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Blackwater, perdersi nelle acque nere di McDowell

Dal 2 febbraio 2024, Gli aghi d’oro di Michael McDowell (Neri Pozza) è disponibile anche in digitale sull’app Emons Audiolibri e sui maggiori portali. Legge Antonella Civale

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Comunque sia andata, non puoi desiderare che fosse andata diversamente. A pagina 198 di Pioggia, sesto e ultimo libro della saga Blackwater, arriva il commiato della protagonista, Elinor Caskey. Un saluto che forse evoca il più celebre “Domani è un altro giorno” e che, per il lettore, rappresenta la fine di una lettura che difficilmente si può affrontare senza atteggiamenti compulsivi.

Blackwater è una serie scritta da Michael McDowell negli anni Ottanta, ed è stato forse il caso editoriale più interessante dei primi mesi dell’anno. Tradotti e pubblicati da Neri Pozza in formato tascabile, i sei volumetti (con cui l’editore ha anche inaugurato la collezione Neri Pozza Beat) sono usciti con cadenza quindicinale, dal 17 gennaio al 28 marzo 2023 – seguendo una scansione seriale che nel 1983 fece dell’opera un vero successo in America. Ora, a quarant’anni di distanzaanche se l’autore è mancato nel 1999, stroncato dall’Aids mentre aveva ancora molti progetti in lavorazione la passione per questa storia si è propagata anche in Europa, diventando un bestseller in Francia e ora anche in Italia.

Volumi tascabili, dicevamo, ed economici (9,90 l’uno) ma con un “vestito” che più prezioso non poteva essere: è difficile non notarli, sugli scaffali della libreria, con quella copertina goffrata in oro e argento, satura di intarsi e dettagli gotici, con indizi della trama disseminati artisticamente dal giovane illustratore spagnolo Pedro Oyarbide (in questo video il suo lavoro).

Certamente, Michael McDowell ha costruito un’epopea matriarcale, una piccola perla di quel Southern Gothic che ha in Flannery O’Connor, Cormac McCarthy e William Faulkner i suoi ineguagliabili testimoni. Ma se il senso religioso innerva i primi due grandi autori, è sicuramente a Faulkner che bisogna guardare per trovare, in Blackwater, lo stesso orizzonte domestico fatto di personaggi ombrosi e imprevedibili, di trame, segreti e ostilità tramandate attraverso le generazioni. Un microcosmo di possidenti bianchi in simbiosi con la propria servitù nera, appena affrancata dallo schiavismo, depositaria di tutti i segreti dei padroni e ponte con il mistero, il magico, la superstizione.

Come in Stephen Kingche di McDowell è stato una grande estimatore c’è un orrore che a tratti fa incursione nella vicenda (anche se non ne rappresenta il fine, quanto forse il mezzo) e lo fa dentro a uno sfondo storico ben definito: i primi anni Venti del Novecento, la grande depressione del ’29, poi la Seconda Guerra Mondiale e infine il boom economico, i Kennedy, i Sessanta.

Michael McDowell

La seconda dimensione della saga è il luogo, ovviamente: Perdidosonnacchioso paese dell’Alabama, posto alla confluenza tra due fiumi e da questi in qualche modo plasmato. Se qualcosa esce da quelle paludi, o se qualcuno si perde per sempre in quelle correnti abitate dagli alligatori, gli abitanti di Perdido più di tanto non si stupiscono. La stranezza, il mistero, l’inspiegabile non interpellano i personaggi: nessuno si sorprende, nessuno cerca un perché; tutti capiscono, anche senza sapere. Così l’aura dei romanzi di Blackwater lambisce il realismo magico e, alla fine, all’ultimo volume, riesce a chiudersi perfettamente, lasciandoci un po’ orfani e un po’, bisogna dirlo, anche risolti. Non potevamo desiderare che andasse diversamente.

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