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Edoardo Nesi. Economia sentimentale: la nostra chance per cambiare il futuro

Come andrà a finire?

E’ venerdì 6 novembre, primo giorno del secondo lockdown. Sono a Milano, di nuovo chiusa in casa e sto leggendo Economia sentimentale (La nave di Teseo), ultimo libro di Edoardo Nesi, premio Strega 2010 con Storia della mia gente. L’ho ricevuto qualche giorno prima dell’uscita nelle librerie (12 novembre) e mi ha incuriosito il titolo: come farà mai Nesi a sposare l’aggettivo sentimentale con un qualcosa come l’economia che di sentimentale non ha proprio niente, mi chiedo.

Ma ha ragione lui. Economia sentimentale è una storia dolce, che ripercorre molto della vita del suo autore, cronaca del vagare di un’anima in questi mesi assurdi. E che ha, insieme, un’attenzione speciale per i mutamenti tellurici dell’economia, e per l’impatto che hanno, hanno avuto e avranno sulle nostre vite.

E’ il 6 novembre, primo giorno del nuovo lockdown, e sulla frase “Come andrà a finire?” io mi fermo. Perché è quello che ogni giorno mi chiedo. Che ci chiediamo tutti noi che ora stiamo (ri)vivendo la paura delle conseguenze della pandemia. A partire da quelle drammatiche sul lavoro e sul futuro.

edoardo nesi
Edoardo Nesi

Nesi ci fa ascoltare le parole di imprenditori tessili piccolissimi, luminari della sostenibilità, baristi, industriali dell’intimo, partite IVA, disoccupati. Dà voce a tutte le anime di una società smarrita e impaurita, di un popolo che ancora non si fida “a sortire” di casa, così scrive – nel suo toscano di uomo nato a Prato – alla fine del primo lockdown: “Non è come prima. Non è nemmeno lontanamente come prima, per nessuno”.

Tra tanti pareri e voci (e paure e speranze), mi colpiscono le riflessioni di Enrico Giovannini, statistico ed economista. “Quando sono più sperduto di fronte agli accadimenti” scrive Nesi, “gli telefono”. Potessi farlo anch’io.

Allo scrittore che gli chiede: “Cosa bisogna aspettarsi dal futuro immediato dell’economia? Come si riparte?” Giovannini risponde senza mezzi termini. “Bisogna decidere oggi che mondo vogliamo domani. E bisogna ragionare a dieci anni, ma pensando anche al 2050. Quello che vuoi diventare lo decidi oggi. La ripartenza può anche essere un’occasione straordinaria per cambiare le cose, ricominciare in un altro modo. Ma prima si deve decidere in quale futuro vogliamo vivere”.

nesi economia sentimentale La nave di Teseo

Come andrà a finire?

La risposta la trovo nella discussione che Giovannini ha con Nesi.

Possiamo scegliere. Se ostinarci a non cambiare idea sul mondo, e a voler andare avanti come negli ultimi 40 anni, “con il turbocapitalismo neoliberale, la crescita a tutti i costi, il mito del primato del mercato sempre e comunque. Ignorando i rischi del cambiamento climatico e i diritti di lavoratori pagati in certi Paesi con una ciotola di riso”.

Possiamo scegliere. Se proteggerci individualmente, convinti che il passato sia stato meglio del presente e che il futuro sarà ancora peggio, costruendoci “un bunker in Nuova Zelanda sperando di sopravvivere all’Armageddon solo perché ci siamo nascosti”.

Oppure possiamo scegliere altro. Sposando l’atteggiamento “di chi crede che possa ancora esistere il progresso, e anche il sogno di un futuro migliore, di un’utopia sostenibile. Bisogna usare la scienza e la compassione insieme, e buttare giù i muri, e trovare il coraggio di cambiare tutto. Anche e soprattutto il nostro stile di vita. Perché la verità è che l’alternativa a uno sviluppo sostenibile è uno sviluppo insostenibile”.

Sono riflessioni importanti, penso.

Ne troverò molte altre, insieme a esperienze, rimpianti per chi se ne è andato per sempre, storie di famiglia, in questo romanzo che non è solo un romanzo e non è neppure solo un saggio. Ma è la cronaca delle nostre vite, raccontata da un autore che somiglia molto a ognuno di noi, perpetuamente sballottato da pietà e rabbia e amore, che sembra però intuire una via d’uscita, e ce la mostra.

Il libro: Edoardo Nesi, Economia sentimentale (La nave di Teseo)

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