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Fanny Ardant ne I giovani amanti, mélo sull’amore senza età

Ed ecco Fanny Ardant, di nuovo alta e fiera, molto grafica, molto noire et blanche, che in primo piano guarda fisso come se vedesse sempre lontano. Ecco l’icona francese, la musa antica di Truffaut, in un personaggio che ne I giovani amanti (Les jeunes amantes) va per i 71, è un architetto che ha trascorso la vita in punta di piedi, e indulge o precipita (qual è il verbo giusto?) nell’amore senile (ma l’amore può essere mai senile?) per un giovane oncologo (Melvil Poupaud) il quale da parte sua ricambia e forse manderà all’aria per lei la sua vita apparentemente ordinata. Spoiler? Ma no, si capisce dalla prima scena che il film è pieno di domande a cui non ci sarà risposta, di bivi che si aprono su strade impercorribili più ancora che accidentate.

Eravamo abituati troppo bene noi e Ardant, quand’era femme e non ancora “nonna della porta accanto”, diva algida della Nouvelle Vague e donna dei desideri spesso impossibili di qui e di là dalle Alpi (dobbiamo citare La famiglia di Scola?).

Ma oggi ci facciamo bastare il generoso pasticcio più mélo che realistico de I giovani amanti. Firma una regista nata nei Settanta, Carine Tardieu, su un soggetto ereditato dalla biografia di una cineasta illustre (e appena scomparsa), la franco-islandese Solveigh Anspach, cui tutto è dedicato.

Vivement Ardant

Beati i giovani spettatori che vedranno la storia al riparo dall’idea della morte (sempre imminente qui, a partire dall’ospedale dove opera lui, il sempre più affannato Poupaud), e magari prenderanno per un caso di erotismo di stampo bizarre la congiunzione d’amor fou tra il giovane e la vecchia (Fanny ci scusi per la parolaccia). Beati loro, i giovani. E certo: il film è visivamente statico, televisivo e telefonato, e pieno di stereotipi, di cliché, ma alla fine quasi funziona, quasi ci chiediamo come andrà a finire questa catastrofe intergenerazionale (tra mogli, amanti, figli), come non lo sapessimo già. Se poi riuscite a non dire che Fanny è sempre la più bella e a non tirare fuori il fazzoletto…

Nella foto grande, Ardant e Poupaud (credit: Ex Nihilo Kare)

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