UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Monkey Man di Dev Patel. La vendetta dell’uomo scimmia

Monkey Man ricalca la leggenda di Hanuman, figura saggia e coraggiosa del poema epico indiano Ramayana, il quale appartiene alla genia degli uomini scimmia; e a suo modo è un onorevole per quanto sfigato uomo scimmia Dev Patel (attore e regista del film) che si presenta con una maschera da gorilla sul ring di un fight club clandestino, nella bolgia infernale di Mumbai, dove sbarca il lunario facendosi massacrare di botte in incontri truccati.

Ma il Monkey Man ha una missione – incarna una funzione unica che lo muove e dalla quale non può mai distaccarsi, costi quel che costi: deve vendicarsi dell’uccisione della madre, indelebile dolore patito da bambino. Forse non per caso si chiama Kid – non voglio psicoanalizzarlo ma soltanto annotare che, come accade sovente negli action, il protagonista ha un carattere (e non è solo una metafora) tagliato con l’ascia. Comunque. Quando Kid il Monkey Man finalmente scopre un modo per infiltrarsi, da umile lavapiatti e uomo di fatica, nell’enclave dei potenti, la sua riscossa, e il film, possono incominciare.

Le mani del Monkey Man misteriosamente sfregiate serviranno per regolare i conti con gli uomini che gli hanno tolto tutto: feroci gangster, poliziotti bastardi, politici corrotti, santoni cinici e crudeli…

Monkey Man è un film serissimo, truce e adrenalinico, veloce e sporco soprattutto nella travolgente prima parte, costruito in una cupa metropoli all’ombra dei cui scintillanti grattacieli abitati dai potenti formicola una popolazione di servi miserabili.

Patel può citare, distraendosi per un attimo, con una battuta John Wick, mentre ci precipita in un revenge movie di influenza orientale, violento più che coreografico nelle innumerevoli scene di combattimento.

Siamo sempre stretti nei cliché di un genere, d’accordo, ma bene interpretati e allargati da un vento dell’est che contempla anche, prima della ripartenza finale, la pausa di ristoro del guerriero in una comunità religiosa che ha superato la dicotomia dei sessi. Manca soltanto, per fare un giro dell’ottovolante dalle parti di Bollywood, l’ampliamento di un’appena accennata love story, la quale è forse più che attrazione carnale solidarietà tra corpi oppressi, stuprati, corpi che non valgono niente in un’economia brutale.

Dev Patel che qui esibisce il bel volto tirato, luccicante di sudore e di apprensione, spesso abbottato, si fa perdonare di aver girato anni fa un intollerabile David Copperfield (e non c’entrava niente che lui fosse anglo-indiano); al debutto da regista, è stato così bravo da guadagnarsi l’appoggio del nuovo faro di un horror per così dire sociale, Jordan Peele –  Peele si occupa della distribuzione di Monkey Man nelle sale cinematografiche (dal 4 aprile, in USA e da noi) tramite la sua società Monkeypaw Productions, in associazione con Universal Pictures. Siamo curiosi di vedere come il Monkey Man andrà al botteghino.

I social: