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Parigi, tutto in una notte. Al pronto soccorso tra gilet gialli e gauche caviar

Catherine Corsini, dopo due film ambientati in altre epoche ma dedicati a temi come femminismo e incesto (La Belle Saison e Un amour impossible), sceglie una Parigi molto contemporanea per girare (a volte con la camera in spalla) un “tutto in una notte” all’interno di un luogo tipico di disvelamento di verità, il pronto soccorso di un ospedale. Che si affolla di reduci di una manifestazione di gilet gialli investiti dalla violenza della polizia.

Nella varia umanità (molto popolare e pure lepennista) si trovano per caso confuse due vecchie ragazze molto gauche caviar, Raf (Valeria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), coppia Lgtb sull’orlo della rottura con Raf che è in barella perché si è rotta per davvero un gomito.

L’incontro con Yann (Pio Marmaï), un manifestante ferito e incazzato – se poi non si presenta l’indomani a guidare il camion perde il posto – provocherà le migliori scintille del film, partendo come prevedibile da un grado sotto zero di empatia: ma chissà quanto durerà l’inevitabile presa di coscienza che abbatte (forse) da una parte e dall’altra pregiudizi e false certezze. Attenzione, però: non è affatto detto che, alla fine della notte, dove si sono mescolati molti spunti da docu, tante scenette agrodolci di comprimari, alcuni spezzoni da thriller sanitario con protagonista un agitato psicotico, e svelte sortite nel cinema dei buoni sentimenti, non è detto che finisca tutto bene. Anzi.

La pallina della roulette, lanciata da Corsini, potrebbe fermarsi su commedia come su dramma oppure, ancora, rimanere in bilico in mezzo senza cadere mentre la stiamo a guardare incalzati dall’ansia provocata dalla situazione (no spoiler).

Bruna Tedeschi e Foïs

Corsini (anche sceneggiatrice) si è chiesta se sarebbe stata capace di “fare un film politico senza usare l’approccio duro dell’attivista”, e sostiene di aver pensato molto “all’approccio, farsesco e al tempo stesso profondo, che Nanni Moretti usa per comunicare le sue convinzioni politiche”. Forse intendeva l’ultimo Moretti, quello un po’ bollito ma che pure piace sempre ai francesi chic… In ogni modo la migliore e peggiore alleata in questo senso, per la regista, è una Bruni Tedeschi al suo meglio, spontanea e manipolatrice, stronza e ingenua, debole e forte, solo apparentemente vulnerabile come il personaggio che sullo schermo ha quasi costantemente scolpito addosso. Ma un bravo va a tutti gli attori, a cominciare da Pio Marmaï che Corsini, per fisicità ed energia, accosta al compianto Patrick Dewaere (e che nostalgia per quel periodo turbolento e creativo, pubblico e privato, che ne accompagnò la stella – cercate Dewaere su Wiki se non lo ricordate o conoscete).

Comunque. A voi decidere se il mix (anche sociale) di spunti e stili vi aggrada o non è già stato superato (è stato presentato a Cannes 2021) da tempi che corrono improvvisamente molto veloci, tra pandemia e guerra. Noi concludiamo esecrando il titolo italiano che traduce un semplicissimo e arguto La fracture nel più appealing (?) Parigi, tutto in una notte. Sulla Francia che ha prodotto i gilet gialli, vale citare il docu che ha ispirato Corsini, Middle Class, Lives on the Line di Frédérick Brunnquell sulla rovinosa crisi e l’impoverimento delle classi medie.

Nella foto in alto, Pio Marmaï (credit ©Carole Bethuel)

 

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