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Allonsanfàn
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Scotti e Palmarucci. L’incanto di Natale si trova nel buio

Il buio e io abbiamo un rapporto strano, ora mi affascina e ci sono venuta a patti, ma da bambina, devo ammetterlo, è stato la fonte del mio più profondo terrore; forse perché nel buio tutto può succedere e valgono i sensi più che la razionalità, o semplicemente perché la piccola me era ed è tremendamente maldestra. Sì, lo so, questa è una recensione (di un libro straordinario tra l’altro) e tu che stai leggendo ti chiederai: ma questa introduzione a che serve? Beh, è necessaria al fine di raccontare perché L’incanto del buio di Francesca Scotti con le illustrazioni di Claudia Palmarucci, edito da Orecchio Acerbo, sia entrato nella top 5 dei miei libri di Natale preferiti.

Ma veniamo alla storia: Natale – la tavola imbandita – i parenti e la tombola sono la scenografia, ed ecco che arrivano i nostri protagonisti, Giulia e Pietro. I due eludono i rituali natalizi battendo in ritirata verso il teatro del loro gioco preferito, abbassano le tapparella, il buio arriva come un manto di velluto, e qui entra in scena il primo senso, il tatto… Giulia e Pietro vanno alla ricerca di oggetti che diventano altro, la fantasia viaggia veloce in una caccia al tesoro alla cieca, ma nel buio Giulia e Pietro si incontrano e toccando il viso l’una dell’altro (e su quella pagina, il lettore starà con gli occhi incollati al testo e all’immagine per parecchi minuti, è avvisato) trovano i sogni e le aspettative per il futuro leggendole come noi leggiamo questo libro, con meraviglia e speranza… Poi, la luce si accende, e tutto ciò che hanno scoperto, rimarrà? Solo chi legge lo sa.

Toccante e profondo, ne L’incanto del buio Francesca Scotti riesce nella prova più difficile, quella di scrivere una storia di Natale per bambini (e non solo) riconfermando il suo talento narrativo così preciso e poetico: insieme alle immagini evocative e raffinate di Claudia Palmarucci, apre in chi lo legge mondi forse dimenticati e fa desiderare, per un istante, di tornare al momento incantato in cui da bambini abbiamo sperato che tutto fosse possibile, ed il futuro una grande avventura.

Ecco: se in uno dei miei Natali di bambina avessi trovato sotto l’albero questo libro, avrei perdonato il buio per avermi sempre spaventata e, anzi, ne avrei fatto un compagno di giochi straordinario. Invidio Giulia e Pietro, i piccoli protagonisti di questa storia, ma tornare indietro non si puo’… o meglio non si potrebbe, lo so bene, anche se sono sempre stata convinta che le macchine del tempo esistano, e che siano i libri, una pagina dopo l’altra, a farmi viaggiare con loro. Ho solo un ultimo consiglio per il lettore: compri questo libro in doppia copia, una per regalarlo alla persona a cui tiene di più e uno per sé, abbiamo tutti bisogno de L’incanto del buio.

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