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Allonsanfàn
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Matsuda e Armfield, due libri che dialogano alla sorgente dei racconti

Ero incerta se scrivere di due libri così potenti in un solo articolo. Mi sono convinta a farlo perché trovo che le protagoniste di Nel paese delle donne selvagge di Aoko Matsuda e di Mantide di Julia Armfield si “parlino” e che quindi abbia senso affiancarle, senza per questo privarle della luce che meritano e che anzi si moltiplica nell’accostamento.

Innanzitutto quelle di Matsuda e di Armfield sono due raccolte di racconti davvero intense e preziose. Ma oltre a questo hanno altri punti in comune, capaci di arricchire ancora di più l’esperienza di lettura. Storie di donne – e dei loro corpi – che germogliano in una dimensione archetipica per maturare in un mondo contemporaneo patriarcale, nelle quali i limiti del realismo vengono oltrepassati con naturalezza, e talvolta persino con ironia. Donne fantasma vendicative e ragazze mantidi le cui vicende si dispiegano nella società odierna, collezioni di metamorfosi profonde, viscerali, mitiche.

I fantasmi di Matsuda

Aoko Matsuda (scrittrice e traduttrice nata nella prefettura di Hyōgo, in Giappone) ha pubblicato Nel paese delle donne selvagge nel 2016, libro che ha da poco raggiunto anche il pubblico italiano grazie alla traduzione di Gianluca Coci per i tipi di e/o. 

Nel folklore giapponese i fantasmi femminili che ritornano per vendicarsi sono una presenza importante ed è da questo immaginario – racconti popolari, performance di rakugo e drammi kabuki – che l’autrice attinge per costruire le sue storie originali e moderne. Ad esempio il primo racconto, Farsi belle, in cui la protagonistainizialmente convinta che il suo corpo non depilato sia la causa della rottura con il fidanzato e della sua infelicità, comprende poi quanto nei suoi peli risieda la sua forza primordialeprende le mosse da Musume Dōdōji (Una fanciulla al Dōdōji), dramma kabuki. Hina-chan, nel quale una giovane donna va a pescare per la prima volta sul fiume Tama – dal quale estrae il teschio di una giovane donna vissuta nel periodo Edo e uccisa da un parente per aver rifiutato un matrimonio combinato e di cui si innamora si ispira a Kotsuturi (La pesca allo scheletro), rakugo. Avere familiarità con le narrazioni originali non è però fondamentale per apprezzare appieno questi testi – e comunque nel libro è presente un elenco sintetico delle antiche storie di fantasmi che hanno ispirato i racconti per chi desiderasse approfondire. Le ambientazioni sono quelle del Giappone di oggi, attraversato da consumismo e mode, nelle quali fa però la sua comparsa – anzi irrompe – il soprannaturale. Svelare le sorprese che racchiude ogni racconto, le svolte inattese e intelligenti costruite dall’autrice sarebbe uno sgarbo per il lettore e quindi, senza entrare nei dettagli, mi limito a dire che incontrerà protagoniste giustamente inquiete – o furibonde – per i torti e le prevaricazioni subiti, donne che diventano potenti, decise, capaci di riscrivere il loro destino. Grazie a Matsuda, alla sua visione e interpretazione, a queste revenantes vengono offerte nuove possibilità: diciassette racconti che portano riflessioni sulla condizione e sul trattamento delle donne in Giappone, su come – e quanto – la società patriarcale nella quale vivono condiziona le loro vite, sul peso di alcuni stereotipi ancora profondamente radicati.

L’oscurità all’interno del mio corpo emetteva un suono cupo e costante, un’oscurità che era il risultato di tutta la rabbia, la tristezza, la frustrazione, l’amarezza e la stupidità che si erano accumulate dentro di me nel corso degli anni. Tutti elementi che contribuivano ad alimentare quella massa scura e ispida che non smetteva più di crescere”. Da Farsi belle

Hyaku Monogatari da One Hundred Ghost Stories (ca. 1830)

I corpi di Armfield

Julia Armfield (scrittrice e drammaturga nata a Londra) ha esordito nel 2019 con Salt Slow, ora pubblicato in Italia con il titolo Mantide per i tipi di Bompiani (traduzione di Pietro Lagorio): nove racconti nei quali si assiste, pagina dopo pagina, al verificarsi di qualcosa di strano – a volte molto strano. Si procede curiosi, intrigati, coinvolti dagli avvenimenti, dai personaggi, dai dialoghi; sfugge un sorriso per una battuta tagliente o per una scena un po’ ironica un po’ grottesca. E intanto la stranezza prende forma, si fissa sulla realtà, si calcifica sul quotidiano fino a sostituirlo: una ragazzina che dopo la separazione dei genitori si ritrova con una matrigna e un lupo come sorellastra, una città in cui il sonno si stacca dal corpo degli abitanti costringendoli a una veglia perenne e alla convivenza con questo doppio muto e dispettoso, un’ipnotica band femminile che sembra ispirare le proprie fans a tenere comportamenti da Baccanti, una ragazza – novella Medusa – che non sa di possedere quel potere, un’inondazione salata e apocalittica che porta alla deriva una donna incinta e il suo compagno. Miti classici e letteratura gotica che rivivono nella contemporaneità, storie perturbanti nelle quali il corpo con le sue potenzialità, i suoi limiti e le sue metamorfosi è centrale. Si incontrano anche molti animali in questi racconti, animali che si fondono con l’umano, si sostituiscono nell’aspetto, nel ruolo, nell’istinto e viceversa. Le soglie e i regni vengono di continuo attraversati, per decidere, talvolta, di restare nello spazio liminale meno definito e univoco. 

I denti sono un problema. Diventa più difficile parlare quando comincio a perderli, cosa che succede in modo graduale durante la prima settimana del mio quindicesimo compleanno – solo uno sputo di molari per iniziare, che per un osservatore casuale è di certo meno evidente del diradarsi dei miei capelli. Li allineo sul tavolo della cucina di mia Madre, sulla tovaglia di plastica che mostra immagini dell’Ultima Cena con scanzonata pacchianeria. Lei osserva i denti con attenzione forense, poi mi porta un bicchier d’acqua in cui versa un cucchiaio di sale che mescola svelta finché non si scioglie. Fai i gargarismi, dice, mi passa il bicchiere e raccoglie i denti nel palmo della mano”. Da Mantide

Grazie alla lettura di Nel paese delle donne selvagge e Mantide, il quotidiano guadagna livelli di profondità, complessità ed estensione. Le paure possono diventare spaventosamente reali, certo. Ma questo consente anche di far luce su storture e ombre alle quali siamo drammaticamente abituati. Storie di donne – rapporti, legami, interazioni – evocative, sinistre, illuminanti e a volte anche catartiche.

Penteo squartato dalle Baccanti, Casa dei Vettii a Pompei

Brevi in bio

Aoko Matsuda è una scrittrice e traduttrice. Nel 2013 il suo esordio Sutakkingu kanō (Impilabile) è stato candidato al Premio Mishima e al Premio Noma per scrittori esordienti. Nel 2019 il racconto Onna ga shinu (La donna muore), pubblicato online su Granta, è arrivato finalista allo Shirley Jackson Award. Nel 2021 la raccolta di racconti Nel paese delle donne selvagge, che ha ricevuto ottime recensioni sulla BBC, sul Guardian, sul New York Times e sul New Yorker, oltre a essere stata selezionata come uno dei 10 migliori libri di fiction del 2020 da Time, è stata scelta per il Ray Bradbury Prize promosso dall’LA Times e ha vinto, nello stesso anno, il Firecracker Award per la categoria fiction e nel 2021 il World Fantasy Award come migliore raccolta di racconti. Matsuda Aoko ha tradotto in giapponese opere di Karen Russell, Amelia Gray e Carmen Maria Machado.

Julia Armfield vive e lavora a Londra. È autrice della raccolta di racconti Mantide, selezionato tra i migliori libri del 2019 da The Guardian, Vanity Fair ed Esquire Magazine, e del romanzo Our Wives Under the Sea. Suoi racconti sono stati pubblicati su Granta, Lighthouse, Analog Magazine, Neon Magazine e Best British Short Stories. Ha vinto il White Review Short Story Prize e il Pushcart Prize, ed è stata tra i finalisti del Sunday Times Young Writer of the Year Award nel 2019.

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