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Alessandra Pescetta. La musica e la vita in 100 Preludi

Il rapporto tra un’allieva e il suo mentore, il confronto scontro tra Mara, violoncellista albanese agli esordi, e il maestro Gabrielli, scorbutico docente: ecco il centro di 100 Preludi, il lungometraggio di Alessandra Pescetta presentato in prima visione alla rassegna milanese Sguardi Altrove in cui ha vinto la sezione Frame Italia, il premio del pubblico. Lo sguardo del film, invece, si sovrappone a quello della ragazza che a poco a poco (forse) metterà a fuoco arte e vita: l’altro tema forte è il diventare adulti, tradotto in una ricerca dell’essenzialità.

La storia di 100 Preludi galleggia – Pescetta è una regista, oltre che molto musicale, acquatica – per 100 minuti sullo schermo e nella nostra fantasia di spettatori, mentre seguiamo i gesti lenti o le svolte brusche di una partitura complicata, che oppone il desiderio di affermarsi e il potere costituito, l’ingenuità e la prepotenza, il coraggio rabbioso dello scoprire i propri limiti e il pudore delle emozioni.

In 100 Preludi coesistono molte storie incantate, con oggetti salvifici a illuminarle come un’antica sonata sottratta alla distruzione del tempo; immaginiamo i risvolti psicologici e fisici – sensuali o sadici, masochistici o mistici – che possono echeggiare stonati e irrisolti prima che le mani della ragazza si muovano veloci e precise sul violoncello e quelle del maestro tocchino e abbandonino i tasti d’avorio di un pianoforte.

La bravura e la sofisticatezza (non sofisticheria) di Pescetta sta nell’avere girato un film che è uno specchio ricco e barocco, screpolato e portentoso, senza che lei – e Francesca Scotti con cui ha scritto soggetto e sceneggiatura – ci obblighino a seguire i cliché che i temi suggeriscono o pretendono: il film potrebbe volgersi in un horror o in una commedia romantica o erotica o addirittura riversarsi in un manuale di sopravvivenza o di gestione della felicità o dell’infelicità. Forse la poesia visiva di 100 Preludi illustra questo.

Erica Piccotti (Mara) recita come se non avesse mai fatto altro – e invece è una vera musicista -, ha la sensibilità dei personaggi senza pelle e una purezza caparbia che muove i suoi passi – impara subito che è necessario, quando si suona, togliere le scarpe col tacco e toccare il suolo con i piedi nudi per sapere se siamo vivi e capaci di respirare mentre cambiamo.

Piccotti fa il conto alla rovescia degli oggetti che le servono davvero: mai più di 100 – ed è una conta di sacrificio, crudele, alla fine della quale si può anche rinunciare a tutto ma proprio a tutto o averla vinta e magari toccare il cielo di un paradiso lontano. Il maestro dà gli ordini, e crede, fino a che non incontra Erica, di essere un uomo di mondo che ha imparato a stare fuori dal mondo, e però… Giovanni Calcagno è bravo, dondolandosi tra un silenzio e l’altro, nel proporre granì di saggezza e le larvate minacce di uno che sa.

100 Preludi è un incontro tra sconosciuti che rimane sospeso in un’atmosfera senza tempo, un contatto tra fantasmi nelle case antiche e nelle grandi sale della nobile Ferrara le quali hanno visto e accompagnato tante altre esistenze fatte della materia dei sogni e delle note di una musica senza confini.

Un discorso a parte per la colonna sonora, firmata da Lorenzo Fornasari: vede la partecipazione della voce dei leggendari Dead Can Dance, Lisa Gerrard, e di Elisa. Il film adesso andrà in giro per i festival e in cerca di una distribuzione che lo porti nelle sale.

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