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Vetro. Un thriller per una hikikomori italiana

Sotto Vetro. Forse è una hikikomori italiana: Lei (non sappiamo il suo vero nome) come un giovane giapponese asociale se ne sta in disparte, distaccata, evita la vita in mezzo agli altri stando chiusa full time nella volontaria  prigione della sua stanza.

Qualunque definizione possiamo darne, Lei comunica solo col padre (insegnante), che le passa i pranzi da dietro la porta, e accetta a malapena, su consiglio genitoriale, di aprire un profilo su un sito di incontri. Abbracciata al cane Hiro, tra un disegno e l’altro, in genere maschere in bianco e nero, tipo Pierrot triste, Lei chatta con un giovane informatico che vorrebbe portarla “fuori”, magari in viaggio in Thailandia.

È una prima rottura della routine, cui ne potrebbe seguire una seconda: Lei, spiando dalle feritoie delle tapparelle, vede qualcosa di strano (di ambiguo? di violento? ma poi è vero?) nella casa di fronte…

Stop. Da questo momento in poi il piccolo film claustrofobico – ma colorato come una boccia di vetro piena di caramelle, tenete per ultima quella viola – di Domenico Croce (David di Donatello 2021 per il corto Anne, qui al primo lungometraggio), scritto da Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni (finalisti al Solinas) diventa un thriller ipercitatorio pur mantenendo una sua riuscita e gradevole artigianalità – girato a Roma nei teatri di posa del Centro Sperimentale, utilizza gli effetti speciali digitali di Edi e lo special make up di Andrea Leanza (entrambi premiati ai David di Donatello 2021).

Ipercitatorio: da La finestra di fronte di Hitch a un tardo Tornatore noir (La migliore offerta), ma non possiamo dirvi gli altri film da cui deriva con abile fusione Vetro, perché sveleremmo sempre qualcosa di troppo e quella di Lei è una storia da seguire di sorpresa in sorpresa – magari fregandosene se alla fine non tutto torna, ecco, e c’è un bel sovrappiù di illogicità che si deve nascondere come polvere sotto il tappeto.

Ma il cinema è un’illusione, non un’equazione matematica e Vetro è un film simpatico imperniato su a un lungo e disinvolto assolo di Lei cioè Carolina Sala (Fedeltà, La guerra è finita, Pezzi unici) che sa come abitare una camera e uno schermo. Ha prodotto Fidelio – società cinematografica e audiovisiva fondata da Daniele Basilio e Silvio Maselli – e Vision Distribution in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video.

Credit: Claudia Sicuranza

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