UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Tra due mondi di Carrère e in uno dei due si puliscono i cessi

Le pulizie sono un campo che ben promette per i precari di tutto il globo: non sono delocalizzabili. E be’ sì, le pulizie, per esempio quelle dei cessi di un traghetto in rotta fra Ouistreham in Normandia e l’Inghilterra, si fanno rigorosamente sul posto.

Incomincia col folle burocratese di un ufficio di collocamento e con corsi d’avviamento alla schiavitù contemporanea Tra due mondi, il terzo film da regista di Emmanuel Carrère, che punta poi a lungo la telecamera sulla équipe dei disperati costretti a nettare all’alba un ferryboat a tempo di record, prima che questo riprenda come ogni giorno la via del mare.

Struttura e racconto sono da falso docu verità e spiego subito l’arcano. Carrère filma in una finta ma credibile presa diretta la vicenda di una giornalista/scrittrice (una scarna Juliette Binoche) che sceglie l’anonimato e si degrada socialmente per conoscere e descrivere la precarietà. (O per provare il frisson, lei gauche caviar, di perdersi? Vedremo).

Binoche Carrère sul set

Ma anche il libro verità obiettivo di Juliette B. è (sarà) a suo modo un falso nel falso docu diretto da Carrère. Essere lì, nella miseria di un lavoro più che umile, potendo licenziarsi in qualsiasi momento e tornarsene a casa, trucca il gioco: c’è una bella differenza tra la scrittrice Juliette B. e i compagni di strada, siano i sudanesi che come tante ombre camminano nel buio antelucano verso il traghetto o le ragazze di cui Juliette B. diviene amica e che vivono in una routine di fatica senza speranza di miglioramento.

Non “spoilero” niente se dico che Emmanuel Carrère si muove bene nell’ambiguità tra fiction e realtà – anche perché è una condizione abituale, ormai quasi connaturata al suo mestiere di scrittore, da tempo coinvolto in prima persona nelle storie multiformi dei libri che scrive.

Questo per dire che l’indagine di Carrère – nata sulla suggestione di un libro della giornalista Florence Aubenas – è tanto più efficace e “aperta” quanto più è conscia di una personalizzazione e ciò permette allo scrittore di firmare uno dei più sinceri e riusciti film francesi sull’argomento lavoro – un tema molto sentito oltralpe se è vero che in meno di un mese abbiamo visto Full Time, La fracture e Un autre monde, nuovo capitolo della collaborazione Stéphane Brizé/Vincent Lindon.

A proposito di ego, conoscendo il narcisismo dichiarato di Carrère non escludiamo che tra le sue intenzioni ce ne fosse anche una meno sociale e più intima. Il frisson che abbiamo messo tra parentesi sopra. Cioè: il sogno/incubo o il nullificante e inconfessabile piacere, tramite l’alias Juliette B., di scappare da tutto e di sentirsi finalmente un autentico signor nessuno.

Tra due ciak

A margine. Carrère al cinema fino a oggi era un docu filmRetour à Kotelnitch (2003), sulle oscure origini della sua famiglia (doppiato poi su carta da La vita come un romanzo russo, 2007), e L’amore sospetto (La Moustache, 2005), pasticcio surreale da I baffi, il libro che lo fece conoscere in Italia, edito da Theoria nel 1987. Oppure, visto dalla cinepresa degli altri, Carrère al cinema è una settimana bianca thriller, il crudele e delizioso La Classe de neige di Claude Miller (1998), ma soprattutto L’avversario di Nicole Garcia (2003), che affrontava il primo e omonimo romanzo costruito dal francese su materiali reali e che di Tra due mondi è un parente stretto.

Nella foto in alto, Binoche e le attrici non professioniste (bravissime) del film (Credit: © Christine Tamalet)

I social: