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Allonsanfàn
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You, su Netflix c’è la terza stagione, ma per noi è buona la prima

Consiglio. Recuperate la prima stagione di You se l’avete persa, invece di annoiarvi con la seconda e con la terza, quest’ultima da metà ottobre su Netflix. You nasce come un monologo interiore, ingenuo e cinico a un tempo. Ci parla in prima persona, guardando un po’ in macchina, Joe Goldberg, giovane libraio (maschio), spiantato ma carino e scaltro, che desidera trovare l’amore a New York, metropoli fatua e snobbish dove abbiamo già visto in azione caterve di ragazze modaiole e tipi trendy particolarmente atti a finire imbustati in un serial tv.

Joe Goldberg è disposto a barare per arrivarci. All’amore. Mentire, spiare, rubare pc o cellulari, danneggiare i rivali, sequestrarli, addirittura eliminarli fisicamente… Che sarà mai, in un luogo in cui tra l’altro, per apparire fashion o in carriera, barano tutti?

Goldberg, pur di raggiungere lo scopo, non appena s’imbatte in una possibile anima gemella, la velleitaria aspirante scrittrice Guinevere Beck – è come lui di umile estrazione ma al suo contrario attratta da amiche e maschi radical chic – non esita a trasformarsi da aspirante boyfriend in stalker, da cavaliere del Graal a voyeur, da sfigato romantico a potenziale killer.

La prima cosa che colpisce in You (prima stagione): il serial fighetto, del consueto tipo …and the city o Gossip Girls, è narrato da una ragazza; stavolta invece il tutto ha una voce maschile che, come Penelope alla fine dell’Ulisse, ci fa entrare nella New York dei cliché da un’altra porta e, a poco a poco, per slittamenti progressivi, ci conduce altrove: dai frammenti di un discorso amoroso si passa al meticoloso delirio di un folle e il color rosa della storia comincia a scurirsi fino a diventare il nero di un thriller.

Fornire il punto di vista di luigentile e perfettino, ma fermanente deciso a sbarazzarsi dei rivali – rende scorrevole la visione, divisa in tanti blocchi separati da immagini della metropoli ripresa dall’alto (distanzianti?), e funziona più all’inizio che in seguito. Le prime tra le 10 puntate dell’esordio sono lineari, irreali con nonchalance, come tanti pensieri maligni e malvagi che potrebbero “non” essere realtà ma semplicemente frutto di un molto libero fantasticare. Sarebbe così se You fosse un film sofisticato: poiché di serial si tratta, è più facile giocare con il batti e ribatti tra normalità e incubo, tirando il tutto come un chewing-gum, e rendendo Joe Goldberg l’ultimo dei nipotini picchiatelli di Tony Perkins-Norman Bates. Psicoanalisi e antichi traumi – compresa la comparsa/scomparsa di una specie di Rebecca la prima moglie – fanno la loro figura come ospiti, mentre il serial diventa (come spesso accade) troppo pasticciato. Sorprende comunque che sia stato trattato il tema delle molestie sessuali con spirito tutto sommato da commedia. E il politically correct?

You è una serie tv statunitense basata sul romanzo You (Tu), nonché sul suo seguito Hidden Bodies, di Caroline Kepnes. È andata in onda negli Stati Uniti su Lifetime per la prima stagione e distribuita su Netflix dalla seconda. In italiano, la terza stagione è su Netflix da ottobre 2021

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