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Han Kang. L’ora di greco come ricerca di libertà

La cecità di Jorge Luis Borges, “spada” che cala tra lo scrittore argentino e il resto del creato, vige da incipit al romanzo di Han Kang – coreana del Sud, classe 1970, un Man Booker International Prize vinto nel 2016 con La vegetariana (Adelphi)  la quale forse tratta qui dell’ingannevole impotenza dei nostri sensi.

L’ora di greco (Adelphi) non a caso nasce da una frase scolpita su una lastra tombale, poiché riecheggia nel mortuario mutismo che una donna coreana ha già patito e superato durante l’adolescenza.

Allora, il silenzio si era sciolto grazie a una parola francese – bibliothèque! Niente di più borgesiano – e forse per questo, ora, la donna – che è stata una bambina prodigio quando si rifugiava tra gli ideogrammi della sua lingua, sotto una sorta di protettivo bosco lessicale, ma è poi diventata una sposa e una madre infelice – la donna, dicevamo, frequenta delle lezioni di greco. Il greco, a Seoul, come un linguaggio preciso, ordinato, perfetto, prima ancora che esotico, e soprattutto incorrotto dalle insidie del parlato quotidiano…

Anche il professore di greco racchiude un imprevedibile mondo segreto di privazione. Sembra ancora un giovane dottorando ma, dietro gli occhiali spessi, sta perdendo a poco a poco la vista: è ritornato a Seoul, dopo aver vissuto con i genitori in Germania e aver amato una ragazza sorda la quale non ha saputo capirne le intenzioni. Adesso lui le scrive nostalgiche lettere d’amore…

Ecco. È tornata a una dimensione privata e molto sentimentale – il sentimento celato dietro il problematico valore da assegnare all’esistenza stessa – Han Kang, da noi nota anche per Atti Umani (Adelphi) dove si apriva alla politica – Corea del Sud, maggio 1980: il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, per cui rbtra in vigore la legge marziale, lastrica di cadaveri una palestra comunale…

Han Kang

Ma non è del tutto vero. Qui la scrittura di Han Kang è ancora politica, così come gli organi del senso, gli occhi e la bocca, sono il segno di una possibile per quanto sofferta occupazione della realtà circostante e di un destino il quale  si può almeno scrivere e riscrivere. Che si possa poi trovare a Seoul un punto fermo, di guarigione, di liberazione, nella lingua greca, è solo un paradossale accadimento, come quello di riaprire qui, in Italia, per sfizio o curiosità, un dialogo di Platone…

Traduzione di Lia Iovenitti

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