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Nella notte delle Ninfee non si salva nessuno. Il j’accuse sul Covid del sociologo Ricolfi

Alla fine non si salva nessuno.

È implacabile il giudizio del sociologo Luca Ricolfi che nel saggio La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia (La nave di Teseo), uscito in libreria un mese fa e presentato venerdì in un’iniziativa online del Circolo dei Lettori di Torino, prende in esame la gestione della pandemia in Italia, prima e seconda ondata, che ha seguito fin dall’inizio dal suo osservatorio della Fondazione Hume.

La notte delle ninfee Luca Ricolfi La Nave di Teseo

Non si salva il governo (Conte), principale imputato e colpevole di non aver affrontato la pandemia nei tempi e nei modi corretti, e per questo responsabile per Ricolfi della morte di decine di migliaia di persone e della perdita di miliardi di euro di Pil.

Non si salva l’Europa, o almeno buona parte di essa, con i suoi «lockdown tardivi, numero di tamponi inadeguato, mancanza di dispositivi di tracciamento, indicazioni errate sulle mascherine, divieti enunciati e rapidamente dimenticati, frontiere chiuse tardi o riaperte troppo presto, spesso in omaggio a una malintesa volontà di non discriminazione. In perfetta sintonia con l’ideologia europea basata sulla subalternità rispetto a organismi sovranazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità, il Centro europeo per il controllo delle malattie e l’Unione europea. E sulla sacralizzazione della globalizzazione, del commercio internazionale e della circolazione delle persone».

Non ci salviamo neppure noi, cittadini refrattari alle regole, che consideriamo consumo, divertimento, socialità, autorealizzazione come diritti assoluti e inalienabili. Che un lockdown lo sopportiamo ma due no. E che se ci viene imposto lo aggiriamo «anche a fronte di 1.000 morti al giorno».

Perché titolare La notte delle ninfee un saggio tanto severo? Perché la pandemia si diffonde in modo analogo alle ninfee che nello stagno raddoppiano di numero ogni notte. Se lo stagno non è ripulito puntualmente quando le ninfee sono ancora poche, la loro propagazione diventa incontrollabile fino a soffocare ogni forma di vita.

Lo stesso, dice Ricolfi, vale per il Covid: «Il ritardo negli interventi ci è costato decine di migliaia di morti e ci ha regalato la seconda ondata con altre decine di migliaia di morti. Un evento – la seconda ondata – che molti, con un misto di fatalismo e ingenuità, hanno concepito come ineluttabile ma non è così. Era evitabile, tanto è vero che, fra le società avanzate, molte l’hanno evitata».

luca ricolfi
Luca Ricolfi durante la presentazione organizzata dal Circolo dei Lettori di Torino.

Il governo italiano ha lasciato che le ninfee si moltiplicassero a dismisura per due volte «per la patologica dipendenza del consenso a breve di una classe politica che pensa alle prossime elezioni anziché alla prossime generazioni». E per un deficit di cultura scientifica che ha fatto sì che i governanti «ignorassero gli appelli di scienziati ed esperti che chiedevano di assumere il modello asiatico, con immediati tamponi a tappeto, utilizzo delle mascherine da subito, tracciamenti, frontiere chiuse, quarantene rigide».

Della prima ondata Ricolfi denuncia la «vicenda sconfortante dei tamponi, che fatico a raccontare perché la scia di morti che ha prodotto è lunga, troppo lunga. Ma anche perché ancor oggi non riesco a credere che chi ci governa abbia potuto agire in modo così stolto, così sordo a ogni appello alla ragione. I Paesi che, nei primi mesi dell’epidemia, hanno fatto più tamponi hanno registrato meno morti di quelli che ne hanno fatto pochi. L’ostinazione con cui governo e autorità sanitarie hanno scoraggiato i tamponi, e persino redarguito chi li faceva, è costata all’Italia da marzo a maggio tra i 20mila e i 30mila morti in eccesso».

La seconda ondata si sarebbe evitata se il governo non avesse fatto cose che invece ha fatto, a partire dalla diminuzione dei tamponi tra maggio e agosto. E avesse fatto cose che invece non ha fatto: limitare i viaggi da e per l’estero, rafforzare i trasporti pubblici, tenere chiuse le discoteche, controllare severamente movida e assembramenti, mettere in sicurezza le scuole.

E poi i vaccini: « È stata una disgrazia far parte di una Unione europea che ha gestito l’approvvigionamento con clausole contrattuale incredibili, che non stabiliscono i tempi di consegna. Come fondazione Hume abbiamo stimato che per vaccinare una prima volta il 70 per cento degli italiani, obiettivo che il governo ha indicato per il prossimo settembre, occorrono due anni e mezzo».

Resta da segnalare che i dati presi in esame dal sociologo torinese arrivano fino al 20 dicembre 2020. Perché ciò (per esempio) che sta accadendo ora in Germania, indicata nel saggio come Paese eccellente, con i quasi 700 morti ogni giorno dimostra come anche le situazioni migliori possano precipitare nell’emergenza più nera.

Che cosa ci aspetta adesso? «Impossibile cancellare o riparare il danno che è già stato fatto» dice Ricolfi. «Decine di migliaia di morti evitabili, decine di miliardi di Pil andati in fumo. Quel che invece è possibile augurarsi è che chi ha provocato il disastro cambi completamente rotta, e faccia ora quel che non ha fatto prima. L’ottimismo della volontà mi fa sperare che, finalmente, si cambierà strada, e si guarderà con più attenzione al modello dei Paesi lontani. Ma il pessimismo della ragione mi avverte: l’attesa messianica del vaccino avvolgerà tutto e tutti, quasi niente cambierà davvero, nessuno sarà chiamato a rispondere delle sue azioni. Né ora né mai».

Così si chiude il libro. Anzi no.

Perché come post scriptum una nota (lieta) c’è. Tra i Paesi che meglio hanno saputo domare il virus c’è la Nuova Zelanda, guidato dalla premier Jacinta Ardem. In Europa i tre Paesi scandinavi che hanno evitato la seconda ondata sono guidati da donne: Erna Solberg in Norvegia, Sanna Marin in Finlandia, Mette Frederiksen in Danimarca. A guida femminile (Katrìn Jakobsdottir) è anche l’Islanda, dove una vera seconda ondata non c’è stata. Insomma, scrive Ricolfi, nelle società avanzate le donne premier sono poche ma tutte hanno riportato successi importanti nella lotta al Covid. Può essere un caso. O forse no.

Il libro. Luca Ricolfi, La notte delle ninfee (La nave di Teseo)

credit foto in apertura: “Distance” by Mattiii photo is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

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