto, a quello legato per sempre alle nostre vite o ai sogni delle nostre vite.

È anche per questo che vale la pena uscire di casa per vedere l’ultimo lungometraggio di Zhang Yimou (in realtà, dopo, ne ha girati altri due), il maestro di Sorgo Rosso, attivo come regista dal 1987 (Zhang Yimou è del 1950) e approdato allora con la sua musa e attrice feticcio, Gong Li, nei nostri cineclub.

 

Ma che cosa è “il secondo” del titolo? Qualcosa di reale, anche se ormai obsoleto in un universo digitale. È un autentico e molto materiale “secondo di pellicola”, conteso e passato in più mani in un inizio stile commedia on the road tra le sabbie del deserto – Zhang Yimou, regista della cosiddetta “quinta generazione”, come è noto sa fare e mischiare tutti i generi; si pensi ai recenti intenerimenti quasi mélo di Lettere di uno sconosciuto (2014), film sentimentale ma politico, di nuovo con Gong Li – o, retrocedendo nel tempo, alle arti marziali di Hero (2002), sorprendente precursore di una nuova era di blockbuster e record di budget per il cinema cinese.

Comunque. Sequestrato dalla giovane vagabonda e ladra Liu Guinu, che ha bisogno per misteriosi motivi di 12 metri di pellicola, il “secondo” ha un valore vitale per Zhang Jiusheng, lui che è evaso da un campo di lavoro ed è pronto a tutto per recuperarlo, poiché, in una sorta di cinegiornale pro-governativo, che circola di paese in paese tra i rulli di un film di fiction – un notiziario studiato per diffondere il verbo del Timoniere Mao – compare un’immagine che gli è famigliare…

Chi meglio di un “compagno proiezionista”, un uomo soprannominato Signor Cinema, buffo e bonario, può venirgli in aiuto? Forse il più rivoluzionario dei compiti è quello di rimettere in sesto, ripulendo celluloide sporca, un film dimenticato, e passarselo poi di distretto in distretto.

Ha detto Zhang Yimou: “Non dimenticherò mai certe scene dei film che guardavo da bambino. L’eccitazione e la felicità oltre le parole erano come un sogno. I film ci accompagnano mentre cresciamo. I sogni ci accompagnano per tutta la vita. C’è sempre un film in particolare che si ricorda per tutta la vita, e forse non solo il film stesso, ma anche il tipo di aspettativa che cattura… un desiderio di guardare le stelle. One Second è dedicato a tutti coloro che amano i film”. Ho copiato per intero queste frasi, come avrebbe fatto una volta un adolescente su un quaderno, ma si tratta di parole che si possono capire e diffondere benissimo anche se vengono scritte su un post lasciato alla corrente della rete.

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