Lili Horváth (Budapest, 1976) è al secondo lungometraggio, dopo Szerdai gyerek (The Wednesday Child, 2015), dramma di una ragazza e di un figlio rifiutato. Torna ora nei cinema, dopo un passaggio a Venezia77, con un titolo chilometrico Felkészülés meghatározatlan ideig tartó együttlétre (Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo) – ma la Wertmüller non c’entra – a indagare il mistero dell’amore, o piuttosto: l’influenza del fantasma dell’amore sulla nostra vita. O della proiezione – costruttiva o distruttiva che sia – dell’amore sulla nostra vita. O, per estremizzare, del rapporto tra amore e follia che, sembra suggerire Horváth, sono parenti stretti più che parenti serpenti.
La trama: la quarantenne Marta lascia il New Jersey dove fa la neurochirurga e torna a Budapest per iniziare una nuova vita con l’uomo di cui si è innamorata. Appuntamento al Ponte della Libertà (nome simbolico?), ma lui non si presenta. Lei lo cerca, lo trova, lui non mostra di conoscerla, lei sviene per la strada.
Ma perché? A questo punto, inizia l’indagine che (mini spoiler) al contrario dei film più snob – quelli alti, autorali, che lasciano a noi poveri spettatori la briga di pensare a una soluzione che risolva i misteri e giustifichi i mestieri delle anime che ardono sullo schermo – avrà una spiegazione. Ma piuttosto incongruente rispetto allo stile fermo eppure indeciso con cui la Horváth ci racconta la vicenda. Che è… un dramma psicologico con tanto di test di Rorschach fatti alla neurochirurga molto paziente seppure iper incasinata. Una commedia sofisticata ma popolare come i vecchi romanzi ungheresi. Un film di risveglio al mondo tipo l’Handke di L’ora del vero sentire, ma molto estetizzante. Un’avvitamento progressivo nell’ossessione tipo L’inquilino del terzo piano ma messo in frigorifero. Un lied di Schubert illustrato e un po’ stonato. Tutte queste cose insieme, riflesse con molta lentezza sul viso e sul corpo della brava e turbata pure quando si finge imperturbabile Natasa Stork, cui viene concessa almeno una scena d’amore memorabile, recitata dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Applausi sicuri a lei, su questo non c’è dubbio.