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L’Italia fascista vista dal Monferrato

Il n. 71 della rivista Quaderno di Storia Contemporanea edito dall’ISRAL di Alessandria, uscito ad agosto 2022 e diretto dal prof. Cesare Panizza, titolato Nascita ed avvento del fascismo in provincia di Alessandria, ospita una serie di saggi che esplorano e ricostruiscono la nascita del fascismo e la sua affermazione fino al 1926.

Con decine di pagine dense e documentate, con alcune immagini, Sergio Favretto restituisce una analisi storica e una narrazione puntuale sulle vicende che in quegli anni connotarono il Monferrato Casalese. Attingendo a fonti scritte, ai giornali di allora, a pubblicazioni, a relazioni, viene curata forse una prima completa cronistoria di eventi, una serie di protagonisti, il clima di tensione sociale e di progressivo dominio sul territorio del nascente fascismo.

Da sottolineare che analizzando il fascismo del Monferrato si richiamano gli ingredienti essenziali e caratterizzanti del fascismo nazionale. La violenza fisica e psicologica, il blocco della crescita sociale e della conoscenza libera, l’indottrinamento diffuso, la propaganda a ogni livello, l’esaltazione dell’uomo forte, la tutela dei privilegi dei poteri economici e elitari, nessun solidarismo ma solo caccia prepotente all’affermazione personale.

Cose che – drammaticamente – si respirano ancora in questi tempi (redazione Allonfanfan).

Fascismo Monferrato Favretto
Benito Mussolini a Casale Monferrato nel 1939

Lo squadrismo fascista non fu epidermico e dimostrativo, ma violento e organizzato. Basta ricordare: gli eventi di Casale (6 marzo del ’21, scontri presso la Camera del Lavoro con morti e feriti fra fascisti e lavoratori); di Trino (agosto del ’21, con uccisione di Coletto e altri quattro feriti, cittadini e un comunista); di Frassinello d’Olivola (25 dicembre del ’21, con uccisione di Ruschena); di Zanco di Villadeati (1923, con missione squadristica e uccisione del comunista Boario) e di Gabiano (nel ’24, con disturbo, manganellate e violenze al comizio del Popolare Brusasca). Sono stati tutti chiari episodi di gratuita violenza che alimentarono per molti anni il profondo dissenso e la paura di parte delle popolazioni verso il nascente regime. Per tutto il 1921, ad esempio, le azioni dimostrative e violente dello squadrismo fascista si ripeterono anche nelle piccole località: a Coniolo Monferrato, paese di cavatori e minatori, venne distrutto un circolo comunista e data la caccia ai socialisti casa per casa da parte di squadre fasciste; a Terruggia intervennero i ciclisti fascisti casalesi per sedare scontri allorquando la banda musicale si rifiutò di suonare Giovinezza e la Marcia Reale; nel quartiere del Ronzone a Casale, abitato in prevalenza da operai e cavatori, le squadre intervennero a tappeto e con grande effetto intimidatorio.

Il Monferrato ebbe una forte gerarchia fascista autoctona, come ebbe efficienti formule di squadrismo violento che intervennero in varie altre località alessandrine (era molto nota e temuta la squadra denominata La Disperata), nell’Astigiano e nella pianura verso Vercelli e Novara, in direzione di Alba e Genova e Savona.

Accanto al quadrunviro Cesare Maria De Vecchi, si segnalarono per durezza e organizzazione, Giovanni Passerone, Ettore Mazzucco, Michele Miglietta, Felice Governa, Nino Triulzi. La MVSNXI Legione Monferrato era una delle più nutrite e ramificate. È sufficiente leggere le pagine del settimanale fascista La Scolta per avere conferma dell’indottrinamento e del livore propagandistico che venivano utilizzati in modo aggressivo.

Monferrato Fascismo Favretto
Il settimanale fascista La Scolta

Vi fu nel Monferrato anche una presenza imprenditoriale (cementifici e cave, indotto vario) e varie associazioni agricole che si collegarono prestissimo con il nascente fascismo e lo squadrismo di sostegno e di sponda.

Sul fronte avverso, la tradizione comunista e socialista casalese, con il neocostituito Partito Popolare che con le figure di Giovanni e Giuseppe Brusasca, si opposero tenacemente. Molti gli scioperi, le manifestazioni di dissenso, con adesioni fra operai salariati agricoli, braccianti, artigiani. A livello locale e provinciale, i partiti della sinistra e i Popolari seppero distinguersi e battersi per la libertà e contro i privilegi, ma non bastò. Nel ’19 le elezioni amministrative videro la sinistra al governo della città. Con un attento lavoro di propaganda, militanza estrema, condizionamento economico, con violenza culturale, il fascismo tuttavia iniziò a mietere consenso o disarmare ogni coraggio.

Dal mio lavoro di analisi e ricostruzione storica emergono quali siano stati i fattori causali e agevolativi del sorgere del fascismo, ma pure gli aspetti che lo caratterizzarono e ne fecero un unicum e un modello da esportazione nel resto del Piemonte, Lombardia e Liguria.

Fascismo Monferrato Favretto
I componenti della Legione Fascista del Monferrato casalese

Dalla ricerca emergono alcune novità o dettagli poco noti:

– a Casale per ricordare l’impresa di Natal Palli, diventato mito e simbolo dannunziano del super uomo, venne creata una associazione giovanile a lui dedicata che poi, nel 1922, confluì per convinta scelta nelle Avanguardie Giovanili Regionali Fasciste, con impegno diretto nella propaganda e nell’organizzazione fascista;

– gli scontri di marzo ’21 accentuarono a Casale il netto divario fra una sinistra movimentista, frazionata al proprio interno e con debole ruolo dei partiti storici riformisti, e un ceto borghese alleato con lo squadrismo fascista e la grande proprietà immobiliare terriera. Venne proclamato lo sciopero generale dei lavoratori casalesi contro il tentativo di riduzione dei salari. Grandi adesioni nei cementifici, nelle cave del Monferrato. Per porre termine allo sciopero, gli industriali e le squadre fasciste attuarono, con reciproco sostegno, un’operazione forte e simbolica: serrata e licenziamento di 4.000 lavoratori, intervento di operai bergamaschi condotti a Casale dai cementifici lombardi dalle squadre fasciste locali, riassunzione poi dei lavoratori casalesi con il gradimento del Fascio, riconquista della piazza e del consenso più generale;

– il 14 gennaio ’22 giunse a Casale Umberto Terracini (direttore di Ordine Nuovo) per svolgere un comizio presso la Camera del Lavoro, venne accolto con sputi e oltraggi alla stazione ferroviaria da squadre fasciste, rincorso e costretto a rifugiarsi in un teatro;

– alle elezioni Amministrative a Casale del 22 aprile 1922 stravinse il blocco fascista e affini, con le tre anime liberale, conservatrice e monarchica, con espressioni degli industriali e dello squadrismo locale, con esponenti degli agrari e del ceto medio. Contro la lista fascista vi fu solo la lista dei Popolari con l’industriale Pietro Buzzi, industriale cementiero stimatissimo ed esponente del cattolicesimo sturziano. Buzzi era anche partecipe degli organismi provinciali dei Popolari. Venne eletto sindaco l’avvocato Luigi Manacorda, rappresentante della componente conservatrice moderata, contro il ribellismo squadrista di Passerone e Cerruti. Assenti le sinistre, vi fu solo il 50% dei votanti aventi diritto;

– con la Marcia su Roma del 28 ottobre ’22 il fascismo conferma potere e violenza nel casalese. Alla Marcia si recarono pochi esponenti fascisti casalesi; protagonista quale quadrunviro con qualche distinguo, invece, Cesare Maria Devecchi con militanti di Torino. La dirigenza fascista rimase a Casale, impegnata a coordinare la mobilitazione della vigilia e poi effettuare l’occupazione della sottoprefettura, degli uffici postali e delle ferrovie. Il concentramento delle camice nere si diede appuntamento all’albergo Tre Re Vecchi nella notte del 27 ottobre. Il console Passerone diresse le operazioni, coudiuvato da Michele Miglietta e Felice Governa, da Luciano Segre e Carlo Ubertazzi e dall’avv. Giovanni Caire. Il sottoprefetto Dardanello venne congedato e i poteri passarono al comando generale fascista. Scorrendo le pagine del settimanale Il Monferrato del 28 ottobre e del 3 novembre, troviamo tutti gli ingredienti dell’organizzazione e dell’approccio dominante: camice nere che occupano uffici e servizi pubblici, attività di falangi fasciste, richiami alla forza virile e autorità di Passerone, le coorti fasciste in pieno assetto di guerra, le squadre avanguardistiche balilla e femminili, nuclei numerosi di triari. Il settimanale La Scolta pubblica ampi resoconti e l’appello e il saluto del console Giovanni Passerone con frasi certamente allarmanti: “La travolgente marcia del Fascismo… Dico con Mussolini che chi infanga il fascismo, infanga i nostri morti; per questo vi giuro che se anche dovessi uccidere saprei di compiere un dovere…”.

– nel gennaio 1923, l’Associazione Agricoltori Monferrini, fondata da Marescalchi, aderì immediatamente e confluì nelle Corporazioni fasciste, su indicazione di Ettore Mazzucco e Arturo Marescalchi, constatando l’identità di obiettivi con il Partito Nazional Fascista.

– simbolico e fortemente rappresentativo è il poco noto fatto della “proposta e bocciatura del telegramma di solidarietà alla vedova per l’uccisione di Matteotti”. Nel consiglio comunale di metà agosto 1924, Giuseppe Brusasca propose di approvare e inviare alla vedova Matteotti un telegramma di condoglianze a nome di tutta la città di Casale e della sua amministrazione. Il telegramma aveva il significato di una forte provocazione democratica per unificare il dissenso contro il fascismo dilagante. Il sindaco di allora, Oddone, la maggioranza consigliare fascista si opposero fermamente, ritenendola una strumentalizzazione. La proposta di Brusasca venne respinta. Ecco il testo del telegramma:

“Consiglio comunale di Casale Monferrato, interprete sentimenti intera cittadinanza, assassinio Giacomo Matteotti, porge vivissime condoglianze madre vedova figlia, con il fervido augurio vostre nobilissime invocazioni alla pace, alla concordia, all’amore siano ascoltate per il bene della Patria da tutti gli italiani”.

La nascita del fascismo nel Monferrato non fu, dunque, mera copia di altre esperienze, copia giunta per propagazione naturale, ma fu un prodotto locale ben distinto e originale.

Foto in apertura: Benito Mussolini in visita a Casale Monferrato il 27 settembre 1925 (archivio Sergio Favretto)

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