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Intervista a Valdimar Jóhannsson su Lamb, folk horror dall’Islanda

Valdimar Jóhannsson, al debutto sulla distanza del lungometraggio, beve veloce un caffè prima di presentarsi via schermo a chi ha appena visto Lamb, il film (folk) horror dell’anno. Benedetto in qualità di produttori esecutivi da Noomi Rapace (anche attrice protagonista) e Béla Tarr (punto esclamativo! Jóhannsson ha frequentato la Filmfactory a Sarajevo), Lamb ha ricevuto riconoscimenti a Cannes 2021 (premio per l’originalità nella sezione Un Certain Regard), è stato selezionato dall’Islanda per gli Oscar 2022 e, soprattutto, è stato distribuito in Usa nel catalogo della A24.

Dunque: proprio nella lontana Islanda, una coppia (muta e forse addolorata) pratica la pastorizia in una stupenda farm, lontana e aliena al resto del mondo. Ma in un questa sorta di paradiso ghiacciato (di sentimenti ghiacciati, soprattutto), María e Ingvar si trovano a vivere un’esperienza incredibile (per tutti meno che per un buon psicoanalista, un biblista o un grecista esperto in hybris). Un parto inaspettato e misterioso cambia la loro vita, e li ripaga di un lutto sepolto nella rimozione, con l’arrivo di Dýrið, cioè l’“animale”, secondo il titolo originale islandese.

Come è nato il film? È stato scritto da te e dal narratore e poeta Sjón, noto da noi per le sue collaborazioni con Björk…

“Creare Lamb è stato davvero un impegno di lungo periodo. Io e Sjón ci siamo incontrati settimanalmente per tre anni. Abbiamo lavorato molto sulla scrittura e poi è seguita, per le immagini, la ricerca di una particolare tensione pittorica. Aver girato prima che scoppiasse il Covid si è rivelato un insperato vantaggio. Ha permesso di ritardare per motivi di opportunità commerciale l’uscita del film fino a settembre del 2021 e ciò ha consentito di rifinire il tutto”.

Lamb nasce da una fiaba popolare islandese?

“No, non ho rivisitato un folk tale della mia terra, piuttosto ne ho creato uno io, originale, ispirato anche ai racconti fantastici d’Islanda”.

Lamb è una metafora da decodificare oppure è una storia “aperta”?

“Per me il film ha un significato preciso e sì, un significato c’è. Ma che lo dica io mi annoia. È il pubblico, chi guarda, che deve decidere e deve darsi una risposta”.

Il tema del film però è evidente.

“Ci siamo interrogati su che cosa vuol dire essere una famiglia. To be a family… Il che unisce molte cose differenti: abbiamo lavorato dentro la possibilità e l’accettazione di un dolore, di una perdita luttuosa, sull’essere un gruppo unito dal sangue oppure no”.

La scelta del luogo.

“La natura è un vero e proprio character del copione. Noi volevamo un paesaggio che apparisse, che risaltasse con forza… La fattoria scelta si trova nel nord del paese, l’ha scovata mio fratello, dopo aver parlato con molti farmers… È circondata da belle montagne e sembra isolata da tutto. Sembra che lì il tempo si sia fermato. Posso aggiungere che conosco questa sensazione poiché da bambino sono cresciuto in un posto così”.

Ispiratori, maestri?

“Tra i registi che sento vicini ci sono di sicuro Béla Tarr e David Lynch. Ma a monte di Lamb ci sono tanti titoli di film, di libri ma anche molta musica” (il film preferito del regista è Satantango di Tarr, ndr).

SPOILER Chi impersona la creatura misteriosa, si tratta di un bambino?

“Abbiamo lavorato con dieci bambini, con quattro agnelli, e poche bambole… Sì, nel film ci sono molti agnelli”.

Che cosa girerai adesso? Stai pensando a un Lamb 2?

“Forse – perché tutti me lo chiedono – c’è qualche prima idea per un sequel. Io però non so mai che che cosa farò, non so come sarà il mio prossimo film, se avrà un taglio realistico oppure no. Ma sarà di sicuro… cinema”.

Una curiosità. Pétur, il fratello di Ingvar in Lamb, e il terzo (o quarto) umano che appare nel film, esegue una canzone rilanciata da un clip. 

“È un pezzo degli Hatari, un gruppo islandese che mi piace molto e che forse conoscete perché ha partecipato con successo qualche anno fa a un Euro festival” (la canzone è accreditata come So Young, performed by Klemens Hannigan, il frontman degli Hatari, e Björn Hlynur Haraldsson, l’attore che impersona Pétur, ndr).

Lamb è nei cinema dal 31 marzo e l’elenco aggiornato delle sale che lo proiettano si trova qui

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